Navi in rotta con l’efficienza energetica

di Andrea Molocchi


san Mauro (Pascoli) mareIl trasporto marittimo internazionale è l’unico settore, fra i principali consumatori di energia, ad essere rimasto escluso dalle misure di attuazione del Protocollo di Kyoto, realizzate dall’Unione europea e dai principali Paesi industrializzati (con l’eccezione degli Usa che, come noto, non hanno ratificato il Protocollo). Sin dalla sua approvazione, nel 1997, il Protocollo di Kyoto aveva dato mandato all’International Maritime Organization (IMO) di definire le misure di riduzione delle emissioni di CO2 associate ai consumi energetici del trasporto marittimo internazionale, i cosiddetti bunker fuels. Purtroppo, almeno fino al 2006, l’IMO ha fatto poco o nulla in attuazione di questo indirizzo [...].

Solo a fine 2006, con l’avvio del negoziato internazionale su un accordo successivo al Protocollo di Kyoto (post 2012), l’IMO ha cercato di recuperare il terreno perduto, impegnando il MEPC, cioè il Comitato ambiente dell’IMO, su un intenso programma di lavoro che avrebbe dovuto consentirle di presentarsi alla Conferenza UNFCCC di Copenhagen di fine 2009 (COP 15) con un pacchetto definito di misure per il settore, propedeutico per la chiusura di un nuovo accordo internazionale sul clima, non limitato a impegni di riduzione dei Paesi sviluppati ma possibilmente allargato al coinvolgimento delle economie emergenti su obiettivi di efficienza energetica.
Nonostante l’impegno del MEPC (che ha lavorato anche attraverso sessioni supplementari di gruppi di esperti), l’IMO si è presentata alla Conferenza di Copenhagen con un pacchetto incompleto, soprattutto per quanto riguarda la misura più attesa: lo strumento economico di stimolo alla riduzione delle emissioni (Market Based Measure) [...].

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