Orientiamo il consumatore verso l'energia virtuosa

di Vittorio D'Ermo

La cronaca di questi ultimi mesi sta proponendo agli utenti di servizi energetici segnali d’allarme sempre più preoccupanti: aumenti dei prezzi del greggio che, dopo aver superato la barriera dei 60, si sono avvicinati a quella dei 70 dollari/barile, aumenti a livelli record dei prezzi alla pompa dei prodotti per trazione, forte lievitazione delle tariffe dell’elettricità e del gas con prospettive di ulteriori forti rincari nei prossimi mesi in relazione ai meccanismi d’indicizzazione.

In questa situazione i mezzi di comunicazione di massa, prendendo spunto da interviste più o meno affrettate ad esperti e responsabili a vario titolo della politica energetica nazionale, si stanno mobilitando per proporre una serie di ricette vecchie e nuove per attenuare le conseguenze del caro energia. Nella maggior parte dei casi, però, i suggerimenti proposti si scontrano con tempi di realizzazione degli interventi molto lunghi o costi incompatibili con l’attuale fase di stagnazione dell’economia. Tra l’altro queste azioni tendono a privilegiare più il lato dell’offerta (dalle centrali a carbone a quelle nucleari, agli impianti eolici, eccetera.) che quello della domanda.

Si continua così ad ignorare il ruolo dei consumatori che, in realtà, con i loro comportamenti potrebbero influire positivamente sulla qualità e quantità dell’energia utilizzata nel nostro Paese.
In particolare viene a torto molto trascurato il ruolo dei consumatori finali di elettricità del settore domestico e di quello terziario, che controllano attualmente poco meno del 50% della domanda di energia elettrica e hanno un forte impatto sul profilo orario della domanda stessa, con profonde implicazioni sul parco centrali e sulla sua consistenza.
Questi soggetti, però, conoscono ben poco le caratteristiche tecniche e i consumi degli apparecchi da cui ottengono i servizi necessari alla vita domestica e alle attività tipiche del settore terziario. Essi nemmeno sono sufficientemente informati sulle possibilità di adottare comportamenti virtuosi, ovvero ridurre la domanda di elettricità senza rinunciare ai servizi forniti dai vari elettrodomestici.

Le campagne informative sull’uso degli stessi non hanno mai avuto carattere organico e sistematico e quindi il loro impatto è stato e rimane sempre marginale.
Grandi aspettative sono state riposte sui certificati bianchi che dovrebbero spingere le imprese di distribuzione di elettricità e gas a realizzare iniziative di risparmio energetico presso gli utenti.
Si tratta di un passo importante verso una maggiore attenzione al controllo della domanda, ma non siamo ancora al coinvolgimento diretto dei consumatori finali.
Questi ultimi intervengono, invece, paradossalmente in iniziative di blocco della costruzione di nuovi impianti di produzione e trasporto dell’energia, confermando una situazione di funzionamento non ottimale del sistema energetico nel suo complesso.
In altri termini i tempi appaiono ormai maturi per un coinvolgimento, in senso positivo, dei consumatori presi tra la tenaglia degli aumenti dei prezzi e le notizie sempre più allarmanti riguardanti le conseguenze sull’ambiente dell’uso delle fonti di energia.

Un primo segno di cambiamento potrebbe venire dall’universo degli elettrodomestici, la cui importanza è spesso sottovalutata, dato il loro consumo unitario in molti casi relativamente poco rilevante. Tuttavia, considerando che la diffusione di tali apparecchi coinvolge milioni di utenti, si scopre che le grandezze in gioco sono tutt’altro che trascurabili.
Negli ultimi anni l’Unione europea, per aumentare l’informazione degli utenti sui consumi specifici di molti elettrodomestici di largo mercato (frigoriferi, lavastoviglie, lampadine, eccetera) ha introdotto regole che impongono la cosiddetta etichettatura energetica: così la classe A indica gli apparecchi più efficienti, mentre quelli meno efficienti sono inquadrati in ordine decrescente in classe B, C, e così via.

Anche in questo caso, si tratta di un’iniziativa meritoria e importante, che però non appare sufficiente a determinare un deciso decollo degli apparecchi più efficienti poiché il consumatore, all’atto della scelta, tende a privilegiare altri aspetti tra cui il prezzo di acquisto, che in genere risulta più basso proprio nel caso degli elettrodomestici meno efficienti.
Per mutare radicalmente questa situazione occorre modificare il quadro di riferimento del consumatore, realizzando ad esempio un sistema di incentivi capaci di favorire le apparecchiature più efficienti.
La possibilità di recuperare in pochi anni la differenza di prezzo tra gli apparecchi più efficienti e quelli con maggiori consumi, nell’ambito delle varie categorie merceologiche, oltre ad essere poco pubblicizzata non è, in molti casi, considerata sufficiente per scegliere l’apparecchio più valido dal punto di vista energetico; il calcolo del pay-back o di altri indici di redditività non rientra nel bagaglio dell’utente non industriale, attento soprattutto a minimizzare la spesa d’acquisto iniziale.

Per superare questa situazione di stallo si potrebbero, ad esempio, offrire dei “Certificati di sconto” che verrebbero consegnati in occasione dell’acquisto di elettrodomestici appartenenti alle prime categorie di efficienza energetica.
Nell’attuale contesto di mercato, caratterizzato da una vastissima gamma di prodotti, solo alcuni modelli nelle varie categorie offrono qualità energetica e allo stesso tempo ricche dotazioni di accessori.
Il sistema proposto vuole facilitare l’acquisto, sempre nell’ambito delle varie categorie, dei modelli che privilegiano l’efficienza senza rinunciare alle altre caratteristiche. Ad esempio, alla classe A+, la più efficiente, appartengono sia i modelli di alta gamma sia quelli di categoria più economica. In altri termini il consumatore rimarrebbe libero di scegliere l’apparecchio più vicino alle sue preferenze, ai suoi gusti e alle sue possibilità, ma in ogni caso sarebbe incentivato a scegliere il prodotto più efficiente.

Il “Certificato di sconto” consisterebbe in un bonus sulla bolletta elettrica e verrebbe consegnato dal rivenditore contestualmente alla ricevuta attestante la vendita, sia in contanti che a rate, di un elettrodomestico ad alta efficienza. Il consumatore, a questo punto, dovrebbe semplicemente inviare il bonus con i propri dati al suo distributore, che a sua volta, effettuerebbe la detrazione in bolletta. Il distributore verrebbe poi rimborsato dal fondo appositamente costituito.
Il sistema potrebbe essere finanziato, anche senza oneri sul bilancio dello Stato, con l’istituzione di un’integrazione della quota di tariffa che è destinata ai certificati verdi ovvero alla quota destinata agli oneri di sistema. Tali voci sono attualmente pari rispettivamente a 0,20 e 0,67 centesimi di euro per kWh rispetto ad un totale, senza tasse, di 10,67 centesimi di euro (ci si riferisce alla tariffa media nazionale per il periodo luglio-settembre 2005 “Delibera Autorità Energia elettrica e gas 133/05”).
Un’integrazione pari a 0,10 centesimi di euro per kWh, se applicata alle utenze domestiche e terziarie con un consumo annuo di circa 150 miliardi di kWh, sarebbe in grado di alimentare un fondo pari a 150 milioni di euro capace di finanziare da due a tre milioni di “Certificati di sconto” di 50-70 euro.

Nel caso di elettrodomestici ad ampissima diffusione, come ad esempio i frigo-congelatori, queste cifre appaiono sufficienti ad attrarre e spostare le preferenze dei consumatori verso i modelli ad alta efficienza, i soli che godrebbero del bonus.
Naturalmente le cifre qui presentate hanno carattere indicativo e dovrebbero essere considerate all’ambito di un grande progetto di ristrutturazione del parco degli elettrodomestici nel senso dell’efficienza e dell’innovazione.
Il fondo proposto potrebbe, peraltro, far parte delle iniziative che saranno avviate nel quadro dei certificati bianchi per allargare il numero degli elettrodomestici interessati o l’ammontare del bonus.
Va anche precisato che l’eventuale integrazione tariffaria verrebbe a gravare, in prospettiva, solo sugli utenti meno attenti al risparmio e all’efficienza.
Gli utenti virtuosi, oltre a godere dell’incentivo, sarebbero meno colpiti dall’aumento del loro budget energetico grazie alla maggiore efficienza delle nuove apparecchiature.
Il meccanismo proposto rappresenterebbe un forte stimolo per il primo acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza ma anche per il rinnovo del parco; in tal senso, in caso di rottamazione documentata, l’incentivo potrebbe essere ancora più consistente per accelerare il rinnovo del parco dove la percentuale di apparecchi poco efficienti è sicuramente molto elevata.

Esperienze di rottamazione incentivata, d’altra parte, non rappresentano una novità assoluta nel nostro Paese, anche se finora, hanno trovato applicazione prevalente nel settore dei trasporti e sono state dettate più da motivazioni di tipo ecologico che da considerazioni legate all’efficienza energetica, trascurando un’occasione importante per incentivare lo sviluppo di una flotta a più bassi consumi specifici.
La novità del sistema proposto, in prima istanza per gli elettrodomestici, sarebbe in definitiva quella di puntare ad orientare il consumatore verso scelte energeticamente virtuose, penalizzando quelle basate sull’inevitabile ricorso alle fonti fossili, costose e limitate, favorendo al contrario il ricorso alle tecnologie innovative.