Sieminski: “Molte variabili, una certezza: lo shale gas”
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IL RESPONSABILE DELLA U.S. ENERGY INFORMATION ADMINISTRATION (EIA)


di Davide Canevari




Shale gas. Non poteva che partire da questa fonte la conversazione di Nuova Energia con Adam Sieminski, responsabile (administrator, secondo la carica ufficiale) della U.S. Energy Information Administration. Un punto di riferimento, forse il punto di riferimento, per chiunque si occupi di energia con un occhio di riguardo per i numeri e per le questioni geopolitiche.


Shale gas, appunto. Il tema è sempre più dibattuto e sembra candidato a rappresentare davvero il punto di svolta della politica energetica statunitense. E forse anche mondiale, in un delicato equilibrio tra rischi e opportunità.


“È vero - sottolinea Sieminski - lo sviluppo dello shale gas negli Stati Uniti sta avendo un enorme impatto. L’EIA prevede che la produzione di shale gas negli USA, ottenuta dalla combinazione delle perforazioni orizzontali, della fratturazione idraulica e di altre tecnologie in corso di sviluppo, continuerà a crescere con un ritmo sostenuto, maturando un incremento superiore al 50 per cento tra il 2012 e il 2040”.



Conseguenze immediate?

**I costi particolarmente competitivi del gas naturale negli Stati Uniti potranno dare una forte spinta ai settori industriali gas intensive. La dinamica dei prezzi attualmente prevista renderà questa fonte competitiva anche nella generazione elettrica. Il gas naturale potrebbe addirittura soppiantare il carbone e diventare la prima fonte di generazione elettrica negli States.
Un altro risultato di questo cambiamento in atto, che l’EIA prevede, è il fatto che già nel 2016 gli USA potranno diventare esportatori netti di LNG, per poi diventare nel 2018 esportatori netti di gas in generale. E questa è solo una parte di una storia più ampia...


Proviamo a raccontarla.
**Come noto, in anni recenti negli USA la produzione di crude oil ha visto una crescita molto rapida; e questo è potuto avvenire grazie anche all’applicazione delle tecnologie shale gas al settore oil. La produzione americana di petrolio è cresciuta del 50 per cento tra il 2008 e il 2013 e prevediamo che almeno fino al 2016 i tassi di crescita saranno ancora sostenuti. A quel punto - secondo lo scenario baseline - la produzione dovrebbe tendere a livellarsi per poi subire un leggero declino a partire dal 2020.
Chiaramente, la crescita delle estrazioni interne ha contribuito ad un significativo declino delle importazioni di petrolio. Nel 2005 l’acquisto sui mercati stranieri di liquid fuel aveva raggiunto un picco pari al 60 per cento dei consumi totali interni; lo scorso anno questo valore era già disceso alle soglie del 33 per cento. Le ultime proiezioni EIA rilevano che questa quota mercato potrebbe ulteriormente contrarsi fino ad arrivare al 24 per cento nel 2016. Sarebbe il valore più basso mai registrato a partire dal 1970!

             
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“Yes, development of shale gas in the United States is having a huge impact”.
Adam Sieminski, the cover man of this issue of Nuova Energia, is the administrator of the U.S. Energy Information Administration. And he has no doubt about the role of this technology. “EIA projects that U.S. shale gas production (made economical by the combination of horizontal drilling, hydraulic fracturing, and other technological developments) will continue steady growth, increasing by over 50 per cent between 2012 and 2040”, he added.
“As significant as the development of shale gas has been, it is only part of a wider story. U.S. crude oil production has also seen very rapid growth in recent years, as the shale gas technology has been applied to oil resources. U.S. crude oil production increased by 50 per cent between 2008 and 2013. EIA is projecting continued strong growth in production through 2016 when production is expected to level off and then slowly decline after 2020 in its baseline scenario”. Focusing on some energy issues, let’s start with renewables. “Renewable energy and nuclear power are the world’s fastest-growing energy sources in EIA’s longterm projections. Production of nonpetroleum liquids, which include renewable biofuels as well as coal-to liquids and gas-to-liquids fuels, is spurred by sustained high oil prices. World production of nonpetroleum liquids, which in 2010 totaled less than 2 per cent of total world liquids production is projected to account for about 4 per cent of total world liquids production by 2040”.
“Fossil fuels are expected to continue supplying much of the energy used worldwide. Although liquid fuels are projected to remain the largest source of energy, the liquids share of world energy consumption falls from 34 per cent in 2010 to 28 in 2040. To satisfy the increase in world demand, liquids production is projected to increase by one-third between 2010 and 2040. Our projections assume that OPEC countries will invest in incremental production capacity in order to maintain a 39-43 per cent share of total world liquids production through 2040. Advances in technology make production in previously inaccessible regions increasingly feasible”.
And natural gas? “EIA projects world gas production to increase by over 60 per cent between 2010 and 2040, with the United States and Russia together accounting for nearly
one-third of the total increase. Russia’s production growth is supported primarily by increasing exploitation of resources in the country’s Arctic and eastern regions. U.S. production growth mainly comes from shale resources”.
Finally, the coal. “In EIA’s long-term projection, which does not include prospective greenhouse gas reduction policies, coal remains the second largest energy source worldwide, with consumption growing by almost 50 per cent between 2010 and 2040. Projected growth is stronger in the nearterm because of significant increases in coal consumption by China, India,
and other non-OECD countries. In the longer term, growth of coal consumption decelerates as policies and regulations encourage the use of cleaner energy sources, natural gas becomes more economically competitive, and growth of industrial use of coal slows largely as a result
of changes to China’s industrial activities”.

Read the full text of the interview

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Non abbiamo ancora affrontato, però, gli aspetti ambientali.
** La diffusione della fratturazione idraulica ha effettivamente portato alla luce alcune questioni ambientali. Per questa ragione Steven Chu, il precedente segretario del Dipartimento per l’energia degli Stati Uniti, ha costituito un panel di esperti per esaminare la questione.
Il risultato delle loro indagini è stato il seguente: “Pur essendoci effettivamente dei problemi potenziali per l’ambiente, questi sono comunque gestibili, in particolare favorendo un uso diffuso delle best practice industriali già oggi disponibili”.
L’attuale segretario, Ernest Moniz, ha ribadito che lo sviluppo delle risorse shale non è incompatibile con i nostri obiettivi ambientali.


E allargando lo sguardo oltre i confini degli States?
**C’è ancora molto da comprendere sulle reali disponibilità, a livello mondiale, di shale gas, gas da sabbie compatte (tight gas), metano estratto dagli strati di carbone (CBM - coal bed methane); tuttavia prevediamo che queste fonti non convenzionali beneficeranno di una forte crescita, soprattutto in Canada e in Cina (oltre che negli USA). Nel 2040 potrebbero garantire l’80 per cento della produzione totale di gas in questi due importanti mercati.


Proviamo a focalizzare l’attenzione su alcuni temi chiave e a fornire, per ciascuno di questi, un breve quadro di sintesi della situazione attuale e delle possibili evoluzioni future. Partiamo dalle rinnovabili.
**Proprio le rinnovabili, assieme all’energia nucleare, sono le fonti energetiche per le quali l’EIA prevede i tassi di sviluppo più significativi nelle proiezioni di lungo periodo, anche se saranno sempre le fonti fossili a dominare la scena; e ancora nel 2040 saranno in grado di coprire l’80 per cento del fabbisogno energetico mondiale. Nello specifico della generazione elettrica, le rinnovabili “non idroelettriche” avranno i trend di crescita più elevati; sarà l’eolico, in termini assoluti, a dare il maggior contributo in una visione di lungo periodo.
La produzione di liquidi “non petroliferi”, che comprende tutti i biofuel ma anche i derivati dalle tecnologie coal-to-liquid e gas-to-liquid, sarà spinta dai prezzi elevati del barile. Un elemento altrettanto importante sarà rappresentato dalla scelta dei singoli Paesi di adottare o meno specifici programmi governativi in merito a queste fonti.
Nel 2010 la produzione mondiale di liquidi “non petroliferi” copriva meno del 2 per cento dei consumi totali mondiali di combustibili liquidi; nel 2040, in base agli attuali scenari di evoluzione, potrebbe raggiungere la soglia del 4 per cento.


Torniamo al nucleare…
**La produzione elettrica da fonte nucleare nel mondo dovrebbe più che raddoppiare tra il 2010 e il 2040; l’installazione di nuova capacità di generazione sarà spinta soprattutto da considerazioni di sicurezza energetica e di contrasto ai cambiamenti climatici.
Le nostre rilevazioni, naturalmente, tengono conto delle conseguenze del disastro di Fukushima Daiichi in Giappone, dei programmi di dismissione recentemente pianificati (soprattutto in Europa), e dei progetti di forte sviluppo nell’area OCSE asiatica, in particolare in Cina.


Intanto, le fonti dure continuano a giocare un ruolo di assoluto rilievo. Partiamo dal petrolio...
**In questo momento è effettivamente in atto una transizione in termini di fonti. Anche se i combustibili liquidi, essenzialmente petrolio, continueranno a dominare la scena, il loro share sui consumi mondiali di energia dovrebbe scendere dal 34 per cento attuale al 28 per cento del 2040. Saranno soprattutto i prezzi elevati del barile a spingere molti utilizzatori - per lo meno quelli flessibili - a rivolgersi ad altre soluzioni.
Nello specifico del settore trasporti, la maggioranza assoluta dei consumatori continuerà a rivolgersi proprio ai combustibili liquidi. Anche se mostrano continui progressi, le tecnologie alternative non liquid non saranno in grado di sovvertire la situazione attuale e di incidere sulla crescita prevista della domanda globale di mobilità.
L’impiego dei combustibili liquidi nel settore trasporti crescerà, nel complesso, di un terzo a fine 2040 rispetto ai valori di riferimento del 2010 e inciderà per una quota pari al 60 per cento sull’incremento complessivo degli impieghi di prodotti petroliferi. La parte rimanente sarà assorbita dal settore industriale, e in particolare dal comparto chimico.


Fin qui il lato domanda. E per quanto riguarda l’offerta?
**La produzione complessiva è prevista in crescita con un fattore pari a circa un terzo, sempre considerando l’arco temporale 2010-2040. Questo riguarda in misura prevalente il petrolio, ma anche i già citati coal-to-liquid, gas-to-liquid, i biocombustibili e il cherosene. L’IEA prevede che l’OPEC continuerà a investire nell’incremento delle propria capacità estrattiva, per poter mantenere una quota mercato compresa tra il 39 e il 43 per cento della produzione mondiale al 2014; un valore in sintonia con quello degli ultimi 15 anni.
L’avanzamento tecnologico permetterà anche di sfruttare giacimenti presenti in regioni precedentemente inaccessibili, rendendolo sostenibile in termini economici (complici anche le quotazioni elevate del greggio). Un esempio concreto riguarda proprio gli Stati Uniti e il recente incremento delle produzioni di shale oil. Questi sviluppi hanno il potenziale di cambiare la struttura stessa del mercato petrolifero mondiale!
Anche se molto resta ancora da indagare sulle reali potenzialità dello shale oil su scala planetaria, è in quella direzione che si concentrano le aspettative di crescita dei Paesi non OPEC e le possibilità di limitare il ruolo stesso dell’OPEC.


Veniamo al gas naturale.
**Il fatto di essere una fonte “attraente” dal punto di vista ambientale - soprattutto in quelle aree del Pianeta che già prevedono specifici programmi di contenimento delle emissioni e di contrasto ai cambiamenti climatici - rappresenta uno dei punti di forza del gas naturale, anche in un’ottica di lungo periodo. Non solo per quanto riguarda la generazione elettrica (un altro vantaggio, in questo caso, riguarda i costi relativamente contenuti che riguardano la costruzione dei nuovi impianti di generazione) ma, più in generale, anche per l’industria.


Qualche numero?
**Gli studi dell’EIA prevedono che la produzione mondiale di gas naturale possa crescere del 60 per cento tra il 2010 e il 2040. Stati Uniti e Russia, assieme, garantiranno un terzo di questa crescita. Le maggiori produzioni della Russia saranno assicurate soprattutto dall’esplorazione e dallo sfruttamento di nuovi giacimenti nella regione artica e nella parte orientale del Paese. Gli USA, come già detto, puntano invece sullo shale gas.


E quali sono, invece, le aspettative per il carbone?

**In merito al carbone le proiezioni di lungo periodo dell’EIA non tengono conto dell’implementazione di nuove specifiche politiche di riduzione delle emissioni di gas serra. Il carbone è destinato a rimanere la seconda fonte su scala mondiale, con una previsione di aumento dei consumi (2010-2040) pari al 50 per cento. L’accelerazione più evidente ci sarà nel breve periodo, per rispondere alla immediata fame di energia di realtà come la Cina, l’India e altri Paesi non OCSE.
Poi si assisterà a una decelerazione, stimolata essenzialmente da considerazioni ambientali, dalla diffusione di nuove tecnologie clean, dalla prevista competitività dei prezzi del gas. Anche la domanda per usi non energetici dovrebbe rallentare, a seguito di una modificazione della struttura industriale e produttiva della Cina.


Dulcis in fundo, l’efficienza energetica.
**Sono davvero numerosi i fattori che possono entrare in gioco. Ne cito uno in particolare: l’alto prezzo del petrolio non solo può spingere verso l’impiego di fonti alternative ma, evidentemente, può incoraggiare la diffusione di modelli più efficienti di utilizzo delle risorse. Proprio nello specifico di questo aspetto, ad esempio, stimiamo che la liquid intensity (che misura l’impiego di combustibili liquidi per ogni dollaro di PIL generato) possa migliorare con un tasso pari al 2,6 per cento annuo nel periodo 2010-2040. I potenziali maggiori si concentrano, chiaramente, nel comparto trasporti.


E veniamo a uno dei problemi forse più dibattuti, quello delle emissioni climalteranti.
**Le produzioni di anidride carbonica direttamente correlate con il settore energia effettivamente sono responsabili della gran parte delle emissioni antropogeniche di gas serra. I nostri outlook internazionali, che non tengono conto dell’implementazione di nuove ulteriori politiche di limitazione, prevedono una crescita delle emissioni del 46 per cento dal 2010 al 2040. Buona parte dell’incremento sarà imputabile alla crescita economica delle nazioni non OECD, che continueranno ad affidarsi alle fonti fossili.
Il carbone nel 2004 è diventato la fonte energetica primaria in termini di emissioni su scala mondiale e rimarrà tale fino a tutto il 2040. Si tratta comunque di previsioni suscettibili di modificazioni, anche sostanziali, se saranno adottate nuove politiche o normative di contenimento delle emissioni.


Torniamo a parlare di mobilità. Nonostante non manchino gli incentivi, le auto elettriche non sembrano ancora farsi strada. Per quali ragioni? E con quali prospettive in futuro?
**Sono tanti i fattori che entrano in gioco: i costi elevati di acquisto dei veicoli, la mancanza di adeguate infrastrutture di ricarica, la ridotta autonomia (rispetto ai veicoli tradizionali), la frammentazione della nascente industria dell’e-car, la mancanza di standard tecnici per i sistemi di ricarica dei veicoli, la scarsa predisposizione degli utenti a cambiare le proprie abitudini e ad accettare una nuova tecnologia, la sicurezza. Teniamo a mente che, in base alle attuali proiezioni dell’EIA, non sono previsti a breve termine dei consistenti salti tecnologici per quanto riguarda le tecnologie di accumulo. E senza questo o altri breakthrough è difficile pensare a un impatto massivo del veicolo elettrico.


Quali sono attualmente le principali aree di incertezza riguardo allo sviluppo futuro dei mercati energetici?
**Lincoln Moses, che per primo ha assunto la guida dell’EIA, era solito dire: There are no facts about the future. Le proiezioni e le previsioni sono, per definizione, incerte; la sola certezza è che ci sarà sicuramente un errore in qualche misura o in qualche direzione. Sono davvero tanti i fattori che possono cambiare le carte in tavola.
Il primo che mi viene in mente? I nodi ancora irrisolti sul futuro di lungo termine dell’economia negli Stati Uniti, in Europa, in Cina. Un altro elemento è il timing esatto del completo superamento della crisi innescata dal disastro di Fukushima. Più di recente, e tuttora in evoluzione, va considerata la situazione di incertezza sociale in aree strategiche come l’Est e il Nord Africa, con effetti di potenziale instabilità che potrebbero diffondersi un po’ ovunque. Anche riuscire a definire con maggiore precisione lo sviluppo dello shale gas e dello shale oil negli Stati Uniti e nel resto del mondo potrebbe servire per ridisegnare l’attuale panorama energetico planetario.
Nel breve termine - ma anche con orizzonti temporali più ampi - resta poi la variabile determinante delle scelte dell’OPEC in merito alla produzione di petrolio. Non da ultime, le future politiche di contrasto ai cambiamenti climatici; un’altra variabile - oggi non chiaramente definita - che potrebbe portare profondi impatti sui mercati energetici del Pianeta.