INFO@COMUNI - Rubinetti aperti, ma senza bersi il cervello

27 aprile 2012 - INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA - Spesso si dimentica che l’acqua è un bene prezioso che non va compromesso da sprechi individuali e carenze infrastrutturali. Nel mondo un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua potabile con drammatiche conseguenze. Un italiano consuma quotidianamente circa due volte e mezzo in più di un tedesco. Gli investimenti necessari per migliorare la nostra rete idrica.

Con l’acqua non c’è molto da scherzare. Se ne conosce l’importanza vitale ma nel mondo un miliardo di persone non ha accesso a quella potabile, due miliardi non fruiscono di acqua sana. Le conseguenze? Ogni anno, otto milioni di persone muoiono per malattie scatenate dal “dramma dell’acqua”. Che fare, soprattutto di fronte ad uno scenario che si evolve con prospettive non proprio confortanti? Infatti, uno studio dell’Ocse annuncia che da oggi al 2050 la domanda mondiale di acqua aumenterà del 55 per cento. Facile intuirne le cause. La crescita demografica e l’inarrestabile corsa all’urbanizzazione senza dimenticare anche lo sfruttamento irrazionale di bacini e corsi d’acqua, soprattutto nelle aree emergenti del Pianeta.
Ma veniamo a casa nostra, dove la situazione non è così preoccupante anche se periodicamente si ripropone un problema siccità da non sottovalutare. Sarebbe, quindi, opportuno incominciare ad abbattere gli sprechi e ottimizzare le risorse. Alcuni dati, partendo dalla rete idrica che in alcune aree del nostro Paese fa acqua… con perdite vicine in alcune regioni al 60 per cento ed una media nazionale del 35.
Secondo l’Istat, nel 2008, il quantitativo di acqua potabile disponibile toccava i 9,04 miliardi di metri cubi, destinati ad essere immessi nelle reti comunali. Ancora qualche numero. Ad ogni italiano toccano 72,9 metri cubi l’anno che tradotti in consumo giornaliero fanno 199,7 litri (cucinare, lavare, lavarsi…).
Ma c’è qualcosa che non quadra se un cittadino italiano consuma due volte e mezzo in più rispetto ad un tedesco. Certo, influiscono le abitudini, ma non va sottovaluta la situazione spesso critica della rete di distribuzione che, come ricordato, rischia di assomigliare ad uno scolapasta. Per porvi rimedio, servono circa 65 miliardi da investire nell’arco di un trentennio nell’adeguamento e rinnovamento delle infrastrutture. Non sarebbero soldi sprecati.


Leggi le altre news