INFO@COMUNI - Spazzatura tecnologica, meglio non tirarci un bidone!

24 febbraio 2012 - INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA - Migliora in Italia la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) che attualmente raggiunge i 4,3 chilogrammi per abitante; ben lontana, tuttavia, dagli oltre 10 chilogrammi che si riscontrano nel Nord Europa.
Sempre più stringenti le norme e gli obblighi emanati dal Parlamento europeo che entreranno in vigore entro il 2020.


Che cosa sia la spazzatura, lo sanno anche i bambini. Che cosa sia la spazzatura tecnologica, non lo sanno in molti. Può, anche, apparire strano l’accostamento tra spazzatura e tecnologia, parole che rispettivamente richiamano alla memoria qualcosa che ha scarso o molto valore. Eppure, nel nostro – per il momento immaginario - bidone ci sta una montagna di RAEE, ovvero rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Magari quel bidone è utilizzato da poco ma lo sarà sempre di più perché contiene piccoli e grandi elettrodomestici, computer, dispositivi elettrici ed elettronici, cellulari, lampade fluorescenti e tutto quanto fa modernità. Probabile? Certo, considerando che attualmente in Italia si raccolgono (lo fanno appositi consorzi) 4,3 chilogrammi pro-capite, una cifra che tuttavia resta abbondantemente inferiore a quella (oltre 10 chilogrammi) che si riscontra in Nord Europa.
Ancora un dato: lo scorso anno, nel nostro Paese la produzione di rifiuti elettronici ha toccato circa 960 mila tonnellate (15,7 chilogrammi per abitante) e meno di un terzo di questo quantitativo è stato quindi trattato correttamente. Non è un problema da poco, non solo sotto il profilo della tutela ambientale ma anche in termini di risparmio. Ovvero, meno emissioni di anidride carbonica e recupero di plastica, ferro e vetro (anche il 90 per cento) da riutilizzare nei cicli produttivi.
Tutto ciò in Italia, ma anche l’Europa non sta con le mani in mano. Recentemente, il Parlamento UE ha annunciato un aggiornamento di una direttiva del 2003 con regole che entreranno in vigore entro il 2020, quando il volume dei rifiuti elettronici raccolto a persona dovrà risultare pari a 20 chilogrammi. Ad esempio, i consumatori del Vecchio Continente potranno restituire presso negozi (con superficie superiore ai 400 metri quadrati) i piccoli dispositivi elettronici senza l’obbligo di acquistarne di nuovi.
Secondo le previsioni dell’Unione Europea, il volume complessivo dei RAEE salirà a 12 milioni di tonnellate entro la fine del decennio. Si procederà per gradi: entro l’anno 2016 ciascun Paese dovrà raccogliere 45 tonnellate di rifiuti su 100 tonnellate di beni immessi sul mercato e dopo tre anni bisognerà toccare il 65 per cento. Per gli italiani, ciò si tradurrà in una raccolta pro-capite di circa 7,5 chilogrammi nel 2016 e di quasi 10 chilogrammi nel 2019.
Infine, sempre da Bruxelles un giro di vite per evitare la spedizione di RAEE in Paesi scarsamente dotati di adeguate strutture di smaltimento e, soprattutto, poco inclini alla tutela della salute degli addetti ai lavori.
Dunque, tanti motivi in più affinché i RAEE finiscano nelle isole ecologiche e non nel bidone.


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