Laspina: “La Cina è un’altra cosa...”

di Davide Canevari

Antonino Laspina, direttore ufficio ICE di Pechino e coordinatore degli uffici ICE in Cina
“La Cina è un’altra cosa. Non è ciò che - il più delle volte - si pensa in Italia. E in questo essere altra cosa si celano grandi opportunità di business. Se saremo in grado di coglierle, anche per noi questo Paese potrà rappresentare una fonte di ricchezza; altrimenti, altri lo faranno al nostro posto”. Un chiaro messaggio con il quale Antonino Laspina, direttore ufficio ICE di Pechino e coordinatore uffici ICE in Cina, sembra voler richiamare l’attenzione di chi ancora oggi tende a considerare l’economia più dinamica del Pianeta come probabile rischio o remota opportunità.

“La visione prevalente della Cina - prosegue Laspina - è datata e tende a sottovalutare i segnali di cambiamento sempre più numerosi. Pensiamo alla nuova linea ferroviaria super veloce Hangzhou-Shanghai, inaugurata lo scorso ottobre.
Si tratta del treno più veloce oggi in esercizio a

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“Most Italians often have an outdated image
of China and they also tend to underestimate its
ever-increasing signs of change. If we are able
to read them, it will certainly become a source of
wealth for us too”. Antonino Laspina, the director
of ICE Office in Beijing and coordinator of the ICE office network in China, seems confident that,
for our country, the most dynamic economy
in the world may hold more opportunities than risks. Chinese projects underway in the energy sector are smashing all previous records.
Against this background, big multinationals as well as small enterprises may find their place there. Unlike international competitors, Italy does not really possess any system technology, yet it boasts leading positions in application technologies, components, specific hi-tech solutions. Tangible opportunities are there, for those who are confident enough to take them.

“C
hina takes Made in Italy very seriously - says Laspina - especially when it comes to quality.
Italy’s prestigious track record started being built in the Sixties, when, with Germany, we started exporting to China machinery for processing textiles, wood, plastics, mechanical components and so on. China’s economic growth was very often prompted by our machinery. That is why we are still regarded as the country of machines”. Yet, there are some weak points, calling for action. “Small and medium enterprises, especially, still find it hard to assign people with specialized job positions to such market, to train ad hoc staff, to ensure a well-established, ongoing presence on the territory. Italian companies must devise a strategy based on aggregation, take care of supply chains, adopt new business models that go beyond the conventional agent-based logic, ensuring stronger and better presence on site”.

Last hurdle: intellectual property rights. “I can’t deny China may still have issues in that regard. On the other hand, foreign companies also have their responsibilities, since they have long underestimated the problem. A lot of people thought it would take an unpredictable amount of time for China to reach our same levels of technology, by they were proven wrong. China’s technical ability developed faster than expected, which also offers advantages.
When China finally started creating innovation itself, it became aware that such innovation had
to be safeguarded against unfair competition that may cause harm. China’s awareness that traditional roles are reversing and that it may be the one to suffer huge damages is taking root”.

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livello mondiale, con una punta di 420 chilometri/ora e una media di 350 chilometri/ ora. Nello stesso tempo è anche un tracciato che mette in collegamento due città, rispettivamente con 12 e 18 milioni di abitanti".

"È dunque un
sintomo della nuova Cina, che nel settore trasporti ha deciso di passare con decisione dalla gomma alla rotaia. Il prossimo traguardo sarà il collegamento di Pechino con Shanghai: oltre 1.000 chilometri che potranno essere percorsi già nel 2012 in sole 5 ore. Un grande risultato, considerando l’orografia complessa dell’area interessata dalla nuova infrastruttura, con un investimento complessivo stimato in 33 miliardi di dollari. È qui l’essenza del profondo cambiamento in essere”
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Ci aiuti a comprenderlo.
Nonostante la Cina sia un Paese con immense riserve di carbone, ha davvero deciso di mettere a fuoco una nuova strategia di crescita low carbon. E le realizzazioni nel settore dei trasporti ne sono una prova evidente. Lo stesso può dirsi per il comparto energetico. Qui si è deciso di intervenire sia sul versante tecnologico sia sul lato della domanda, in entrambi i casi ponendosi obiettivi molto ambiziosi.
Stranamente, negli ultimi sei mesi la domanda interna di energia risulta in calo, pur in presenza di un’economia che sta progredendo con un tasso annuo del 9 per cento. L’orientamento verso una sostenibilità ambientale della crescita è chiaro e deciso e la Cina intende raggiungere i suoi traguardi in tempi (relativamente) molto serrati. Si pensi all’obiettivo di una quota pari al 20 per cento per il nucleare da raggiungersi entro la fine del 2020. Oppure, all’ancor più elevato ritmo di sviluppo delle rinnovabili: fotovoltaico, eolico, biogas, biomasse.
Ciò che rende ancora più affascinante il contesto cinese è la possibilità di fare sperimentazioni e applicazioni tecnologiche su una scala dimensionale che non ha eguali altrove nel mondo. Le realizzazioni che si concretizzano, anche nel settore delle rinnovabili, polverizzano i record precedenti e diventano il nuovo punto di riferimento.

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