di Maurizio Cumo
Le Autorità di sicurezza nucleare di nove Stati dell’Unione europea (Regno Unito, Italia, Germania, Svezia, Belgio, Olanda, Spagna, Francia, Finlandia) si sono, dal 1998, riunite per creare una associazione denominata WENRA (Western European Nuclear Regulators’ Association) con lo scopo di scambiarsi utili informazioni per accrescere le rispettive capacità di sorveglianza e di armonizzare a livello europeo i livelli di sicurezza delle varie attività nucleari sottoposte al loro controllo.
Nel 1999, con l’aggiunta della Svizzera, hanno formato un gruppo di lavoro chiamato Reactor Harmonization Working Group (RHWG). Nel 2000 hanno pubblicato la guida Nuclear Safety in EU Candidate Countries e organizzato il Convegno di un Harmonization Group on the Safety of Radioactive Waste Management che si è esteso, nel 2003, in Working Group on Waste and Decommissioning (WGWD).
Nel marzo 2003 WENRA si è accresciuta con i rappresentanti di altri sette Stati (Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia), producendo nel 2006 il Rapporto Harmonization of Reactor Safety in WENRA Countries.
Nel 2010 WENRA ha organizzato un Convegno del Working Group for Benchmarking and Harmonization of Inspection Practices (WIG) ed elaborato l’importante documento Safety Objectives for New Nuclear Power Plants.
Il gravissimo incidente nella centrale nucleare di Fukushima-Daiiki del marzo 2011 ha indotto nell’Unione europea, come nel resto del mondo, una pronta revisione della sicurezza di tutti gli impianti nucleari in funzione. Il Commissario UE all’energia, Günther Oettinger, aveva fissato il primo giugno 2011 come data di inizio per una serie di stress test sui 143 reattori nucleari europei.
Tali verifiche, in estrema sintesi, hanno previsto un riesame, effettuato dagli operatori stessi controllati dalle rispettive Autorità di sicurezza, delle caratteristiche di progetto dei loro impianti e il loro lavoro è stato sottoposto a ulteriori valutazioni internazionali con ispezioni di controllori nucleari di Paesi confinanti. Questo è avvenuto per i Paesi UE e, sulla base di specifiche intese bilaterali, anche per Svizzera, Ucraina e Armenia. La logica della verifica degli stress test è quella della cosiddetta “difesa in profondità” [...].
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