Sanguineti: “Nuovi scenari ma vale la pena di investire in innovazione”
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di Davide Canevari



La crisi planetaria ha cambiato radicalmente il contesto del mercato energy e ha fatto emergere nuove – e in parte inattese – esigenze da parte delle utility. Questo sembrerebbe essere un dato di fatto condiviso e assodato. Ma un simile mutamento cosa ha comportato per chi opera nel settore della R&D? Quali nuove sfide si è trovato sul tavolo di lavoro?
Nuova Energia ha girato questi spunti di riflessione a Marco Sanguineti, responsabile programmi di R&D sull’automazione della power generation di ABB, per raccogliere il punto di vista di una grande impresa multinazionale che ha dimostrato nei fatti come – anche in Italia – si possa fare ricerca di qualità, riconosciuta e apprezzata dai grandi competitor internazionali.


“I mercati energetici – commenta Sanguineti – sono profondamente cambiati; questo è certo. E in buona parte la trasformazione è ancora in atto. Penso tuttavia che non sia corretto riconoscere nella crisi la causa scatenante, o quella principale. La recessione degli ultimi anni è semplicemente intervenuta su un’evoluzione già ben delineata. Tutto sembra essere partito dalla crescente attenzione nei confronti delle problematiche ambientali. È questo, forse, il principale driver di tutti i cambiamenti in atto; ed è un fenomeno senza dubbio antecedente la crisi planetaria. Poi c’è stata la brusca accelerazione impressa dalle conseguenze dello tsunami giapponese e dell’incidente di Fukushima, un altro evento indipendente dallo scenario economico e finanziario. È stata l’ulteriore conferma che il re era nudo”.


Ovvero: al Pianeta serve sempre più energia, ma i modelli attuali non funzionano.
**Esattamente. Queste considerazioni, ormai da vari anni, si sono tradotte in una corsa alle rinnovabili, che ha generato problematiche in termini di disturbo alla stabilità della rete e ha richiesto l’avvio di politiche di incentivo (spesso molto generose) in alcuni casi anche con rilevanti episodi speculativi. La crisi ha – casomai – in parte rallentato questo fenomeno, per la riduzione delle risorse a disposizione. Certo non lo ha creato dal nulla.
Un altro macro trend al quale assistiamo ormai da un po’ di tempo è l’evoluzione della cultura e del modo di lavorare delle utility, con una consapevolezza crescente del ruolo che possono svolgere l’efficienza e la razionalizzazione dei processi produttivi, il contenimento dei costi di gestione, l’implementazione di politiche di risparmio. Da questo punto di vista, invece, la crisi ha avuto un effetto di accelerazione. Meno soldi, mercato più ristretto, dunque necessità di reagire in tempi più rapidi e in modo più profondo. [...]



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