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Bosetti: "Diventa prioritaria la formazione delle competenze" Stampa E-mail
di Marta Sacchi

Silvio Bosetti"Le tematiche dell’energia hanno una valenza crescente sotto diversi aspetti, da quelli economici alle ripercussioni ambientali; dall’impatto con il territorio ai risvolti sociali. La Lombardia, nel contesto nazionale ed europeo, ne è coinvolta ampiamente. Nasce così l’idea di creare un soggetto che si occupi di promuovere le competenze di innovazione e ricerca presenti in Regione nel settore dell’energia e le sue implicazioni sul territorio e l’ambiente”.

Silvio Bosetti sintetizza con queste parole gli spunti che hanno ispirato il progetto Energy Lab, istituzione di cui è direttore generale.“Attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro volontario cui partecipano le Università milanesi, le utility attraverso le rispettive Fondazioni, l’istituzione Regione Lombardia – prosegue Bosetti – si perfeziona il progetto giuridico e il modello di funzionamento del laboratorio dell’energia. Lo strumento idoneo è stato individuato in una Fondazione di partecipazioni, che consente di svolgere attività di natura non profit promuovendo in termini sussidiari le competenze dei soci o di coloro che ne vorranno diventare partner”.


Con un po’ di malizia si potrebbe dire che, in Italia, i soggetti che puntano a promuovere una più efficace cultura energetica sono fin troppi: fondazioni, club, movimenti, associazioni... Poi, però, nel concreto il nostro Paese non sembra mai riuscire a convertire in fatti le buone intenzioni. Serviva davvero Energy Lab? E quale potrebbe essere la sua marcia in più?
Domanda pertinente. Sono numerosi i motivi che ci hanno convinto a costituire questo soggetto e che vorremmo ne caratterizzassero il suo ruolo. In primo luogo la visione e la missione della Fondazione si basano su tre aree tematiche, che a nostro avviso è opportuno tenere insieme: energia, ambiente e territorio.
Il secondo aspetto è il perimetro degli interventi: la promozione di innovazione e ricerca, i progetti di divulgazione, la condivisione dei servizi specialistici già disponibili presso i soci. Tra i caratteri distintivi poniamo sicuramente anche la forma definita per questo Ente: una Fondazione di partecipazione, ovvero un soggetto non profit che può svolgere iniziative di contenuto commerciale. Altro elemento importante è la generazione di un collegamento permanente tra l’Istituzione (dall’inizio la Regione Lombardia), l’Impresa e le Università. Lo scopo è quello di valorizzare le competenze con approccio sussidiario. Energy Lab non è una sovrastruttura. Infine, per noi è essenziale un metodo a caratterizzazione locale (Università e istituzioni lombarde) ma con un approccio globale, così come lo sono sia le tematiche energetiche sia il mondo della ricerca e delle imprese socie.

Università, imprese, mondo della ricerca sono tre realtà tra loro altamente correlate che, tuttavia, non sempre sono riuscite a interagire in maniera proficua. Il compito di Energy Lab non è dunque facile...
Integrare realtà differenti non è facile ma è una strada percorribile. Esistono una convinzione e un metodo comuni, caratterizzati da profondo rispetto e stima reciproca e dalla consapevolezza che un team di questo tipo contiene le capacità per confrontarsi con altri soggetti simili presenti nel panorama europeo. I partecipanti industriali hanno subito ritenuto, all’interno delle varie consultazioni, che sia opportuno rafforzare il concetto di assenza di lucro e di missione non necessariamente di esclusiva difesa degli interessi di impresa. I soci fondatori hanno trovato immediatamente sintonia sulle quote da versare sia per il Fondo di partecipazione (quota contenuta per permettere l’accesso alle Università) sia per il Fondo di Gestione (a carico solo delle Fondazioni di derivazione industriale e istituzionale).
Tutti i soci hanno proceduto con il versamento delle quote e con l’indicazione dei rappresentanti nel consiglio di amministrazione.

Perché la scelta di una dimensione regionale?
È stato proprio il Governatore della Regione Lombardia a ipotizzare un ambito qualificato e permanente di pensiero sui temi dell’energia e dell’ambiente, che mettesse in rete le migliori competenze disponibili sul territorio. I soci sono tutti storicamente legati a Milano e alla Regione, ma nel contempo sono Enti che operano su scala ben più ampia e sono stimati al di fuori dell’ambito nazionale. Ma sia chiaro che la caratterizzazione locale non significa fermarsi ai confini della Regione. Anzi, se l’esperimento si rivelerà funzionale, si potrebbe esportare e allargare. E in ogni caso la Regione è un punto ormai solido di collaborazione con l’Europa.

"LA RICERCA E L'INNOVAZIONE
NEL COMPARTO ENERGETICO IMPONGONO UNA PREPARAZIONE ADEGUATA, CHE OLTRE A VALORIZZARE LE COMPETENZE ACQUISITE NEI
CORSI UNIVERSITARI ASSICURI UN'IMPOSTAZIONE MULTIDISCIPLINARE E CONTINUAMENTE AFFINATA"

La vostra potrebbe essere un’esperienza replicabile in altre Regioni italiane, con una particolare vocazione alla formazione e una forte presenza di attività imprenditoriali in campo energetico. Penso, ad esempio, alla Puglia, al Lazio, al Piemonte.
Confermo quanto affermato: stiamo già lavorando per dilatare la nostra presenza sia a livello tecnico che politico. Attraverso la verifica di progetti specifici e con l’apertura di canali e di contatti, cui partecipa soprattutto la Regione. Le competenze attribuite dalla legge nazionale ai livelli istituzionali locali evidenziano l’opportunità di creare sinergie tra organismi come la nostra Fondazione.

Quanto è difficile, oggi, sensibilizzare l’opinione pubblica in maniera imparziale e corretta? A volte si ha la sensazione che nel mare magnum dell’informazione, anche per le tematiche energetiche e ambientali possa prevalere chi grida più forte e non necessariamente chi ha le basi tecniche più solide.
Un corretta divulgazione in materia di energia e ambiente è la sfida principale. Occorre che si individuino strumenti e canali idonei. Energy Lab, proprio per raggiungere questo importante obiettivo, opta per un modello di comunicazione che si serve di interlocutori intermediari per arrivare all’opinione pubblica: ad esempio i sindacati per i lavoratori, le associazioni dei consumatori per le utenze domestiche, le confederazioni industriali per raggiungere le imprese. Puntiamo sulla qualità e sulla convalida dei contenuti che possono assicurare le competenze universitarie aggregate nella Fondazione.

Oggi è più importante (e difficile) comunicare con l’opinione pubblica o con le istituzioni?
Ovunque cresce la sensibilità sui temi che hanno impatto sull’ambiente e sul territorio. È molto importante che ci si occupi dei destini del nostro Pianeta, del suo futuro, delle forme con cui si produrrà e consumerà energia. Ma c’è spesso una cattiva qualità dell’informazione e la distorsione degli elementi principali che influenzano gli andamenti ambientali. Ogni destinatario della comunicazione ha le proprie specifiche capacità di interlocuzione ed esigenze che devono essere rispettate. Sono differenti le priorità, la base di conoscenze, gli interessi immediati e i valori di riferimento, frutto di culture, ma anche di vincoli. Per questo è importante sviluppare la comunicazione sulla base di una approfondita conoscenza dei canali e dei linguaggi idonei a “centrare” i messaggi, contrariamente all’utilizzo di tecniche “a pioggia”.
La Fondazione potrà fare bene grazie anche alle competenze degli Istituti universitari cui può accedere: esperti in tecniche di rilevazione socio-culturale, esperti di tecniche di comunicazione e conoscenza degli atteggiamenti di ascolto.

Quali sono, nel concreto, i progetti ai quali avete cominciato a lavorare? Quali risultati vi aspettate nel breve periodo?
La Fondazione suddivide il proprio operato in programmi interni e iniziative esterne. Nei progetti interni devo ricordare, innanzitutto, la mappatura delle competenze: stiamo rilevando e registrando le competenze in tutte le discipline dei numerosi Istituti universitari che si occupano di energia. Produrremo un catalogo con cui promuoveremo, a partire da ottobre, le capacità dei soci della Fondazione. Stiamo poi avviando due servizi per la valorizzazione del capitale umano.

Di cosa si tratta?
Il Career Center sarà un punto di servizio per gli studenti e i laureati: proposte di tirocinio, di stage, supporto alle tesi per gli studenti e proposte formative per i giovani laureati (i mestieri dell’energia). L’altro servizio lo abbiamo battezzato il Campus delle Utilities, dove creeremo e proporremo momenti di addestramento per professioni legate all’energia (pensiamo agli installatori di impianti o ai progettisti) o scambi di collaborazione con Paesi esteri, pensando in particolare a quelli di altri continenti o a nazioni dell’Est Europa.
Abbiamo avviato anche le prime ricerche di sistema, finanziate dalle imprese. Un importante programma è dedicato all’energia nucleare. In tutto il mondo, la produzione di energia elettrica da fonte nucleare, dopo anni di assenza di nuove realizzazioni, vive l’avvio di una nuova era di possibili investimenti. In tale contesto si colloca il lavoro svolto in un ristretto lasso di tempo da Energy Lab, che ha ritento opportuno affrontare l’argomento nella sua globalità, coinvolgendo le Università di Milano, alcune istituzioni e le imprese elettriche. Ne è nato un comitato di esperti (una ventina tra docenti e manager), attenti alle numerose discipline che occorre considerare in questa interessante ma complessa opportunità. Altro ambito è quello relativo alle fonti rinnovabili: stiamo per iniziare un progetto sul solare termico e fotovoltaico per le amministrazioni comunali della Regione.

Le profonde evoluzioni del comparto, in questi ultimi anni, hanno richiesto la nascita di nuove competenze e professionalità. La pura componente tecnica sembra non bastare e sempre più diventa determinante il know-how di carattere economico, finanziario e sociale. Oggi il sistema universitario nazionale è pronto per laureare queste figure professionali? Quale aiuto potrebbe giungere da una Fondazione come la vostra?
Il tema della formazione delle competenze è importantissimo. È talmente prioritario per Energy Lab che abbiamo pensato al già citato Career center per i neolaureati. L’obiettivo generale è comunque proprio quello di rafforzare le conoscenze e generare canali di divulgazione efficaci e aggiornati. La ricerca e l’innovazione nel comparto energetico impongono una preparazione adeguata, che oltre a valorizzare le competenze acquisite nei corsi universitari assicuri un’impostazione multidisciplinare e continuamente affinata. Le professioni e i mestieri del settore energia necessitano oggi di un approccio sicuramente innovativo. Questo non significa che non servano comunque basi solide e conoscenze specialistiche. I giovani laureati che affrontano il mondo del lavoro devono essere consapevoli che un approccio multidisciplinare non significa affatto genericità. Occorre quindi innanzitutto un metodo e una disponibilità all’apprendimento che continui anche nei primi anni di lavoro. Per questo servono intelligenza e disponibilità dei giovani; ma anche la presenza di maestri da cui imparare. In questa direzione Energy Lab mette a disposizione le competenze, le conoscenze e gli strumenti dei soci.

 
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