L'Europa dell'energia ha un grande potere nelle sue 750 regioni |
di Antonietta Donia Promuovere lo scambio di opinioni e il confronto tra le numerose regioni europee sui temi più ‘caldi’ del settore energetico. È stato questo il filo conduttore del Forum ‘Energia, il potere delle Regioni’, organizzato dal Fedre, la Fondazione europea per lo sviluppo sostenibile delle Regioni, lo scorso 8 e 9 dicembre a Ginevra. Realizzato in collaborazione con i maggiori produttori e distributori di energia presenti sul mercato europeo (tra cui Alpenergie, Electrabel, Edf, Gaz de France, Eos, Sonatrach) ha ricevuto il patrocinio dell’Onu, del Consiglio d’Europa, del Comitato delle regioni della Ue, del Dipartimento federale svizzero dell’ambiente. Tra i temi più dibattuti, la liberalizzazione dei mercati, il problema dei blackout, lo sviluppo di un nuovo concetto di energia sostenibile, le prospettive del gas naturale e il suo impiego come combustibile nel sistema trasporti. Al Forum è stato possibile discutere e confrontarsi sui temi legati all’energia elettrica grazie a sei panel in cui di volta in volta si sono affrontati diversi temi, dai blackout al ruolo delle energie rinnovabili. In primo luogo, si è parlato di liberalizzazione e regolazione, per valutare l’impatto per le regioni e le città, in un mercato in cui operano aziende private e servizi di interesse generale. “L’apertura del mercato interno dell’energia elettrica e del gas è in atto da circa 10 anni; la Direttiva europea è stata una rivoluzione per l’energia elettrica, ma rimangono ancora ostacoli e c’è molto da fare per la liberalizzazione e per i mercati integrati” ha affermato Patrick Rousseaux della Direzione Generale dell’Energia e dei trasporti della Commissione Europea. “L’importante è che la concorrenza porti benefici a tutta l’industria nell’Unione Europea, così come è importante avere prezzi concorrenziali per tutti i consumatori, non solo per i grandi”. Per il futuro sostiene la necessità di “informare i consumatori sulle direttive e di creare interconnessioni, visto che i blackout hanno evidenziato il ruolo determinante della regolazione. La sicurezza della rete è dunque una priorità, e la Ue ha bisogno di nuove linee di trasporto e di nuove centrali elettriche” anche per evitare situazioni simili a quelle della California.
Proprio dall’analisi dei blackout negli Usa, in Italia, in Algeria e in altri Stati d’Europa sono emersi spunti interessanti, grazie agli stimoli provenienti dalla platea e all’approfondimento di realtà poco conosciute, come ad esempio la vicenda del blackout algerino avvenuto il 3 febbraio 2003, verificatosi per “l’insufficiente capacità elettrica sulla rete, la mancanza di riserva con impiego massimo della rete, il mancato funzionamento del piano di difesa del sistema, che ha funzionato solo al 48%”, ha spiegato Rabah Touileb, direttore del dipartimento Condutture del sistema elettrico di Sonelgaz. Dopo l’incidente il piano di difesa è ripreso e per la ricostituzione della riserva sono stati presi provvedimenti a medio termine che prevedono la costruzione di una centrale.
Proprio in seguito al dibattito sviluppatosi intorno ai blackout e a quello italiano in particolare, Roberto Borghini direttore generale di Alpenergie ha affermato: “In monopolio la sicurezza era garantita, con la liberalizzazione il concetto di sicurezza non è più così chiaro per tutti. È importante scrivere nuove regole di gestione di questo sistema molto complesso”. Di diverso avviso Klaus Kleinekorte direttore generale di Rwe: “Sono necessari investimenti che potrebbero essere difficili da compiere; per questo è necessario chiedere ai politici: ‘quali sono le frontiere della liberalizzazione?’ Ciò è necessario per avere un sistema efficiente ed economico, ma importante è la sicurezza della rete”. Antonio Tiberini presidente di Energy&Trade afferma per parte sua “la necessità di costruire linee nelle zone ‘calde’ dove ci sono punti sovraccarichi”, mentre per Martin Renggli capo della Divisione Economia e politica dell’energia dell’Ufficio federale svizzero dell’Energia “Il mercato com’è oggi è rischioso; gestione e investimenti vanno discussi e cambiati”. La discussione si è quindi concentrata sul ruolo degli investimenti e la eventuale compatibilità tra liberalizzazione e sicurezza dell’approvvigionamento. Economia, ambiente, sicurezza. Tre temi che riguardano da vicino l’uso del gas naturale e lo sviluppo del connesso mercato, a livello europeo. Ma il gas è una energia di transizione per uno sviluppo sostenibile? Quali sono le applicazioni attuali per i veicoli e come si evolveranno? Contribuiranno alla salvaguardia dell’ambiente nelle città e lungo gli assi stradali? Queste domande hanno indirizzato il dibattito su due direttrici: l’utilizzo del gas naturale per l’approvvigionamento energetico; l’applicazione concreta al parco circolante. Il gas è stato poi visto come strumento di sviluppo, sociale soprattutto, e come energia pulita, grazie all’introduzione del divieto di bruciare il gas (in Algeria ad esempio), soprattutto quello che fuoriesce dai giacimenti associati gas/petrolio.
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