di Agostino Re Rebaudengo
Nel 2011 il settore delle fonti rinnovabili ha registrato in Italia un notevole incremento della potenza installata, dovuto principalmente alla realizzazione di impianti fotovoltaici (fonti GSE contano 79.477 nuovi impianti). Tuttavia il 2011 è stato anche un anno di grande incertezza normativa.
L’adozione del D. Lgs. 28/2011 (Decreto Romani), che ha dato finalmente attuazione alla Direttiva europea sulla promozione dell’uso dell’energia elettrica da FER (2009/208/CE), è stato accompagnato da una politica governativa poco attenta al settore e in parte penalizzante, che ha disatteso le aspettative di crescita immaginate da operatori e investitori per questo primo decennio del secolo. Situazione paradossale, se solo si pensa agli obblighi assunti dall’Italia in sede comunitaria con il pacchetto 20-20-20, il cui mancato rispetto implica il pagamento di ingenti sanzioni.
Il Decreto Romani ha avviato un processo di allineamento degli incentivi a sostegno delle fonti rinnovabili ai più bassi parametri europei, senza però risolvere la grave situazione che da anni caratterizza i procedimenti autorizzativi, lunghissimi, complessi, regolati da norme che si susseguono e si stratificano, spesso con effetti retroattivi, generando incertezza sia per i produttori, sia per gli investitori.
In questi anni troppe competenze in materia autorizzativa sono state delegate alle Regioni, senza però definire un’adeguata ripartizione degli impegni assunti a livello nazionale (burden sharing). Non sono mai stati infatti fissati gli obiettivi regionali, né disciplinate le relative responsabilità e sanzioni. Per di più ogni Regione si è dotata, nel tempo, di norme proprie e spesso eterogenee, caratterizzate da illegittimi vincoli, divieti e moratorie.
L’inerzia e la lentezza dei procedimenti autorizzativi rappresentano da sempre un costo molto elevato per tutto il sistema... [...].
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