L’acqua post referendum scorre verso l’Europa
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di Maria Mazzei


Europa, quasi Europa. Questa la cornice del presente e del futuro dell’acqua in Italia, divenuta in questo 2011 uno dei temi dell’anno grazie alle consultazioni referendarie del giugno scorso. Dal punto di vista giuridico la bocciatura per via referendaria dell’ennesima riforma sui servizi pubblici locali (cosiddetto decreto Ronchi-Fitto) ha sancito la “riviviscenza” del quadro normativo e regolatorio europeo, che prevede l’affidamento dei servizi tramite gara o tramite affidamento diretto a società miste o interamente pubbliche. Ma sono le valutazioni relative al comparto industriale che meglio di qualsiasi discettazione giuridica possono svelare l’oggettività di un servizio che a livello nazionale sconta ancora ritardi applicativi e investimenti insoddisfacenti; oltre ad una distanza ancora significativa dalle medie quantitative e dalla prassi europee.

Il quadro è offerto, come ogni anno, dal rapporto Blue Book. I dati sul servizio idrico integrato in Italia, a cura della Fondazione Utilitatis con il supporto dell’ANEA (Associazione Nazionale Enti d’Ambito). Il Blue Book parla chiaro: gli investimenti nel settore idrico nei prossimi trent’anni saranno pari a 65,15 miliardi di euro (2,17 miliardi di euro l’anno), con una compartecipazione da parte dello stato pari al 9,1 per cento del totale. [...].

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