Partire dalla realtà per costruire il futuro |
di Ugo Farinelli
Il Convegno Più ricerca e più innovazione per l’energia organizzato dall’Associazione Italiana Economisti dell’Energia e Fondazione Energia – insieme ad Assoelettrica, Assomineraria, Cesi Ricerca ed Enea – a Roma il 28 e 29 novembre 2008 ha presentato parecchi aspetti di novità. Prima di tutto non è stato un convegno a tesi. Non ha inteso denunciare che si spende troppo poco denaro, pubblico e privato, per ricercare nuove soluzioni al dilemma energetico, e che quello che occorre è semplicemente spendere di più; e che le strutture pubbliche di ricerca energetica – Enea e Cesi Ricerca in primo luogo – vivono in uno stato di perenne sospensione, di riorganizzazione e di giochi politici. Tutto questo è vero, beninteso; ma non è tutto, e forse neppure l’elemento più importante. Occorre vedere oltre, ricercando delle soluzioni strutturali e analizzando gli esempi positivi che possono costituire un benchmark: perché anche in Italia vi sono casi di eccellenza: non solo nel livello della ricerca in taluni settori, ma anche nel trasferimento dei risultati a iniziative imprenditoriali, in particolare per la piccola e media industria.
Lo spettro di soluzioni può essere molto differenziato. Soltanto analizzando la situazione reale è possibile elaborare idee e proposte che contribuiscano effettivamente a una efficace politica energetica di lungo termine. Il Convegno ha considerato soltanto le tecnologie relative all’offerta di energia, e non quelle del lato domanda, in particolare per l’efficienza degli usi finali: per queste tecnologie – altrettanto importanti di quelle relative all’offerta – è previsto un analogo convegno nel 2009. Inoltre non è stata presa in considerazione la ricerca relativa all’energia nucleare: per quanto riguarda la fissione perché si era da poco svolto un convegno sull’argomento organizzato da AIEE e da EGL Italia, e anche perché l’introduzione di questo tema rischia sempre di polarizzare l’attenzione; e per quanto riguarda la fusione (che pur costituisce una parte rilevante della spesa pubblica per la ricerca energetica) perché l’orizzonte temporale per le applicazioni (2050 e oltre) va al di là del futuro qui considerato (2030). [...]
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