Il territorio non scarta le biomasse
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NEL 2012 INAUGURATI DA LINEA ENERGIA (GRUPPO LGH) QUATTRO IMPIANTI DI COGENERAZIONE

di Davide Canevari


Eppure, c’è ancora chi pensa ad investire. Non in qualche nazione emergente all’altro capo del Pianeta, dove economia e consumi energetici hanno già ripreso a mordere il freno, ma proprio qui in Italia, sul territorio di propria pertinenza. Evidentemente, e nonostante tutto – il calo della domanda di energia, la riduzione dei margini, la concorrenza sempre più agguerrita, la burocrazia, le difficoltà di accesso al credito – anche nel nostro Paese ci sono ancora utility capaci di costruire, e in grado di mostrare una positiva e incoraggiante vitalità. Un caso significativo è quello rappresentato da Linea Energia (Gruppo LGH). Lo scorso anno è stato in effetti caratterizzato da quattro tagli di nastro.


A Cremona è stata realizzata una centrale a biomasse legnose, con una potenza elettrica pari a 1 MW e una potenza termica di 5,4 MW, calore che sarà messo a disposizione della locale rete di teleriscaldamento. Un secondo impianto a biomasse legnose ha visto la luce a Rodengo Saiano, in provincia di Brescia. Alimentata da cippato di legno vergine, questa centrale ha una potenza pari a 1 MW ed è predisposta per la produzione combinata di energia elettrica e calore. Sempre lo scorso anno c’è stato spazio anche per l’entrata in esercizio di un impianto idroelettrico ad acqua fluente – quello di Corna nel Comune di Darfo Boario Terme (Brescia) – da oltre 370 kW di potenza nominale. Completa il poker, una realizzazione “in trasferta”. Si tratta, infatti, dell’impianto di recupero energetico del biogas “prodotto” nella discarica di Ragusa (in Sicilia il Gruppo LGH è presente dal 2007).


È interessante anche rilevare come – dopo un lungo e complesso iter autorizzativo – la realizzazione dei nuovi impianti sia stata quanto mai rapida.
I cantieri sono stati inaugurati a gennaio-marzo 2012 e tutto è entrato in produzione prima della fine dell’anno. In questi mesi è in atto la fase di ottimizzazione e messa a regime degli impianti (non basta girare la chiave come sul cruscotto di un’auto).


“Sì – ammette Gianluca Delbarba, presidente di Linea Energia – effettivamente c’è ancora spazio per mettere in pratica buone idee e buoni progetti, accompagnati da un buon business plan”.
“In qualche modo – aggiunge Davide Alberti, direttore generale di Linea Energia – stiamo solo riproponendo lo spirito degli imprenditori vecchio stampo. Quelli che di fronte alle difficoltà non ragionano solo in termini di finanza pura, ma preferiscono effettuare investimenti concreti, consapevoli che queste scelte – specie nelle fasi recessive – hanno anche una funzione sociale. È un servizio (in più) che un’azienda come la nostra può offrire all’utente-cittadino”.


“La logica principale che ha guidato il nostro piano di investimenti – prosegue Delbarba – è stata la valorizzazione delle risorse già presenti sul territorio. Anche per questo la nostra scelta si è orientata verso impianti di dimensioni contenute (nulla di mastodontico da centinaia di MW), spesso condividendo le iniziative con soggetti terzi già attivi sul territorio”. Essere multiutility, da questo punto di vista ha rappresentato la marcia in più. “L’approccio tipico delle aziende multiservizi – conferma Delbarba – permette di ottimizzare il concetto di filiera. Essere presenti sul territorio in prima persona vuol dire conoscere e gestire direttamente i materiali che nascono o sono disponibili sul territorio: il rifiuto può diventare risorsa, la biomassa di recupero può diventare fonte energetica, lo scarto si trasforma in opportunità. È la scelta vincente”.


Questo legame, così radicato con e sul territorio, riesce anche a dare riscontri positivi in termini occupazionali. Gli investimenti sugli impianti sono, in parallelo, investimenti sulle persone (Linea Energia ha incrementato il numero dei dipendenti, attivando anche nuovi contratti di apprendistato) e sulle aziende locali (per la realizzazione dei nuovi impianti). Le risorse nascono dal territorio e rimangono a disposizione del territorio. L’azienda energetica, dunque, non è più solo un mero fornitore di servizi. Tuttavia – e senza polemica – va riconosciuto che in Italia non sempre il territorio è pienamente ricettivo nei confronti di questo messaggio. A volte tendono a prevalere forme di opposizione radicale e non giustificata, a priori nei confronti di qualsiasi opera o realizzazione, per il presunto impatto ambientale. Il discorso vale in particolare quando si parla di biomasse, soluzione che continua a fare paura (nel nostro Paese certamente più di quanto non succeda all’estero).


“La biomassa – commenta Delbarba – è ancora vista come un rifiuto generato da una comunità umana e per questa stessa ragione crea diffidenza e paura a priori. In più, il processo stesso di combustione viene comunque ritenuto meno pulito rispetto a un pala che gira o a un pannello fotovoltaico che produce energia elettrica. Pensando alle centrali a biomasse presenti sul nostro territorio, questa percezione è però del tutto fuorviante. Gli impianti adottano le più evolute tecnologie presenti sul mercato: il bilancio ambientale è quindi oggettivamente molto positivo e i livelli di emissioni sono sempre abbondantemente al di sotto dei limiti di legge. Inoltre noi raccogliamo solamente scarti vegetali comunque prodotti dal territorio e già all’interno del nostro circolo virtuoso di Gruppo industriale, materiale che altrimenti andrebbe in ogni caso smaltito. L’alternativa sarebbe conferirlo in altri impianti al di fuori del nostro territorio, con maggiori costi (anche in termini energetici e di emissioni) legati ai trasporti. Con il materiale raccolto – che altrimenti sarebbe solo da considerarsi un rifiuto – produciamo compost (partendo dalla frazione verde) e valorizziamo energeticamente la parte legnosa”. Meglio di così, verrebbe da commentare…


Il fatto positivo, da questo punto di vista, è che il bisogno di diffondere tra i cittadini e le amministrazioni pubbliche una maggiore conoscenza dei vari aspetti energetici non è affatto una battaglia persa. Al contrario, incoraggia rilevare come a fronte di una divulgazione più attenta e capillare non manchino i riscontri. Un esempio concreto? Il Quaderno dal titolo Biomasse, energia dal territorio, realizzato lo scorso anno e poi diffuso presso tutte le amministrazioni dei comuni serviti dal gruppo LGH.


“I ritorni sono stati molto positivi – commenta soddisfatto Alberti – e i nostri interlocutori, in particolare i sindaci, hanno mostrato grande interesse nell’approfondire le questioni proposte. Le iniziative volte a sensibilizzare, acculturare, formare e informare che abbiamo messo in campo sono sempre state accolte con favore. Questo vale anche per le campagne informative che conduciamo periodicamente nelle scuole (in queste settimane stiamo anche sviluppando un progetto curriculare che culminerà poi nella visita dei nostri impianti). La vera svolta è quando la conoscenza diventa condivisione. Ovvero, quando il contesto – la pubblica amministrazione, il cittadino, il territorio – non solo viene edotto, ma viene anche coinvolto direttamente nei controlli e nei risultati”.


“Se la biomassa fa ancora paura a qualcuno – torna sul tema Alberti – in qualche modo è anche responsabilità di chi, come noi, opera nel settore energia. La biomassa è un universo troppo ampio, può essere allo stato solido, gassoso, liquido, coinvolge numerose tecnologie profondamente diverse tra di loro, e non sempre e necessariamente compatibili con l’ambiente. L’errore è quello di non partire dal concetto di filiera, dalla disponibilità di materia prima sul territorio: cosa abbiamo, come si genera, da dove deriva e cosa si può fare? Il concetto di filiera (a cui è strettamente connesso il principio di crescita del territorio) è fondamentale e può fare la differenza”.


E per l’immediato futuro? Dove sta andando Linea Energia? Il punto di partenza non può che essere la SEN. “Credo che sia necessario – conclude Delbarba – non far cadere la SEN. Condivido alcune critiche puntuali alla Strategia Energetica Nazionale, ma l’impianto generale contiene molti spunti condivisibili. A partire dalla spinta alla valorizzazione delle risorse di cui già dispone il nostro Paese. Se questo è davvero l’obiettivo condiviso, allora significa che ogni territorio deve investire sulle proprie capacità, in particolare per quanto riguarda le fonti rinnovabili. E su questo capitolo siamo da sempre in piena sintonia con la SEN”.


“Nel 2012 – precisa Alberti – abbiamo raccolto la semina dei tre anni precedenti. Ma non vogliamo certo fermarci qui: ora inizia una nuova fase e stiamo impostando gli iter autorizzativi per mettere in campo nuovi investimenti già a partire dal 2014. Sicuramente idroelettrico e magari anche eolico (in altre regioni più dotate in termini di ventosità) e biogas”. E perché niente biomasse? Semplice risposta: proprio per la piena coerenza con i concetti di territorio e di filiera esposti in precedenza. I due impianti inaugurati lo scorso anno “esauriscono” la materia prima di scarto e di recupero che si genera nei Comuni serviti da Linea Energia e LGH. Al momento nel ciclo operativa della multiutility lombarda non c’è altra materia prima disponibile per giustificare l’apertura di altri impianti. E non avrebbe certo senso importarla dall’esterno. Anche questo è un modo di investire. In coerenza.


Un appello finale è riservato al settore delle banche e del credito, che in questa difficile fase di mercato non dà certo un mano, anche a chi – concretamente – ha dimostrato di avere le idee e la capacità per investire. “Fino a pochi anni fa – chiosa Delbarba – quasi ogni giorno c’era una banca che bussava alla porta dei nostri uffici per proporsi. Oggi quelle stesse banche non si fanno trovare, hanno paura. Se il settore creditizio non fa la sua parte è davvero difficile far ripartire il volano”.