Gallo: “Già pronti per la rivoluzione delle smart grid”
Livio Gallo, direttore divisione Infrastrutture e reti Enel

di Davide Canevari


“L’avvento delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la crescente competitività delle fonti rinnovabili, l’esigenza di accrescerne l’apporto per motivi ambientali, le nuove e articolate politiche di governance dell’energia stanno avviando un processo di trasformazione della struttura energetica dei Paesi industrializzati.
Una trasformazione che tende a spostare sempre più il peso dall’energia prodotta a livello centralizzato verso una generazione distribuita sul territorio, anche per massimizzare l’efficienza energetica e abbattere i costi di trasmissione dell’intero sistema. Incremento che impone un profondo adeguamento delle reti elettriche, che nei prossimi anni saranno chiamate a soddisfare differenti bisogni in termini di flessibilità, economia e affidabilità, permettendo di poter usufruire a pieno dei benefici della liberalizzazione del mercato”.

Livio Gallo, direttore della Divisione Infrastrutture e Reti di Enel, sembra non avere dubbi al riguardo: le infrastrutture per il trasporto dell’energia sono sempre più strategiche, soprattutto nell’ottica di una politica energetica ispirata ai principi dello sviluppo sostenibile
.


Ingegner Gallo, quali investimenti sarebbero prioritari, in Italia e in Europa?
Le attuali reti continuano a svilupparsi per rendere possibile il costante incremento della domanda elettrica, ma gran parte di esse risalgono ormai agli anni ‘60 e ‘70 e richiedono interventi di adeguamento.
Massicci investimenti vengono pertanto programmati ovunque (in modo distinto Paese per Paese, anche per le specifiche caratteristiche tecniche) mentre, parallelamente, si deve inventare e poi programmare una rivoluzione tecnologica verso le smart grid, che hanno una logica molto diversa da quella delle reti attuali.
Sono inoltre necessari nuovi standard per assicurare un funzionamento sicuro e affidabile delle reti elettriche intelligenti, che dovranno consentire al consumatore di interagire in tempo reale. Come Enel investiamo già un miliardo all’anno nell’innovazione e implementazione delle reti, cifra destinata sicuramente a salire, anche se non è ipotizzabile che lo sforzo economico sia interamente a carico degli operatori.
Ma il nostro governo, l’Unione europea e l’Autorità per l’energia elettrica e il gas si stanno già muovendo in questa direzione.

“Come Enel investiamo
già un miliardo all’anno
nell’innovazione
e implementazione delle reti,
cifra destinata sicuramente
a salire, anche se
non è ipotizzabile
che lo sforzo economico sia
interamente a carico
degli operatorii”

Ormai tutti parlano di smart grid come di un futuro rivoluzionario rispetto ad oggi. Ci dice la sua verità sulle smart grid?
Ci crediamo molto. Il consumatore, infatti, può ora divenire anche produttore, e la rete deve quindi essere in grado non solo di distribuire energia agli utenti, ma anche di ritirare l’energia generata in casa. Il risultato dovrà essere e sarà una rete elettrica in qualche modo simile a Internet, in cui i differenti utilizzatori, interrogandosi e scambiando le opportune informazioni, potranno definire localmente i flussi di energia, nel rispetto dei vincoli tecnici e di sicurezza.
La rete dovrà quindi offrire la possibilità di conoscere il prezzo dell’energia, dando modo al prosumer, il produttore-consumatore, di decidere se consumare in quel momento oppure spostare i propri consumi in ore di minore carico, valutare l’opportunità di generare lui stesso l’energia, quanta e quando. Sarà così possibile non solo razionalizzare e rendere più efficienti le reti esistenti, ma anche favorire lo sviluppo spinto di sistemi di generazione diffusi e innovativi.
Non è un impegno da poco per l’Italia e per l’Europa. Si tratta di riprogettare reti elettriche di imponente grandezza, con conseguenti giganteschi investimenti. Ma è una sfida da vincere per giungere ad un sistema di generazione e distribuzione dell’energia elettrica più veloce, più economico, più efficiente e più sicuro. Rafforzando nel contempo l’interconnessione europea, con la sua condivisione di risorse e possibilità di scambio, in modo da accrescere anche per questa via la potenza disponibile, l’efficienza e il valore del sistema, nonché - non ultimo - la sua sostenibilità. Si tratta di una grande sfida, ma anche di una grande opportunità.

A che punto è l’Italia rispetto ai principali competitor europei?
Una volta tanto l’Italia, con la nostra azienda, è all’avanguardia mondiale. Intanto perché, con un investimento di oltre 2 miliardi di euro, abbiamo realizzato il più ambizioso progetto infrastrutturale del Paese dell’ultimo decennio. Mi riferisco al sistema telegestore e alla relativa installazione, solo in Italia, di oltre 32 milioni di contatori elettronici oggi tutti telegestiti e teleletti. Un primato tecnologico riconosciuto a livello mondiale, tanto che il primo progetto varato in ambito europeo per la cosiddetta active demand - Address - che prevede 16 milioni di euro (di cui 9 finanziati dalla Ue) per 3 progetti pilota in Italia, Francia e Spagna, ci vede capofila.
Ma altri ne stanno seguendo. Mi riferisco, ad esempio, allo European Industrial Initiative che coinvolge tutti gli aspetti delle smart grid. Su 12 linee di progetti pilota, a fronte di 2 miliardi di euro di investimenti, almeno 3 riguarderanno proprio il nostro Paese. Per questo abbiamo creato un’associazione ad hoc, la E-Dso Smart Grid Association, che raccoglie 17 tra i maggiori distributori e gestori di rete europei. Per ora siamo i soli italiani, ma ci auguriamo che altri possano seguire il nostro esempio. Penso soprattutto alle ex municipalizzate, stimolate magari da Federutility.
Insieme ad Endesa, abbiamo poi fondato Meters and More, una nuova associazione internazionale non-profit per promuovere l’omonimo protocollo della nuova generazione di Power Line Communication (PLC). Anche in questo caso auspichiamo l’ingresso di altri partner per favorire la standardizzazione dei sistemi di comunicazione a livello europeo.

Qual è l’esperienza di Enel in questo settore e quali progetti per l’immediato futuro in Italia?
Abbiamo recentemente firmato un accordo, del valore di 77 milioni di euro, con il Ministero dello Sviluppo economico relativo a un piano triennale di sviluppo delle reti per rendere meglio utilizzabile l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici medio-piccoli (da 1 a 4 kW) in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. L’obiettivo del programma di interventi

“Con il sistema
telegestore,
un investimento
di oltre 2 miliardi
di euro, abbiamo
realizzato il più
ambizioso progetto
infrastrtuutrale
del Paese dell'ultimo
decennio”

è facilitare la diffusione della generazione distribuita, sperimentando su alcuni siti pilota l’evoluzione della gestione delle reti verso un tipo misto attivo- passivo, con l’obiettivo della massimizzazione della recettività dell’energia prodotta (reti di distribuzione intelligenti MT).
A quest’ultimo riguardo, con il progetto Smart Distribution Network Operator, puntiamo a sviluppare, realizzare e testare in alcune cabine primarie prototipo un sistema di protezione, controllo e automazione per la gestione delle reti in media tensione (MT) in presenza di elevate quantità di generazione elettrica distribuita. Le soluzioni sviluppate saranno anche testate grazie ad un simulatore di rete digitale all’avanguardia, disponibile presso un Centro Prove a Milano, allestito e gestito direttamente da Enel Distribuzione.
Abbiamo avviato, con Energy@home, un progetto che ci vede coinvolti insieme a Electrolux, Indesit e Telecom Italia per lo studio e lo sviluppo di servizi innovativi basati sulla comunicazione tra gli elettrodomestici di futura generazione di Electrolux e Indesit, l’infrastruttura del nostro Telegestore e quella di telecomunicazioni su rete broadband fissa e mobile di Telecom Italia.
Anche in questo caso si tratta di un passo avanti verso lo sviluppo delle smart grid che in futuro consentiranno l’invio di informazioni agli elettrodomestici che potranno autoprogrammarsi in base alla disponibilità e al prezzo dell’energia, entrando in funzione nelle ore non di picco dei consumi e a minor costo, evitando che il contatore si stacchi per sovraccarico, bilanciandone automaticamente il consumo senza compromettere la corretta esecuzione dei cicli. Nei nostri piani dovremmo riuscire a sviluppare dei pilot test presso clienti selezionati su tutto il territorio nazionale già all’inizio del 2011.

Ci sono esperienze all’estero che vorrebbe veder riprodotte anche in Italia?
Come dicevo prima, in questo settore siamo assolutamente all’avanguardia non soltanto a livello europeo, ma mondiale.
Fornire elettricità è da sempre una sfi- da tecnicamente complessa. Significa distribuirla a milioni di utenti finali, valutando, controllando e coordinando in tempo reale (cioè letteralmente istante per istante) migliaia di impianti di generazione piccoli e grandi, e centinaia di migliaia di impianti di distribuzione e trasformazione. Non si tratta, quindi, soltanto di garantire la continuità delle forniture, ma anche di fare in modo che in tutta la rete la tensione di alimentazione resti costante o comunque con variazmolto limitate.
Tutte cose che, con oltre un milione di chilometri di linee elettriche e mezzo milione di impianti di trasformazione in gioco, come nel caso di Enel Distribuzione, richiedono un’organizzazione e un’esperienza professionale di estrema competenza. Aggiungo che i nostri livelli di qualità del servizio elettrico costituiscono le best practice europee e vengono premiati ogni anno dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas.

Una provocazione... Ha senso parlare di smart grid e più in generale di grandi progetti infrastrutturali quando, a volte, sembra essere proibitivo anche solo tirare un cavo tra due Comuni diversi per gli eccessi della Sindrome Nimby, da una parte, e per la complessità delle procedure burocratiche, dall’altra? Siamo pronti come Paese e come sistema normativo per questa rivoluzione?
La sfida posta dall’integrazione di quote crescenti di generazioni intermittenti, o comunque non sotto il diretto controllo del dispacciatore, come nel caso dei piccoli impianti di cogenerazione, richiede il ripensamento delle modalità di crescita e di controllo delle reti stesse.
Occorre sottolineare come gli interventi che mirano all’incremento dell’utilizzabilità dei corridoi infrastrutturali esistenti, non richiedendo occupazione ulteriore di territorio, consentono di rendere disponibili maggiori “punti potenziali di connessione” per produttori da fonti rinnovabili senza creare disagi ai fruitori del territorio stesso e senza diminuire le aree disponibili per l’installazione di impianti di produzione, e comportano - una volta messe a punto le tecnologie e definite le condizioni di esercizio - tempi inferiori di entrata in servizio dei nuovi impianti, elemento questo di importanza non secondaria.
Ciò detto, sarebbe auspicabile uno snellimento delle procedure autorizzative soprattutto a livello regionale.