Anche se mancano pochi mesi alla completa liberalizzazione... tutto tace

di Giuseppe Gatti

Mancano ormai pochi mesi alla scadenza del 1 luglio 2007, che dovrebbe segnare la completa liberalizzazione del mercato elettrico, ed è impressionante il silenzio che accompagna l’avvicinarsi di questa data. È ben vero che se gli utenti interessati sono moltissimi, circa 28 milioni, i volumi di energia interessati sono solo tra il 20 e il 25 per cento del mercato, ma questa non è una buona ragione per trascurare gli effetti complessivi del potenziale venir meno dell’area del vincolato.

Sino ad oggi infatti le tariffe fissate dall’Autorità per un mercato che nel segmento industriale è ormai pressoché inesistente hanno continuato a guidare anche il mercato libero. I clienti continuano a ragionare in termini di sconto sul vincolato e la pigrizia (e la convenienza) dei grossisti poco ha fatto per modificare mentalità e parametri di calcolo. Tutti gli addetti ai lavori sanno che ormai le tariffe del vincolato, basate su un profilo di prelievo proprio delle utenze domestiche e delle partite IVA professionali, degli esercizi commerciali, dei servizi e del piccolo artigianato, poco hanno a che vedere con i costi di fornitura delle utenze industriali e del grande terziario che alimentano il mercato libero, ma questa consapevolezza non è divenuta cultura diffusa e non informa le scelte dei clienti finali. Si aggiunga

"I CLIENTI CONTINUANO A RAGIONARE
IN TERMINI DI SCONTO SUL VINCOLATO
E LA PIGRIZIA (E LA CONVENIENZA)
DEI GROSSISTI POCO HA FATTO
PER MODIFICARE MENTALITÀ
E PARAMETRI DI CALCOLO"

che la disinformazione delle associazioni dei consumatori ha portato a mitizzare il ruolo dell’Acquirente Unico, per cui il soggetto che meno ha saputo trarre vantaggi dalla liberalizzazione del mercato appare al contrario come il paladino dei clienti vincolati, che sembrano oggi messi a rischio dalla piena apertura del mercato e dal processo di responsabilizzazione che inevitabilmente questo comporta. Il rischio dunque che succeda sul mercato elettrico quanto è successo sul mercato gas, dove per la grande platea delle signore Maria non è cambiato nulla, con prezzi che in realtà sono tariffe, ancora definite dall’Autorità e con un bassissimo grado di competizione tra i venditori, è estremamente alto. Con una differenza, che al tempo stesso è un’aggravante: mentre sul mercato del gas i margini di competizione sono quanto mai ridotti, perché per lo più la materia prima è comunque di origine Eni e mancano dunque i presupposti stessi per la competizione, nell’elettricità la situazione è diversa e vi sarebbe lo spazio per una, sia pur limitata, concorrenza anche sulle utenze residenziali. È vero che i costi di acquisizione di questi clienti e ancor più il costo di gestione che comportano sono particolarmente elevati e questo scoraggia l’ingresso sul mass market di molti operatori, ma è soprattutto la mancanza di un quadro regolatorio sufficientemente definito e certo a costituire oggi una vera barriera all’ingresso.

Se il ministero per lo Sviluppo economico da un lato e l’Autorità da un altro non si danno una mossa e non sciolgono i molti nodi ancora intrecciati, al 1 luglio non succederà nulla sul mercato, ma in compenso la situazione si farà ancora più confusa. Intanto cosa capiterà ai consumatori che non avranno optato per il mercato libero (e saranno la stragrande maggioranza)? Immaginiamo che continueranno ad essere forniti, come oggi, dall’AU tramite i distributori, cioè continueranno erroneamente a credere di essere alimentati da Enel Distribuzione e dalle ex-municipalizzate e sin qui nulla di particolarmente grave. Continuerà però ad esistere una tariffa, magari camuffata, come è nel gas, sotto le spoglie di un prezzo di riferimento posto dall’Autorità? E continuerà questa tariffa a coprire i costi, quali che siano, di un AU che non ha vincoli di bilancio perché tanto le sue perdite sono coperte a piè di lista dalle tariffe? E chi esce o è uscito dal vincolato, potrà rientrarvi a proprio piacimento? Non continuiamo con il gioco degli in-terrogativi. Constatiamo che un Libro Bianco sulle modalità di passaggio alla nuova realtà, sui problemi che si presentano, sui pro e sui contro delle varie soluzioni, non è in corso di stampa, come sarebbe in un qualunque Paese normale (o civile?), e che ancora una volta dovremo aspettare l’ultimo momento, quando sotto l’urgenza dei fatti una qualche soluzione bisognerà pure trovarla. Che poi sia la migliore è improbabile, ma a quel punto l’importante sarà aver rispettato una scadenza che ci è stata imposta da Bruxelles. Perché, fosse stato per noi, questo tormento ce lo saremmo evitato e pazienza se la liberalizzazione dell’ultimo segmento di mercato doveva ancora attendere.