RSE coinvolge gli operatori nella definizione delle priorità di ricerca
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di Michele de Nigris| RSE




A quasi 25 anni dalla pubblicazione del Piano Energetico Nazionale, l’Italia ripensa alla propria situazione e formula una nuova Strategia Energetica (SEN). Il documento, passato in inchiesta pubblica alla fine del 2012, si propone di coniugare le priorità di sviluppo energetico del Paese con la sua politica economica e industriale e con gli impegni assunti a livello europeo, tenendo conto delle luci e delle ombre della situazione strutturale e congiunturale nazionale. La strategia, che ha orizzonte al 2020, si erge su quattro pilastri:
la necessità di ridurre il costo dell’energia per i cittadini;
l’accrescimento del livello di sicurezza e indipendenza energetica del Paese;
l’imperativo di una crescita sostenibile;
il rispetto degli impegni assunti nei riguardi del programma europeo 20/20/20.
La SEN si sviluppa su sette priorità che comprendono le fonti rinnovabili, l’uso efficiente dell’energia, l’uso sostenibile dei combustibili fossili, la razionalizzazione del mercato del gas e dell’elettricità, la produzione nazionale di idrocarburi e la modernizzazione dei processi decisionali e di governance.

Una buona parte delle conoscenze ed esperienze necessarie all’implementazione delle priorità individuate nella SEN richiedono la ricerca e lo sviluppo di tecnologie d’avanguardia. Malgrado l’esistenza di punte di eccellenza internazionale (sono citate ad esempio le tecnologie sul solare a concentrazione, i biocombustibili, le reti intelligenti e le tecnologie del carbone pulito), la situazione nazionale della ricerca e dell’innovazione nel settore energetico è da anni in grave sofferenza.

Per quanto riguarda il settore specifico della ricerca elettro-energetica, il processo di liberalizzazione del mercato elettrico avvenuto alla fine del secolo scorso ha comportato un progressivo ridimensionamento degli stanziamenti alla ricerca, come illustrato nel grafico che mostra una riduzione dell’84 per cento degli stanziamenti, che passano dai 325 milioni di euro del 1995 a meno di 59 milioni di euro del 2011. [...]



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