Il disastro del Golfo del Messico e l’ombra di Chernobyl

di Vittorio D'Ermo


L’incendio e la distruzione della piattaforma della BP nel Golfo del Messico con i suoi effetti devastanti su una zona di enorme estensione rievoca molti aspetti del tragico incidente della centrale Ucraina, avvenuto circa 24 anni fa.


L'EVENTO
Una prima analogia riguarda la rimessa in discussione delle tecnologie e dell’adeguatezza delle misure di sicurezza ad esse collegate. Esiste poi un altro aspetto che i due disastri stanno evidenziando, che è quello costituito dalla gestione delle misure di sicurezza, dove la loro inadeguatezza o l’errore umano possono avere un ruolo determinante.
In ambedue i casi si tratta di eventi gravissimi, con pesanti conseguenze sull’ambiente e su aree molto estese. In entrambi i casi sono stati coinvolti impianti energetici di due filiere distanti tra loro, ma di grande rilievo nell’ambito del soddisfacimento dei fabbisogni energetici mondiali e quindi con un enorme impatto sull’opinione pubblica.
Anche se nell’incidente del Golfo del Messico non si intravvede la sequenza di errori che portò all’esplosione della centrale nucleare, ovvero il blocco delle misure automatiche per sperimentare l’esercizio in condizioni limite, il tema della mancata prevenzione tende ad accomunare i due incidenti, così come l’inevitabile rischio di reazioni di tipo emozionale che possono portare ad atteggiamenti di rifiuto aprioristico, trascurando le valutazioni scientifiche sulle cause e sui rimedi.
L’esperienza di Chernobyl a distanza di ventiquattro anni dimostra come un singolo incidente possa influire sullo sviluppo di un’industria per un periodo molto prolungato, con effetti ancora non del tutto superati. [...]

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