Bianco: “Multiutility a servizio del cambiamento”
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IL DIRETTORE GENERALE DI FEDERUTILITY


di Dario Cozzi

             
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SULL’ASSE BARI – ROMA – MILANO

Da poco più di un mese è il nuovo direttore generale di FederUtility - la Federazione che riunisce tutte le aziende del settore idrico e i distributori dell’energia elettrica e del gas. Massimiliano Bianco, quarantadue anni, due figli, una vita sull’asse Bari - Roma - Milano, per nascita, studi e professione, ha una lunga esperienza nel settore dei servizi di pubblica utilità.
Dottore commercialista di provenienza “bocconiana” (laurea in economia aziendale nel 1995), negli ultimi anni è stato direttore generale di AQP - Acquedotto Pugliese, sotto la cui direzione è stato portato a compimento un profondo processo di risanamento aziendale, che ha consentito di raggiungere eccellenti risultati sia in termini di miglioramento della qualità del servizio sia dei parametri economico-finanziari.
È presidente nel Fondo Pegaso - fondo pensione negoziale CCNL gas-acqua - dal 2012 ed ha già svolto in passato attività per FederUtility. In ambito economico-finanziario, ha guidato la Gallo & C. SpA del Gruppo Meliorbanca, prima come direttore generale poi come amministratore delegato.
Nel Gruppo Meliorbanca (e prima ancora in Arthur Andersen), Bianco si è specializzato nell’assistenza alle aziende e agli enti locali in numerosi processi di valorizzazione delle aziende: (dismissioni, fusioni, aggregazioni, acquisizioni, pianificazione strategica, diversificazione) nei settori energia, gas e acqua.
Un’evoluzione naturale, quella verso una direzione di tipo tecnico-economico, per una Federazione che nel corso degli anni ha visto i propri associati ingrandirsi con processi di M&A, mutare forma societaria e passare dall’essere aziende municipalizzate ad essere società per azioni, alcune delle quali quotate con successo a Piazza Affari.
Un’evoluzione naturale anche per Bianco, che dalla guida di un’azienda passa alla guida di un insieme complesso e contrastato. Obiettivo principale, forse, l’acqua. Sul servizio idrico integrato, infatti, si addensa la maggior quantità di cambiamenti per i prossimi anni, a partire dal sistema tariffario.

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Direttore, lei assume questo incarico in un momento abbastanza difficile… per il Paese.

**È un momento di grande trasformazione del settore delle utility. Il Paese nel suo complesso è chiamato a scelte di grande impatto strategico, da assumersi in breve tempo. Nel comparto idrico, ad esempio, si stanno ridefinendo le regole e soprattutto i parametri di sostenibilità economico-finanziaria con l’obiettivo di assicurare la necessaria stabilità normativa.
Guidare una federazione di imprese, oggi, è al tempo stesso un grande onore e una sfida affascinante. FederUtility in particolare ha un ruolo storico nell’accompagnamento di questi processi e io spero di contribuire con impegno professionale e spirito di servizio al rinnovamento e rilancio del settore. Una delle chiavi è la collaborazione verso tutte le associate e verso le Istituzioni locali, nazionali e comunitarie di riferimento.


La Federazione è per sua natura fortemente calata nel territorio. Che cosa è cambiato nel rapporto con i cittadini?
**Tutto. È cambiato tutto, rispetto ad una manciata di anni fa. Da aziende locali, sostanzialmente rispondenti a logiche politiche e di consenso, senza vincoli di pareggio di bilancio - come potevano essere le municipalizzate degli Anni ‘80 - siamo passati ad una realtà nella quale alle aziende si chiede di essere… aziende.
A regolare i rapporti dell’azienda con l’ente locale proprietario, quale che sia la quota di partecipazione nel capitale, ci sono dei contratti di servizio che stabiliscono criteri certi, negoziati. È finito il tempo in cui l’azienda, con un bilancio in rosso, si presentava al Comune per farsi staccare un assegno a copertura del buco. Oggi è vero il contrario. Grazie alla buona gestione e ai conseguenti risultati economici, spesso le aziende - in particolare le multiutility - sono l’unica risorsa con cui gli enti locali, con le casse ridotte allo stremo, riescono a coprire servizi di tipo sociale ed economicamente non redditizi.
Dal canto loro i cittadini sono più colti, più esigenti e più attenti di quanto fossero venti anni fa e questo comporta un’evoluzione positiva per aziende che sono passate - nell’energia in particolare - da un sostanziale monopolio ad una situazione di concorrenza, seppur limitata e contrastata.


Non credo sia molto facile il rapporto con lo Stato. Come definirebbe il comportamento di quest’ultimo nei vostri confronti?
** Parlare di Stato in senso ampio probabilmente non ha più senso nel comparto dei servizi pubblici locali. Se in Italia esiste una specie di federalismo, questo è proprio quello che è accaduto ai servizi pubblici dalla legge Giolitti del 1903 in poi. In realtà - a volte purtroppo - l’industria dei servizi pubblici locali si è evoluta in modo diverso nelle varie zone del Paese, lasciando anche un forte gap sullo standard qualitativo tra le aree in cui le aziende di servizi si sono sviluppate o quelle in cui i servizi sono rimasti in mano agli enti locali oppure ad enti nazionali che nel tempo hanno cambiato forma e natura.
Oggi esiste una pluralità di soggetti cui far riferimento. Nei settori energetici - gas ed elettricità - le politiche nazionali di sviluppo sono talvolta ondivaghe e molto spesso a favore degli ex monopolisti. L’altalena sugli incentivi alle rinnovabili o il dibattito sulle concessioni idroelettriche è un esempio di questo pendolarismo.
Per l’acqua il nuovo scenario è in definizione proprio in questi mesi. L’Autorità per l’energia elettrica ed il gas è certamente uno dei soggetti cui la federazione guarda con maggiore interesse. Il ruolo di terzietà e l’esperienza della liberalizzazione energetica saranno sicuramente una valida guida ora che ha anche avuto il compito di regolare il servizio idrico, ma con una bella differenza: l’idrico è un settore povero, senza risorse finanziarie e con imponenti investimenti da realizzare prima possibile.


Le aziende che gestiscono i servizi pubblici, ultimamente, non godono di buona stampa. Perché?
**Chi gestisce i servizi pubblici non godrà mai di buona stampa. È un dato di fatto. Tutti, me compreso da cittadino, percepiamo l’esistenza dell’acqua, dell’energia e del gas soltanto quando vengono a mancare o quando riceviamo a casa la bolletta. Per il resto del tempo le diamo per scontate. Sappiamo che ci sono, che ci accompagnano per tutta la vita, 24 ore al giorno, e non è un nostro compito pensare alle 45 mila persone che ci lavorano dietro.
Ovviamente quando il servizio si interrompe o quando la bolletta che arriva è troppo alta, allora c’è il grido d’allarme che la stampa prontamente e giustamente raccoglie.
Nella realtà, da osservatore esperto, basta guardare le rassegne stampa degli ultimi anni per capire che le aziende sono salite dalle pagine di cronaca locale alle pagine di politica o di economia nazionale. Segno che il comparto, nel suo complesso, è cresciuto molto.


Come procede lo sviluppo delle rinnovabili?
**Le aziende associate a FederUtility sono molto attente allo sviluppo delle risorse energetiche locali e le fonti rinnovabili hanno un radicamento forte sul territorio. Per tradizione direi che l’interesse maggiore del nostro sistema è verso la fonte idroelettrica, ma molte nostre associate hanno guardato con interesse al fotovoltaico, nonostante le criticità legate al sistema d’incentivazione e al quadro normativo.
A mio parere paghiamo - in termini di razionalità del sistema - la mancanza di una visione a 360 gradi di tutte le fonti rinnovabili e la complementarietà con i sistemi tradizionali. Va bene incentivare le rinnovabili, ma si rischia di non sfruttarne il reale potenziale se contemporaneamente non si investe sulle reti. Il dibattito sulle smart grid è strettamente legato a questo tema. Sperimentare sistemi di distribuzione innovativi, capaci di rinnovare profondamente la modalità di gestione dei carichi e migliorare l’integrazione degli impianti di produzione da rinnovabili, è ormai un’esigenza. Dobbiamo puntare al migliore sfruttamento delle infrastrutture di rete esistenti ed appoggiare le fasi di sviluppo alla flessibilità che il termoelettrico consente, a differenza delle rinnovabili.


Infine, il settore idrico. Su questo si è svolto anche un referendum. Ma FederUtility da tempo lancia allarmi sulla tenuta del settore.
**Il settore è in difficoltà per l’approccio non razionale adottato sino ad ora. La sostenibilità economica del settore è minata da una grave e pluriennale incertezza normativa, dalla sfiducia del settore finanziario che non se la sente di investire in un comparto che non fornisce garanzie tariffarie di recupero degli investimenti, e da una buona dose di demagogia.
A parole l’acqua è definita da tutti come una risorsa importante ed esauribile. Nei fatti si preferisce sprecarla anziché trattenerla e custodirla. La definizione più diffusa, che genera scandalo, è quella di “acquedotti colabrodo”, ma nella realtà la vera emergenza è nella depurazione e nella fognatura, dove siamo indietro rispetto al resto del mondo e pagheremo pesanti sanzioni all’UE per i nostri ritardi anziché investire cifre simili nella costruzione di impianti. I finanziamenti pubblici non arrivano a coprire che l’11 per cento delle risorse che sarebbero necessarie per realizzare impianti e per effettuare manutenzione. Abbiamo le tariffe più basse del mondo e un tasso di reazione spesso spropositato a qualsiasi ipotesi di aumento. Si spende più in sigarette che in acqua e nessuno si stupisce di questo.


Nella sua relazione annuale il presidente AEEG ha dichiarato: “Intendiamo conferire la stessa dignità dell’energia al comparto dell’acqua”. A che punto siamo, a suo avviso, in questo percorso di avvicinamento?
**Il compito assunto dall’Autorità è gravoso e richiede calma. Dalla Legge Galli del 1994 ad oggi, ci sono stati spaventosi ritardi. Dalla definizione degli ATO, alle modalità di affidamento, fino ai temi del metodo tariffario, il processo iniziato in quegli anni ha avuto continui arresti e ripartenze. Si può dire che non sia ancora terminato e già è in qualche modo in fase di sostituzione. L’Autorità, della quale noi stessi abbiamo per anni chiesto l’istituzione nonostante fossimo i soggetti da controllare, ha iniziato il percorso. Fare chiarezza sui dati esistenti, defi- nire il perimetro economico, normativo e gestionale dando seguito alle numerose e differenziate competenze che vi sono sul territorio, è un’impresa.


Ancora un parallelo tra acqua ed energia. Per quest’ultima, si sente parlare di smart energy, smart grid, contatori smart… L’acqua può essere intelligente?
**Lo è già, intelligente, in moltissime realtà. L’acqua - più di altri servizi pubblici - vive di molti luoghi comuni. La realtà è che, tecnologicamente ed ingegneristicamente, siamo all’avanguardia in alcune parti del Paese. Non a caso l’indotto del settore idrico lavora moltissimo all’estero, ad esempio nella progettazione. Abbiamo delle punte di diamante che, purtroppo, non sono seguite da una standardizzazione di massa. Non è fantascienza, ma realtà, il fatto che le reti acquedottistiche in alcune zone siano monitorate con centrali di telecontrollo, h24, a chilometri di distanza.
L’efficienza energetica nel settore idrico, tanto per citare un altro argomento correlabile con l’energia, è un tema fondamentale perché al consumo di energia sono spesso collegabili gli alti costi gestionali della distribuzione in alcune zone.


Se dovesse prevedere uno sviluppo “smart” nel breve e medio termine?
**Direi che il tema dei contatori è quello sul quale concentrare l’attenzione. In Italia l’acqua non si misura. La tecnologia esiste ma i contatori non hanno mai svolto quel ruolo. Molti cittadini italiani non sanno quanto pagano l’acqua, perché vivendo in un condominio non hanno mai visto una bolletta, indiindirizzata all’amministratore. La dotazione infrastrutturale ed il metering sono le vere sfide di un sistema idrico che intende basarsi sulla tariffa.


Si accennava alla natura territoriale delle aziende associate. La loro dimensione è molto elastica, dalle realtà metropolitane a bacini d’utenza contenuti. Come si conciliano le rispettive esigenze?
**Semplicemente con un processo naturale. L’ingrandimento è, per tutte le aziende, un segnale di buona salute. I progetti industriali sensati crescono, gli altri finiscono. Nelle aziende di servizi pubblici la visione poetica del “piccolo è bello” deve purtroppo fare i conti con la realtà dei costi di gestione e delle economie di scala.
Recentemente a L’Aquila, dove abbiamo realizzato il Festival dell’Acqua 2013, sono emerse cose interessanti a questo proposito. È bastato andare indietro di qualche anno con la memoria del capoluogo abruzzese, per ricordare come l’acqua in città, trent’anni fa, veniva distribuita con i turni, magari da mezzanotte alle sei del mattino. E, per giunta, di solito l’acqua erogata si accumulava in cassoni realizzati in Eternit, in amianto. Se non si fosse accettato il progresso, l’evoluzione industriale del servizio e la crescita aziendale, saremmo ancora in quella situazione.
Quanto alle dimensioni ideali del servizio, non possiamo non considerare che è proprio il nostro Paese ad esser territorialmente e demograficamente diversificato. Realtà metropolitane si affiancano a piccoli borghi medievali e questo comporta un approccio elastico. Un tentativo di razionalizzazione è partito con la Legge Galli del 1994 e l’istituzione degli Ambiti Territoriali Ottimali. Le varie evoluzioni, con alterne fortune, hanno portato ad apprezzare un modello aziendale ampio, sovraprovinciale e talvolta pluriregionale.

             
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Massimiliano Bianco is the newly appointed general manager of FederUtility, a federation including all the companies operating in the water sector as well as electrical power and gas distributors. Nuova Energia’s interview with him comes at a time that’s far from easy for the sectors he represents…
“The utilities sector is undergoing a deep transformation - he confirmed - and our Country as a whole is called upon to make choices that have a deep strategic impact, and implement them quickly. In the water supply sector, for instance, there’s an ongoing process of review involving the rules and, above all, the parameters for economic-financial sustainability, aimed to ensure regulatory stability as we need it”.
But what about the renewable sector? “The companies that are members of our Federation pay great attention to the development of local energy resources and renewable sources are indeed well rooted in our Country. In the light of our Country’s tradition, I would say that hydroelectric power is our system’s top preference, but many of our members also looked with great interest at the PV sector, despite the many critical issues affecting it, linked to its incentive system and its regulatory framework”.
Drawing a parallel between water and energy, smart energy is on everyone’s lips now… why not smart water? Couldn’t the water sector be smart, too? “In fact, it already is, in a great number of settings. Water supply - more than other public service sectors - is still cliché-ridden. In reality, it has vanguard technological and engineering features in some parts of the country. The fact that its related industry work a lot abroad, for example in the design sector, is not coincidental.
We have some cutting edge activities that, unfortunately, do not become mass standards. In some areas, water supply networks are monitored remotely 24/7 with special monitoring stations located miles away; that’s reality, not science fiction”.
Lastly, the issue at the very top of the list of top priorities: “From the economic and human perspectives, I guess a priority for all should be our Country’s water balance. We just pass uninterruptedly from drought to floods and the human toll is added to economic losses.
A multidisciplinary approach to the issue, including the simultaneous involvement of the many ministries responsible for that, could restore safety in our territories, while also being the driving force of economy and job creation”.

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Spesso, in Italia, si lamenta la mancanza o l’arretratezza di adeguate grandi infrastrutture nazionali. Qual è il vostro parere?

**Per fare le infrastrutture è necessaria una visione di lungo periodo. Lo Stato non ha risorse e tantomeno ne dispongono gli Enti locali. Il sistema creditizio deve credere nelle performance settoriali, prima di azzardare finanziamenti e mutui. La Cassa Depositi e Prestiti - una volta partner naturale delle operazioni infrastrutturali sul territorio - sembra maggiormente interessata, da qualche anno a questa parte, ad accompagnare processi di fusione e nuovi business. Su tutto pesa, infine, un sistema elettorale che da un lato ha rescisso il vincolo tra i politici nazionali ed i loro collegi elettorali e dall’altro, per la parte amministrativa, ha affidato durate più brevi ai sindaci delle città, con la diretta conseguenza che gli investimenti con ammortamenti a 20 o 30 anni non vengono realizzati perché non offrono ritorni in termini di consenso elettorale.


Quanto pesa la sindrome Nimby? Come costruire un punto d’incontro?
**I costi di progetti avviati e mai conclusi sono enormi. L’Italia ne è piena. Alle proposte di nuovi progetti si continua spesso a rispondere “di pancia” anziché guardare le carte.
Il mio approccio da economista mi porta a dire che il punto d’incontro dovrebbe essere sull’analisi razionale dei numeri, però mi rendo conto che ogni territorio ha la sua rete di rapporti, la sua storia soggettiva e il suo naturale sviluppo. In un Paese dai mille campanili come il nostro, la soluzione non è semplice.


All’inizio di questa intervista si accennava ad un problematico stato delle cose. Ora, quali priorità indicano i vostri associati? L’indirizzo è scontato…
**In termini economici e umani, direi che la priorità per tutti dovrebbe essere l’assetto idrogeologico del Paese. Passiamo dalla siccità alle alluvioni senza soluzione di continuità e sommiamo perdite umane alle perdite economiche. Un approccio multidisciplinare su questo tema, con l’interessamento contemporaneo dei numerosi Ministeri competenti sulla materia, potrebbe mettere in sicurezza i territori, attivando al tempo stesso un volano di tipo economico ed occupazionale.