"Auto elettriche o reti di trasporto ad alta efficienza?"

di Andrea Molocchi, responsabile Studi Amici della Terra


Da circa un anno a questa parte si riscontra un vero e proprio boom di iniziative, progetti e annunci di investimenti su scala industriale riguardanti l’auto elettrica plug in (dotata di motorizzazione elettrica alimentata esclusivamente con batterie ricaricabili). Si tratta, in realtà, di un boom non giustificato dall’arrivo delle sperate innovazioni tecnologiche nel campo delle batterie, tali da assicurare prestazioni competitive per qualità e costi con i modelli a motorizzazione ibrida o a combustione interna.
A questo boom ha certamente contribuito la fase di crisi economica globale, che nel caso dell’industria automobilistica si è innestata su una crisi più strutturale, derivante dalla fatica di mantenere nei mercati dei Paesi più sviluppati volumi annui di vendita sempre più consistenti: una convergenza di fattori di crisi che sta portando a cercare e creare nuovi spazi di mercato nella diffusione di un’auto di nicchia: non una prima auto capace di soddisfare tutte le esigenze, ma la seconda o terza auto per famiglia, quella ecologica, da utilizzare esclusivamente in città e su percorsi brevi.

«Dall'etichetta informativa2..........
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risulta la falsità che
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mentre essi semplicemente spostano la fonte di emissione»

A questi fattori di spinta si aggiungono fattori meno noti - se non agli analisti di policy - che sono i fattori di stimolo dell’auto elettrica direttamente o indirettamente contenuti nei vari provvedimenti comunitari del Pacchetto su energia e clima del giugno 2009.
Uno per tutti: il nuovo regolamento Ue per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica delle auto nuove stimola di fatto la diffusione di modelli sempre più vari per possibilità e tipi di alimentazione (a metano, GPL, biocarburanti, elettricità, idrogeno, e nelle varianti mono e bifuel), ma non modifica il sistema di certificazione dei consumi e delle emissioni di CO2 dei veicoli in maniera tale da assicurare condizioni di parità fra le varie tecnologie e alimentazioni, per cui dall’etichetta informativa risulta la falsità che i veicoli elettrici determinano emissioni uguali a zero di CO2, mentre essi semplicemente spostano la fonte di emissione. Non più il motore bensì il mix di impianti di produzione dell’elettricità prelevata dalla rete. [...].

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