di Giuliano Agnolini
UN CONCORSO INTERNAZIONALE
HA PREMIATO IL PROGETTO DI TOM MEYNE
PER LA REALIZZAZIONE DEL NUOVO CENTRO
DIREZIONALE ENI A SAN DONATO MILANESE
Quando lo vedremo dal vivo, farà sicuramente un certo effetto. Ma anche ad osservarlo in miniatura, fa (già) un certo effetto. Nel primo caso, bisognerà attendere il 2015. Nel secondo, è bastato visitare, recentemente, la mostra ospitata alla Triennale di Milano e intitolata “Un nuovo segno”.
Sveliamo… Si tratta del progetto che si è aggiudicato il concorso internazionale per il nuovo centro direzionale eni a San Donato. Proprio lì. Ad un tiro di schioppo da Milano, nella matteiana Metanopoli.
Ricordare il cane a sei zampe ed il suo fondatore non significa concentrare nel nome e nell’impresa una fetta importante della nostra storia (non solo energetica) ma anche qualcosa che resterà sicuramente nella storia dell’architettura e dell’urbanistica a conferma di una originaria e mai smentita inclinazione dell’uomo e del brand al nuovo e alla cultura. Una dualità, per altro, che si rivela inscindibile, almeno, nei casi migliori. Quelli, appunto, che fanno storia. Farla non è facile, serve un’eccellenza tecnica e creativa e una sensibilità sociale particolare.
Dalla nascita di Metanopoli, nei primi Anni Cinquanta, al progetto vincente di Tom Meyne che prenderà forma in tempo per mostrarsi in coincidenza dell’Expo 2015, c’è un filo conduttore che salda correnti diverse e modi di vedere le forme. Allora, e anche negli stadi successivi di ampliamento, una notevole dose di razionalismo con i suoi equilibri volumetrici, un certo ordine si direbbe quasi lombardo, pulito, solido, modernamente borghese calato armoniosamente nel territorio.
Allora, costruire nel verde e per il verde era quasi un evento, tanto quanto pensare un quartiere su misura per chi vi lavorava. Non solo Mattei, anche Marzotto, Olivetti…[...]
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