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PAUSA-ENERGIA
 
Abstract in italiano
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Justin Dargin, ricercatore ed esperto di legislazione internazionale dell’energia, può vantare un’approfondita esperienza in molti settori del comparto energetico e possiede una consolidata conoscenza del mercato dell’energia nell’area dei Paesi del Golfo. Tra l’altro, è stato uno dei promotori del progetto Dolphin, illustrato tempo fa dallo stesso autore in un contributo apparso sul nostro periodico (numero 1-2008, pagina 56). L’articolo pubblicato su questo numero di Nuova Energia tratta un argomento di grande importanza per quanto concerne le azioni finalizzate a combattere il global warming anche nell’area mediorientale, e cioè il mercato locale del carbonio. I Paesi in questione, infatti, non sono solo grandi produttori ed esportatori di petrolio, ma anche fonti significative di anidride carbonica. Un solo dato al riguardo: le emissioni medie annue di un cittadino residente negli Emirati Arabi Uniti sono pari a 55 tonnellate. Più del doppio, quindi, rispetto ai valori altrimenti “da record” di un americano (22 tonnellate/ anno). Da qui la scelta – e la necessità – di sviluppare anche in quest’area del Pianeta un carbon market, con proprie regole e specifiche finanziarie. È particolarmente interessante, a tal proposito, quanto l’autore illustra sull’utilizzo dei sukuk, strumenti finanziari islamici (corrispondenti grosso modo ai bond occidentali), utili per sostenere lo sviluppo del mercato del carbonio. Il mercato internazionale dei sukuk – riferisce Dargin – si è più che raddoppiato dal 2006-2007, raggiungendo i 62 miliardi di dollari contro i 27 miliardi di dollari del periodo precedente; le prospettive al 2010 sono di superare i 200 miliardi di dollari. e.s.

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