di G.B. Zorzoli

Chi vive in Europa spesso non se ne rende conto, ma per il consumatore medio degli Stati Uniti l’andamento del prezzo della benzina produce lo stesso effetto del rincaro del pane nell’Italia di fine ‘800, quando improvvisi aumenti potevano provocare tumulti popolari. Se il legislatore americano tentasse di tassare i carburanti in misura comparabile a quella media europea, le manifestazioni contro la Finanziaria 2007 sarebbero facilmente superate in dimensioni e combattività. In assenza di un Visco di turno, a produrre lo stesso effetto ci hanno pensato i rincari del greggio, ma soprattutto dei derivati leggeri del petrolio che - ironia della sorte - sono stati in buona misura trainati proprio dalla elevata e crescente domanda americana. Così il prezzo medio alla pompa della benzina è salito da 1,59 dollari al gallone nel 2003 a 2,30 dollari nel 2005, per raggiungere quota 2,61 nel periodo del 2006 fino al 15 novembre (ma in luglio aveva toccato la punta di 3 dollari). Con conseguenze fino a poco tempo fa impensabili. Gli acquisti in America di Suv e di minivan nel 2005-2006 sono diminuiti per la prima volta dal 1990. Dal 56 per cento di tutti i veicoli nuovi comperati nel 2004 sono scesi al 55 per cento nel 2005 e al 53 nel 2006. Per quanto ancora modesta, si tratta pur sempre di un’inversione di tendenza, che si accentua se si tiene conto dell’analoga tendenza dei costruttori a ridurre le dimensioni dei Suv. [...]
Anche in termini di consumi la tendenza è analoga: la domanda di benzina è cresciuta mediamente dell’1,6 per cento l’anno fra il 1989 e il 2004, dello 0,3 per cento nel 2005; nei primi undici mesi del 2006 ha per la prima volta da tempi immemorabili registrato una riduzione dell’1 per cento. Durerà? [...]