Barra del timone senza nostromo
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di Edgardo Curcio



Se consideriamo l’arco di tempo che va dal 2002 ad oggi troviamo nella nostre politiche di intervento nel settore energetico una serie di incoerenze e di mancanza di strategia che hanno in larga parte determinato l’attuale crisi del settore energetico. Infatti, se escludiamo la crisi petrolifera del 2008 e altre situazioni congiunturali poco prevedibili, vediamo come la “barra del timone” della nostra politica energetica abbia subìto vari scossoni e cambi di rotta, anche a distanza di pochi anni.

Gran parte dei problemi a cui si è trovata di fronte la nostra politica energetica peraltro nasce dal referendum del 2001 che, con la modifica del Titolo V della Costituzione, attribuisce nuovi poteri legislativi (pari a quelli dello Stato) alle Regioni in materia energetica. Nasce così il primo grande problema e cioè la conflittualità tra poteri centrali e poteri locali e la impossibilità di realizzare nuove infrastrutture energetiche necessarie al Paese. La conseguente situazione è un deficit di capacità di generazione elettrica che sfocia in un black-out per tutto il Paese agli inizi del 2002.

Il Governo conseguentemente interviene con un decreto (chiamato sblocca- centrali) che supera le resistenze delle Regioni e, attraverso la Conferenza di servizi, riesce ad autorizzare in breve tempo varie centrali termoelettriche a ciclo combinato di nuova generazione, che aumentano la produzione e la capacità di potenza del nostro parco di generazione elettrica peraltro in gran parte obsoleto. Si determina così una lunga catena di autorizzazioni che andranno avanti per tutto il decennio, con conseguenti aumenti di capacità fino a raggiungere gli attuali 80.000 MW di potenza termoelettrica. [...]

La politica energetica va in soffitta, mentre la crisi si accentua sulle imprese che perdono di competitività e sulle famiglie che sono costrette a pagare una bolletta energetica sempre più alta. Salta anche la possibilità di rivedere il Titolo V della Costituzione e ridare al Governo potestà legislativa completa per il settore energetico, anche perché la Consulta ha dato parere negativo recentemente ad una richiesta del Consiglio di Stato di riformulare il suddetto Titolo. Ogni Regione e ogni partito potrà così nei prossimi anni “giocare” al Monopoli dell’energia lasciando un gran vuoto al rilancio di una sana e decisa politica energetica per il nostro Paese. [...]



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