Il tonno in scatola è presente nel 93 per cento delle case degli italiani. Il dato è fornito da un’indagine Doxa, commissionata dall’Associazione Nazionale Conservieri Ittici e dall’Associazione Nazionale Fabbricanti Imballaggi Metallici.
Altri dati: solo l’1 per cento della scatoletta finisce nella pattumiera rispetto al 20 per cento della verdura fresca e al 14 della frutta fresca (da ricordare che, oggi, quasi 1 italiano su 2 getta cibo nella spazzatura).
Il tonno, inoltre, viene acquistato per i seguenti motivi: è gustoso (45 per cento), anti spreco e riciclabile (33), conveniente e sicuro (31). Il 65 per cento degli italiani lo utilizza anche dopo l’apertura della confezione, conservandolo correttamente in frigo e consumandolo nell’arco di qualche giorno. Per quanto concerne il contenitore, 45 milioni di italiani fanno la raccolta differenziata mentre 2 italiani su 10 riutilizzano l’olio d’oliva (solo il 5 per cento lo estrae e lo butta con la scatoletta). Nelle collette alimentari il tonno in scatola conquista il terzo posto (29 per cento), dopo pasta (77) e zucchero (32), precedendo farina (25), conserve di pomodoro (25), legumi e verdure in scatola, caffè, latte UTH.
Dopo questa scorpacciata di informazioni, condisco il tutto con qualcosa di mio. Anch’io sono un estimatore del tonno e devo essere grato all’industria conserviera (oltre al Creatore) per la fornitura di questo cibo così pratico, gustoso e ricco di proprietà nutrizionali. Il fatto, poi, che scada dopo tanto tempo (fino a cinque anni) ne fa un salva-pasto indispensabile. Se qualcuno non s’offende, sta al pranzo/cena come l’instant book ad un romanzo.
Alla vista del tonno, spesso se non sempre, il ricordo mi riporta ad altri tempi quando il tonno non aveva i quattro quarti di nobiltà attuali e nemmeno un filetto di questa. Infatti, non riesco a togliermi dalla mente un’espressione che risultava quasi triste per chi la pronunciava e soprattutto per il destinatario. “È uno che se la passa male, che mangia tonno, patate e cipolla”. L’allusione era riferita a condizioni di vita non proprio esaltanti, non pari a quelle della Lollobrigida/Bersagliera che farciva il Pane con amore e fantasia.
Non se la passava bene, a fama, anche la mortadella destinata a rallegrare pasti poco pantagruelici. Per l’uno e l’altra, quasi un marchio in-fame.
Oggi, vedo dell’altro e mi fa molta tristezza notare nei supermercati alcune confezioni di tonno protette sottochiave (quelle meno costose non lo sono) in teche recanti la dicitura “rivolgersi alle casse”. Mi è capitato, una volta, di assistere ad una consumazione riservata e veloce. Non ero ad un party e nemmeno in un fast food.
Giuliano Agnolini
Questo indirizzo di e-mail è protetto dal spam bots, deve abilitare Javascript per vederlo
Torna all’archivio 2015
|