L’energia cambia ma ci costerà caro
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di G.B. Zorzoli


Una sola cosa è certa: fra non molti anni il sistema energetico italiano sarà sensibilmente diverso dall’attuale. Le previsioni 2011-2025 dell’Unione Petrolifera mettono in evidenza una domanda di prodotti derivati dal greggio tendenzialmente in calo: da 64,0 nel 2010 a 61,5 milioni di tonnellate nel 2025. Questo, ipotizzando che, dopo il 2020, l’apporto dei biocarburanti rimanga fisso al 10 per cento previsto per tale data dalla Direttiva europea del 2009 (assunzione poco credibile) e la penetrazione di veicoli a metano, ibridi ed elettrici rimanga modesta (il che non è affatto scontato).

A fronte di un trend della domanda interna di prodotti petroliferi probabilmente peggiore di quello previsto dall’Unione Petrolifera e della scarsa credibilità di un apporto crescente da parte delle esportazioni, al sistema di raffinazione nazionale, già oggi in crisi, potrebbero mancare le risorse finanziarie necessarie per effettuare le radicali trasformazioni tecnologiche richieste dall’andamento dei mercati; trasformazioni che rischierebbero di risultare comunque insufficienti, in quanto applicate a processi produttivi caratterizzati da dimensioni troppo ridotte per garantire le necessarie economie di scala.

Poiché una parte significativa degli investimenti in nuove raffinerie è localizzata in Paesi produttori di petrolio, in un futuro non troppo lontano potremmo trovarci (insieme ad altri Stati europei) ad importare direttamente benzine e gasoli, trasferendo così all’estero una quota ancora più rilevante del valore aggiunto del ciclo petrolifero, ma soprattutto, con ricadute negative in termini di sicurezza energetica.
Per evitare esiti del genere, sarà indispensabile che l’Unione europea e gli Stati membri definiscano e attuino interventi specifici per promuovere nel sistema di raffinazione sia innovazioni, sia economie di scala. In tal caso, però, occorre essere consapevoli degli oneri diretti o indiretti che dovranno andare a carico della fiscalità generale o, come quasi sempre è accaduto in Italia, dei prezzi pagati dai consumatori dei prodotti petroliferi. Più specifiche del nostro Paese sono viceversa le prospettive nel settore del gas. [...]



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