Prezzo del petrolio, si impenna la disinformazione

di G. B. Zorzoli


Non sono un esperto di petrolio, né pretendo di esserlo, ma fin dall’inizio ho ritenuto doveroso per uno che si occupa professionalmente di energia seguire con attenzione un settore cruciale negli scenari energetici mondiali. In questo impegno sono stato facilitato dalla fortunata circostanza di diventare amico di alcune persone che in materia mi hanno insegnato molto. Rimango quindi stupito davanti al semplicismo di dichiarazioni o di analisi in materia da parte di persone che in campo energetico occupano posizioni di primo piano. [...] 

[...] l’anello debole è rappresentato dai consumatori, gravati da una drammatica asimmetria informativa, a cui non sono estranei alcuni importanti addetti ai lavori. Forti della loro autorità,
non gli è difficile convincere l’uomo della strada che sarebbe sufficiente aprire
un po’ di più i rubinetti
per contenere i prezzi
del petrolio
Dichiarazioni del genere, che trovano ampio riscontro in quanto viene scritto o detti nei media, è la disinformazione che diffondono. L’uomo della strada risulta in tal modo sottoposto al bombardamento di notizie e opinioni insufficienti e fuorvianti, che lo inducono a reazioni altrettanto semplicistiche.
Poiché il riferimento al ruolo (alle responsabilità) dell’Opec ne rappresenta il prezzemolo, e l’Opec viene comunemente identificata tout court col mondo arabo, che oggi per via dell’estremismo islamico non gode di buona stampa, ecco confezionato il nemico con cui prendersela se i prezzi dei prodotti petroliferi salgono. Quando la disinformazione arriva da settori della sinistra radicale, l’Opec viene sostituita dalle grandi compagnie petrolifere, ma il risultato non cambia.

Purtroppo la realtà è molto diversa da come i più se la immaginano e non è modificabile mettendo la museruola all’Opec o alle grandi compagnie petrolifere, che per la situazione in cui ci troviamo portano grosse responsabilità, ma non sono più gli artefici dell’attuale impazzimento dei prezzi del petrolio (durante il 2008 nel corso di pochi mesi sceso da 147 dollari/barile a 37, per collocarsi, mentre scrivo, fra i 70 e gli 80 dollari, malgrado il persistente squilibrio a favore dell’offerta). [...]

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