Rinnovabili, Pacchetto 2030 a rischio free riding
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di Carlo Andrea Bollino



La politica ambientale ed energetica dell’Unione europea (UE) è rappresentata dal cosiddetto Pacchetto clima-energia 20-20-20, attraverso il quale l’UE sta dimostrando di essere pronta ad assumere la leadership mondiale per affrontare i cambiamenti climatici e le sfide di sicurezza energetica. Come noto, dei tre obiettivi del Pacchetto clima-energia, complice anche la crisi mondiale del 2008, sono stati già raggiunti a livello comunitario i primi due relativi ai gas ad effetto serra e alle energie rinnovabili, e ci sono tutte le condizioni per realizzare un miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2020.

La Commissione europea il 22 gennaio 2014 ha quindi proposto nuovi e importanti obiettivi per il 2030 attraverso il Pacchetto clima-energia 2030, come passo intermedio per raggiungere l’obiettivo di lungo termine al 2050. I punti chiave del Pacchetto sono: ridurre la CO2 del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990, produrre il 27 per cento di energia tramite fonti rinnovabili e rilanciare l’efficienza energetica in tutti i settori.

Tuttavia, il Pacchetto al 2030 sta sollevando alcune polemiche tra gli Stati Membri, soprattutto per quanto riguarda l’obiettivo relativo alle energie rinnovabili. Infatti, l’UE abbandona obiettivi nazionali per un obiettivo generale comunitario del 27 per cento entro il 2030: agli Stati Membri sarà pertanto concessa una certa flessibilità su come trasformare il loro sistema energetico. In altri termini, la nuova direttiva non contiene alcun obiettivo vincolante per le singole nazioni in termini di energie rinnovabili, ma solo un obiettivo “da raggiungere tutti insieme”.
Ora io chiedo: può un’entità macro, che è la somma di n entità micro, centrare un bersaglio se i suoi componenti non hanno obiettivi vincolanti? [...]



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