Rinnovabili, incentivi e compatibilità territoriale

di Domenico Coiante, Andrea Molocchi e Monica Tommasi - ufficio studi Amici della Terra


in un giardino a Mazzin di FassaIn questo articolo intendiamo presentare alcuni stime sull’utilizzo del territorio nazionale da parte delle principali categorie di fonti rinnovabili e, di converso, sulla quantità di energia ottenibile a parità di superficie utilizzata. La proiezione di questi dati sugli obiettivi di produzione e consumo di energia da fonti rinnovabili da raggiungere entro il 2020 evidenzia per alcune fonti una grossa problematica di compatibilità territoriale che, a nostro parere, non può essere esclusa dall’attuale dibattito sulla modifica e allargamento del sistema di incentivazione delle rinnovabili, sinora poco attento al problema degli impatti territoriali e dei costi esterni.

In sintesi, riteniamo che sia opportuna una più approfondita valutazione preventiva delle conseguenze sulle modalità d’uso del nostro territorio di una massiccia diffusione delle fonti rinnovabili, soprattutto se accompagnata da un piano che comporta la realizzazione aggiuntiva di impianti e attività nucleari, inquanto questa politica si contrappone a quello sforzo di efficientamento energetico che, oltre ad essere conveniente, potrebbe evitare alla radice la necessità di nuova capacità di produzione, ricorrendo semplicemente all’intelligenza, senza impattare sul territorio.
Il nostro sistema di incentivazione, già sproporzionatamente generoso nei confronti delle rinnovabili (1.600 milioni di euro gli oneri ricadenti in bolletta nel 2008 secondo l’AEEG, con costi per tonnellata di anidride carbonica evitata superiori a 180 euro), a confronto dei ben più convenienti interventi di efficienza energetica (110 milioni di euro nel 2008 per incentivi erogati dall’Autorità, con un costo di 40 euro/tonnellata di anidride carbonica evitata, senza considerare i benefici di risparmio economico per i consumatori), rischia peraltro di determinare una pesante svalutazione del nostro territorio.
L’Italia, se davvero vuole agire come sistema Paese, non può più permettersi di continuare a escludere i costi territoriali e paesaggistici, che ricadono sull’intera collettività. Come intuitivo, questi costi sono di difficile e incerta valutazione. Ma questo non può costituire un alibi per non tenerne conto in alcun modo. [...]

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