Campania con la polvere sotto il tappeto

di Nicolas A. Barnes


La notizia è datata 11 gennaio 2011: la direzione Ambiente della Commissione europea ha affidato a una società di Parigi, la Bio Intelligence Service, il compito di indagare sull’emergenza rifiuti della Campania. Lo studio si chiama Implementing EU waste legislation for Green Growth e riguarda non solo la Campania ma anche alcune aree critiche in Grecia, Slovacchia e Portogallo. Eppure, il caso più eclatante è certamente quello della Campania, una regione il cui sistema di trattamento rifiuti è nel mirino dell’Unione europea fin dal 2007.

I primi risultati del Rapporto francese dovrebbero essere pronti entro la prossima estate e rappresenteranno il supporto decisivo per le decisioni che la Commissione dovrà prendere in merito a una nuova procedura di infrazione, dopo quella avviata nel 2007 e conclusa il 4 marzo 2010 quando la Corte di giustizia europea del Lussemburgo - pronunciandosi proprio sul ricorso della Commissione - ha condannato l’Italia per non aver saputo gestire l’emergenza rifiuti in Campania. Nonostante le numerose ispezioni condotte dai funzionari europei - ha affermato lo scorso dicembre Maria Pia Bucella, capo della direzione Ambiente dell’UE - vi sono molti aspetti della vicenda che non sono ancora stati chiariti.

             
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Campania’s waste crisis has been dragging on for 20 years now, first and foremost in Naples, going back and forth every now and then with constant severity, like some kind of an odyssey to which a new chapter was recently added by fresh news: the European Commission’s directorate general for Environment has entrusted Bio Intelligence Service, a Paris-based company, with the task of investigating the garbage emergency which affects the Italian Region.
The survey is titled Implementing EU waste legislation for Green Growth, and it will also cover some environmentally critical areas of Greece, Slovakia and Portugal, in addition to Campania. Yet, the case of Campania is certainly the most striking.
The fact that a French environmental organization was asked to provide advice on the matter testifies to the lack of confidence of the Commission in Italy’s ability to solve such a serious problem on its own.

Considering the plethora of provisions that have been issued over the past 15 years, one can see that every initiative had to be taken in the context of an ongoing state of emergency, that is to say an extraordinary situation as defined by the Ciampi administration in 1994 upon the appointment of the first Government official being granted extraordinary powers. Since then, ten Special Commissioners and several governments have been taking turns, but it was precisely such a Commissionerbased approach to the issue that eventually made it become chronic.
As the “Commissione parlamentare d’inchiesta” (Parliament’s Commission of Inquiry) established in 2007 pointed out, “[…] the Special commissioner-based system turned out to be unfit to tackle the challenges it was created to solve”, adding “ […] plus, such a state of emergency within an emergency has called for very short term solutions with increased frequency”.
Hence, the notion of emergency as the need to find quick remedies, caused existing regulations to be often ignored or bypassed because of more stringent needs, while making people lose sight of the need for structural measures.
The key to optimal waste management is effective waste segregation, which is still far from being a well established practice; it’s a long and winding road we urgently need to embark on.

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Ad esempio, non si è capito dove finiranno i rifiuti campani, in attesa della realizzazione degli impianti di compostaggio e termovalorizzazione. Il Piano inviato dalla Regione Campania è all’esame degli uffici UE. Come è stato più volte affermato, esso dovrebbe dare una risposta precisa al requisito irrinunciabile posto dalla UE: trovare una soluzione strutturale e globale al problema dei rifiuti.
In ogni caso, il ricorso inusuale al parere dell’organizzazione ambientale francese è indicativo della scarsa considerazione che la Commissione ha della capacità dell’Italia di risolvere in proprio il gravissimo problema.

La questione rifiuti è quindi divenuta nel tempo di valenza europea, con numerose manifestazioni di forte preoccupazione per l’evolversi della situazione. Quasi in contemporanea con la posizione fortemente critica dell’Europa, tuttavia, in Italia veniva approvato dal Parlamento un decreto legge che - nei fatti - dichiara finita l’emergenza e sancisce il ritorno alla normalità. Tale decreto legge contiene infatti disposizioni relative al subentro delle amministrazioni locali nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti.

“Finalmente ci sarà lo strumento normativo per mettere mano in maniera strutturale alla gestione del ciclo dei rifiuti - ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Il provvedimento consentirà dunque al presidente della Regione di nominare un commissario straordinario per accelerare la realizzazione di impianti strategici e di definire con ordinanza, in particolari situazioni di criticità, i conferimenti di rifiuti tra le Province. L’obiettivo è una normalità efficiente e condivisa”.
Devo constatare che le parole del ministro sarebbero state un viatico beneaugurante per il processo di soluzione del problema rifiuti, se esse non fossero parola più parola meno le stesse che hanno accompagnato la congerie di provvedimenti emanati negli ultimi 15 anni.
Il quadro in cui ci si è mossi è stato sempre quello dell’emergenza, cioè una condizione di eccezionalità istituita dal Governo Ciampi nel 1994 con la nomina del primo Commissario di Governo con poteri straordinari. Da allora si sono avvicendati dieci Commissari e diversi governi ma, secondo quanto evidenziato dalle inchieste svolte, è stata proprio la gestione commissariale che ha creato l’attuale, per molti versi incontrollabile, situazione di cronica criticità. [...]

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