Governatori: “Cercasi neolaureato creativo e rigoroso…”

di Dario Cozzi


Michele Governatori, direttore affari istituzionali e regolamentari di EGL italiaLa liberalizzazione (in Italia e in Europa) ha moltiplicato o ridotto le opportunità di ricerca nel settore energetico? Si investiva di più in uno scenario tendente al monopolio, oppure la comparsa di nuovi attori ha portato anche ad una crescita degli investimenti in R&S? Nuova Energia ha offerto questo spunto di riflessione a Michele Governatori, direttore Affari istituzionali e regolamentari di EGL Italia.


C’è chi sostiene che ai tempi dei campioni nazionali si investiva di più in R&S...
Non ho dati, purtroppo. Probabilmente è vero che Eni e Enel hanno ridimensionato le attività di ricerca meno direttamente finalizzate al business di breve periodo. Alcuni aspetti della ricerca, del resto, ha senso siano gestiti con criteri e risorse pubblicistici. Coerentemente con ciò, la trasformazione da enti a società di mercato dei campioni nazionali ha fatto sì che transitassero presso altre organizzazioni le attività di R&S. Per esempio, presso RSE recentemente confluito nel Gestore dei Servizi Energetici.

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Per quella che è la vostra esperienza aziendale, com’è il livello attuale dei neolaureati italiani nelle discipline tecniche e ingegneristiche? C’è sintonia tra il settore formativo e le esigenze del mondo del lavoro? Quale potrebbe essere il profilo ideale di una giovane risorsa umana?
Qui rischio di dare una risposta dal sapore forse troppo conservatore. Io credo che un neolaureato debba avere anzitutto una solida cultura generale. Deve saper leggere un giornale (anche il Sole 24 ore), deve saper comunicare con efficacia e correttezza anche attraverso un testo scritto. In italiano, anzitutto. Deve aver letto e amato qualche libro di letteratura, insieme alle dispense universitarie. Deve essere creativo e rigoroso nello stesso tempo, avere un’opinione sul mondo intorno a lui. E non importa quante volte quell’opinione potrà poi cambiare, com’è naturale. Deve prendersi a cuore le cose e ritenere il lavoro, e lo stile sul lavoro, un mezzo per fare la propria parte nella società, per farsi riconoscere.
Il lavoro tecnico s’impara per buona parte sul campo con umiltà e curiosità, ma le competenze di base... quelle, sono difficili da acquisire in un secondo tempo. E mi sembra che qualche volta (non sempre, naturalmente!) i neolaureati più freschi siano indietro proprio sulle competenze di base.

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