Senza pregiudizi e con spirito pragmatico
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di Sergio Carrà | Politecnico Milano, Accademia dei Lincei



Le future prospettive energetiche del Pianeta sono condizionate da due fattori che riguardano rispettivamente l’approvvigionamento dei combustibili fossili e l’evoluzione climatica. Infatti, la parte del leone nella produzione di energia spetta ai combustibili fossili che coprono il fabbisogno per una quota superiore all’ottanta per cento, mentre gli ulteriori contributi significativi vengono dalle fonti nucleare e idroelettrica. Inoltre, la scoperta dello shale gas e shale oil sta riclassificando l’agenda internazionale degli Stati Uniti attraverso la ricostruzione del fronte energetico che si estende attraverso l’area pacifica sino all’Australia. Le fonti di energia rinnovabili quali l’eolica e la solare danno un contributo ancora marginale poiché globalmente risulta inferiore al due per cento.


Malgrado le pessimistiche previsioni sull’incombenza del picco del petrolio, le recenti valutazioni stanno rafforzando la convinzione che i combustibili fossili resteranno i protagonisti dello scenario energetico del presente secolo, per cui molti sforzi saranno dedicati alle indagini geologiche e di ingegneria per la ricerca e lo sfruttamento di nuovi giacimenti oltre che, in una prospettiva futura, al ricupero del gas naturale dai depositi d’idrati di metano presenti in vasta quantità nei sedimenti marini ai margini dei ripiani continentali delle zone artiche.


Nel quadro precedente la situazione energetica italiana è atipica per scelte sociopolitiche, poiché non comprende l’energia nucleare, penalizza il carbone e fra gli idrocarburi privilegia il metano. L’Italia estrae dal giacimento presente in Basilicata circa l’otto per cento del suo consumo d’idrocarburi. Secondo stime ragionevoli si tratta del terzo giacimento europeo le cui riserve ammontano a circa 1,4 miliardi di barili di petrolio. Si tratta di una risorsa economica non indifferente che, se sfruttata più intensamente, potrebbe contribuire in modo significativo ad aumentare il nostro PIL e diminuire il livello di disoccupazione della regione. In realtà viene sfruttata solo marginalmente per difficoltà burocratiche, ma soprattutto per l’ostilità esercitata da parte dei movimenti ecologisti. [...]


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