RUBRICA - Passato (quasi) prossimo

a cura di Giorgio Stilus


Marzo-aprile 1990. Sui quotidiani del 1990, il mese di marzo debutta con poca energia. Le notizie riservate a barili, kWh, Pen e nucleare sono ai minimi storici.
In compenso, sullo scacchiere della politica ambientale si prepara una complessa partita che - a 20 anni di distanza - constatiamo essere ancora ferma alla mossa iniziale.
Si parla infatti di Mose, di Torino-Lione, di effetto serra, della disparità di vedute tra Europa e Stati Uniti sul tema dei cambiamenti climatici, di una nuova era della mobilità elettrica ormai prossima al debutto, dei rischi di un ambientalismo radicale portato all’eccesso...
Se ne parla, appunto, promettendo svolte clamorose entro i primi anni 2000. Un colpo di bianchetto e, voilà, senza dover cambiare quasi nulla degli argomenti e delle argomentazioni, l’appuntamento è ora posticipato al 2020.
Unica evidente eccezione alla voce green economy: quella che oggi è considerata la più efficace leva per superare la crisi internazionale e per creare innumerevoli opportunità di lavoro, nel 1990 era vista come l’anticamera dell’ufficio di collocamento. L’aria pulita crea in Usa migliaia di disoccupati. Allarme per la severa legge anti inquinamento che cancellerà un gran numero di posti (Corriere della Sera, 9 aprile); I caduti della crociata verde. L’ombra della disoccupazione su ottocentomila lavoratori Usa. La nuova severissima legge antinquinamento varata dal Senato costerà una pesantissima ricaduta sociale (Corriere della Sera, 15 aprile). Per il resto, un’incredibile sequela di déjà vu. [...]

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