De Luca: “Aspettando la vera competitività“
Domenico De Luca

di Fabio Terni


“Purtroppo dobbiamo constatare che la ripresa economica si sta manifestando a diverse velocità, sia per quanto riguarda i Paesi sia per i settori economici (più rapido quello finanziario, meno quello industriale). In generale il processo è più lento delle aspettative e per alcuni mercati ci vorranno ancora anni prima di riprendere il livello di investimenti e di interscambi pre-2008”.
Nella vision di Domenico De Luca, responsabile Energy Trading e Origination del Gruppo EGL, la fase di recessione non può ancora dirsi del tutto archiviata. E questo vale anche per il settore energia. “In questo campo, in particolare, la crisi ha comportato una forte tensione sui margini degli operatori, che hanno risposto con politiche di razionalizzazione delle attività e dei progetti. Un segmento positivamente controcorrente è stato quello dell’energia rinnovabile, che ha attratto grandi investimenti e ha generato un’importante redditività, anche se indubbiamente legata alle politiche di incentivazione governative”.

Alcuni osservatori segnalano un rallentamento - o addirittura un ripensamento - nel percorso di liberalizzazione dei mercati europei. Ci può fare il punto sullo stato dell’arte?
**EGL ha commissionato recentemente una ricerca proprio su questa tematica (Analisi e impatto economico delle liberalizzazioni sul mercato energetico italiano ed europeo - ICOM Roma 2010) e i risultati non sono stati particolarmente confortanti. Formalmente l’apertura c’è stata, ma il grado di concentrazione del mercato ha subito solo una minima riduzione. Se si esclude il Nord Europa, i grandi campioni nazionali hanno mantenuto nei loro rispettivi Paesi una forte predominanza, a discapito della competitività del sistema.
Anche il processo di unbundling della rete è stato solo parziale: la separazione tra la rete e la vendita o produzione è stata spesso realizzata solo tra entità legali all’interno dello stesso gruppo. Inevitabili, quindi, i conflitti di interesse. La tendenza in alcuni Paesi è poi quella di arroccarsi intorno agli operatori incumbent con normative poco favorevoli alla libera competizione o con atti ostili verso l’ingresso di nuovi entranti nel mercato o nei capitali delle aziende locali.

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