La domanda delle imprese tra overcapacity e dualfuel
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di Dario Cozzi



Se non esistono più le stagioni di una volta… lo stesso, a maggior ragione, si può dire per quelli che fino a ieri rappresentavano i punti saldi del mercato elettrico italiano. Le recenti evoluzioni, in particolare con il considerevole aumento della capacità da fonti rinnovabili, hanno infatti mutato (radicalmente) lo scenario di riferimento. In quale direzione? Lo abbiamo chiesto a Massimo Protti, presidente di Assoutility.



Se non altro oggi dovrebbe esserci più concorrenza di ieri
**Vale forse la pena sottolineare prima di tutto alcuni aspetti generali dell’economia italiana nel suo complesso. Trovo infatti abbastanza singolare parlare di concorrenza – in generale – in un Paese come il nostro, con un’attrattività degli investimenti stranieri bassissima (siamo al ventinovesimo posto nella classifica mondiale), una pressione fiscale pari al 55 per cento, altissimi costi burocratici, infrastrutture carenti e una complessiva inefficienza di fondo… Tutti fattori che ci penalizzano pesantemente rispetto ai nostri principali competitor come Germania, Francia e Gran Bretagna. Non solo scoraggiano apertamente chi vorrebbe investire qui da noi, ma mettono anche in fuga le nostre stesse aziende. Il tutto si riflette ovviamente anche sulle questioni energetiche, dove parlare di concorrenza diventa a questo punto un discorso abbastanza astratto.


Più nel concreto?
**Pensiamo alla normativa fiscale sull’energia: in Italia ha una serie di misure agevolative. Queste, però, interessano solo alcuni; quindi per poterne beneficiare devi dimostrare di rientrare nelle categorie esenti. Peccato che in meno di dodici mesi la normativa sia già cambiata due volte, e si aspetta per fine anno un’ulteriore modifica con tutto quello che comporta per il consumatore (che intanto paga le imposte ed eventualmente per recuperarle dovrà aspettare anni).
Per non parlare del grossista che lascia in mano all’erario decine di milioni, grazie ad un assurdo sistema di pagamenti che inevitabilmente lo rende meno competitivo sul mercato. Alla faccia della libera concorrenza! [...].



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