Quando il mercato ha nome e cognome |
Drilling
Credo sia utile parlare di un fenomeno del mercato petrolifero internazionale che ormai dura da più di un anno e viene considerato dagli operatori una normalità con cui misurarsi e fare business. Nessuno si chiede più la ragione e la causa del fenomeno e se debba o possa durare ancora. È solo un’opportunità in più, per chi può, di fare soldi. Si tratta della differenza di prezzo fra il Brent (Greggio del Mare del Nord) e il WTI (West Texas Intermediate).
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Parlando con gli addetti ai lavori e con i vari analisti di mercato (quasi tutti dipendenti da uffici studi di banche internazionali), la spiegazione del fenomeno è assolutamente chiara e semplice. Si tratterebbe della mancanza di capacità di trasporto e stoccaggio a Cushing in Oklaoma, punto di raccolta di tutti i greggi prodotti negli Stati del Sud e dei greggi provenienti dal Canada e snodo di tutte le pipeline che portano il greggio verso le aree industrializzate del Mid Continent e del Nord Est. Inoltre, il sistema non consente alcuna possibilità di dirottare il greggio accumulato a Cushing verso le aree di raffinazione del Golfo del Messico e della Costa Orientale (Philadelfia, New York). Tutte le pipeline sono state costruite per garantire esclusivamente il flusso dal Sud verso il Nord. In altre parole, la mancanza di capacità di stoccaggio e di trasporto verso il Nord limiterebbe la possibilità dei vari produttori di inviare il loro greggio a Cushing e quindi imporrebbe loro di ridurre la produzione.
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Si tratta di una tesi assolutamente condivisa fra tutti gli operatori di mercato, ma che non ha alcun senso logico e non è supportata da alcun dato reale. Se fosse vera [...] perché lo sconto sul Brent si è fermato soltanto a 25-26 dollari/barile? [...]
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