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Zuccoli: "Pensiamo di tornare al nucleare" Stampa E-mail

di Davide Canevari

“Stiamo riflettendo sulla possibilità di realizzare impianti nucleari in Italia”. Giuliano Zuccoli, presidente e amministratore delegato di Aem Milano e presidente di Edison, ha infranto il tabù e ha affermato quello che in Italia nessuno – nella sua posizione – aveva osato dire negli ultimi 20 anni. Sulla necessità di “invertire la rotta” e di ripensare le scelte sul nucleare erano infatti già scesi in campo scienziati, ricercatori,politici, economisti, industriali; ma questa è la prima volta per il responsabile di una delle più importanti aziende energetiche nazionali.

Presidente Zuccoli, la sua sembra un’affermazione coraggiosa e suona quasi come una sfida…
Innanzitutto va chiarito che se davvero l’Italia vuole allineare i prezzi dell’energia a quelli degli altri partner europei non può contare solo sul carbone,deve utilizzare anche il nucleare. Altrimenti è inutile lamentarsi dei differenziali di costo. D’altra parte l’Italia è la sola realtà tra i grandi Paesi industrializzati ad aver abbandonato questa fonte.

Cosa c’è di concreto nelle vostre intenzioni, e quali pensa siano i prossimi passi da compiere?
Occorre passare dai convegni e dalle affermazioni generiche agli studi di fattibilità. Finché si rimane alle parole, alle polemiche sul passato, non si fanno passi avanti. Bisogna perciò cominciare a costruire concretamente un nuovo quadro normativo che, nell’ambito del libero mercato, offra riferimenti certi ai settori industriali disponibili ad accettare questa sfida.

Quali potrebbero essere i partner – italiani o stranieri – con i quali portare avanti il progetto?
Ovviamente l’ipotesi alla quale stiamo guardando passa attraverso collegamenti con operatori internazionali. Abbiamo la fortuna di essere all’interno di un gruppo che ci vede a fianco di Atel e, attraverso Edison, anche di EdF. Perciò non mancano certo le migliori pratiche europee con cui confrontarci da vicino.

Sarà certamente strategico il rapporto con i cittadini e con il territorio. Avete già idea di come si potrà gestire la questione della sinddrome Nimby? Se è quasi impossibile costruire un inceneritore o un terminal di rigassificazione, figuriamoci una centrale nucleare…
Ai cittadini e al territorio bisogna saper dare affidabilità. E questo lo si ottiene innanzitutto con un’informazione corretta e franca, che aiuti a far crescere la consapevolezza dei problemi reali. D’altronde,molte cose sono cambiate sull’orientamento dell’opinione pubblica, e molti sondaggi segnalano come, sul nucleare, ci sia un atteggiamento meno ideologico degli anni passati.

Crede che in questa nuova fase sia necessario mettere in campo nuovi strumenti di dialogo e di concertazione?

"CERTAMENTE DIALOGO E CONCERTAZIONE SONO IMPORTANTI.
MA IN PIÙ OCCORRE UNA ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ
DELL'INTERA CLASSE DIRIGENTE,
SIA IMPRENDITORIALE, SIA SOPRATTUTTO, POLITICA
"

Certamente dialogo e concertazione sono strumenti importanti. Ma in più occorre una assunzione di responsabilità dell’intera classe dirigente, sia imprenditoriale, sia, soprattutto, politica. In fondo è in gioco il futuro dei nostri figli e nipoti.

Questi 20 anni di stop al nucleare hanno inciso inevitabilmente anche su aspetti chiave quali la ricerca, l’avanzamento tecnologico e l’aggiornamento delle risorse umane. Non pensa che questo potrebbe rappresentare un freno ai vostri progetti? O che l’Italia, per “ripartire”, rischi di doversi affidare principalmente a competenze e tecnologie straniere?
Il danno fatto ormai è irreparabile. Si pensi alla distruzione dell’industria elettromeccanica, che era tra le più avanzate al mondo. Ma oggi c’è anche una opportunità. Il nostro Paese può infatti approfittare del fatto che in Europa si è ormai giunti alla fine del ciclo vitale di molte centrali e stanno ripartendo ingenti investimenti per una nuova generazione di impianti, che le tecnologie attuali rendono ancora più sicuri ed efficienti di prima. Sarebbe veramente non un errore, ma una perversione, negare ancora la partecipazione a questi investimenti all’industria italiana e agli operatori elettrici,i principali dei quali sono ormai players europei.

Nei cassetti dell’ufficio tecnico di Aem c’è già un possibile progetto, un’idea dei costi, dei luoghi e dei tempi?
Uno studio di fattibilità concreto si potrà fare non appena si determineranno le condizioni normative e legislative.

Avete anche pensato all’ipotesi di riattivare le centrali oggi in corso di decommissioning o, almeno, di utilizzare quegli stessi siti?
Non spettano agli operatori questo tipo di decisioni, che sono esclusivamente di pertinenza governativa.

Nel frattempo l’Italia deve confrontarsi con un mix dei combustibili che ai più pare sbilanciato verso il gas naturale. Qual è il suo parere al riguardo?
È vero, è per questo che insisto sul ritorno dell’energia nucleare che aiuterebbe parecchio a cambiare il mix in meglio.

L’accordo tra Aem e Asm permetterà di presentarsi sui mercati internazionali del gas con una maggiore forza contrattuale. C’è già qualche novità al riguardo?
Abbiamo già firmato con Gazprom un accordo per la fornitura di 1,8 miliardi di metri cubi assieme a Brescia ed Hera; ora però si apre la partita per il contratto di lungo termine che si giocherà nei prossimi mesi. La partita è sicuramente complessa, ma aver sottoscritto questo accordo è importante perché ci accredita nei confronti del fornitore russo.

I rigassificatori potrebbero essere una risposta al problema della dipendenza dall’estero e della sicurezza degli approvvigionamenti?
Sicuramente aiuterebbero molto, penso alla crisi politica tra Russia e Ucraina che ha provocato nel 2006 un blocco della fornitura di gas al nostro Paese e ci ha messo in crisi.

Quanti impianti servirebbero, dal suo punto di vista, per coprire le esigenze dell’Italia in un’ottica di lungo periodo?
Nel piano Cee erano previsti almeno 6 rigassificatori, di cui due in Italia che – per la sua posizione geografica a ridosso dell'Africa – avevano soprattutto la funzione di “sfruttare” le copiose risorse Nigeriane. Poi l’Autorità ha più volte ribadito di voler trasformare il nostro Paese da territorio terminale in un hub del gas indicando a questo scopo la necessità di almeno 4-5 rigassificatori. Al momento in Italia è attivo un solo impianto,quello di Panigaglia vicino La Spezia, di proprietà dell’Eni, oggi decisamente insufficiente. Edison ha raccolto la sfida e Rovigo potrebbe essere pronto già alla fine del prossimo anno.

Eppure le polemiche inerenti l ’impianto di Rovigo dimostrano quanto sia difficile far passare il messaggio in ambito locale…

"LE DECISIONI DEVONO ESSERE CERTAMENTE CONDIVISE
E NON IMPOSTE SUL TERRITORIO, MA É CHIARO
CHE LA PIANIFICAZIONE DEVE PARTIRE A LIVELLO CENTRALE
"

Io penso che temi come quello dei rigassificatori – oppure della Tav – non possono essere demandati all’ambito locale e le minoranze che si oppongono devono capire di essere tali nei confronti degli interessi della maggioranza e del Paese. Le decisioni devono essere certamente condivise e non imposte sul territorio, ma è chiaro che la pianificazione deve partire a livello centrale.

E le rinnovabili? Aem ha una pregevole tradizione idroelettrica, ma quali sono i vostri progetti per quanto riguarda eolico, solare e biomasse?
A livello di Gruppo, devo sottolineare che Edison è un operatore leader nell’eolico ed Edipower sta investendo nel fotovoltaico in Sicilia. Come Aem, abbiamo investito molto nell’idroelettrico negli ultimi sette anni. Poi c’è l’altro grande progetto delle pompe di calore a Milano, nel quale abbiamo impegnato alcune centinaia di milioni di euro e grazie al quale prevediamo di installare nei prossimi dieci anni circa 1.000 MW termici, capaci di riscaldare la metà della popolazione milanese senza bruciare neanche un litro di gasolio o un metro cubo di metano.

L’integrazione tra Aem e Amsa ha una chiave di lettura “energetica”? Quanto credete nella valorizzazione dei rifiuti e quali sono, secondo lei,i margini di crescita di questa fonte in Italia?
L’incorporazione di Amsa consente di integrare le attività nel settore waste di Aem con quelle di Amsa, creando un operatore leader nel settore dei servizi ambientali, integrato lungo l’intera filiera produttiva (raccolta differenziata, rifiuti speciali, waste-to-energy) e posizionato in un’area geografica caratterizzata da una domanda di smaltimento/termovalorizzazione elevata e con significativi tassi di crescita stimati per i prossimi anni.
In tale contesto Aem, attraverso la sua controllata Ecodeco, insieme ad Asm con il suo termovalorizzatore e con Amsa, può assumere il ruolo di operatore di primo piano, con quasi 500 milioni di euro di ricavi, EBITDA (Earnings Before Interest,Taxes,Depreciation and Amortization, ndr.) superiore a 100 milioni di euro e una capacità di trattamento di circa 1.800.000 tonnellate di rifiuti su base annua, di cui ben 900.000 tonnellate valorizzate attraverso la produzione di energia elettrica e calore. L’integrazione Aem/Ecodeco/Amsa/Asm darà vita ad un operatore ai primi posti per abitanti serviti e per volumi trattati e con interessanti prospettive di sviluppo su base europea (grazie alla presenza internazionale di Ecodeco).
Significativo risulta altresì il potenziale di sinergie stimate che si attestano intorno a circa 10 milioni di euro/anno a regime, relative ad ottimizzazioni industriali, razionalizzazione degli investimenti e iniziative di sviluppo.

Pompe di calore e teleriscaldamento; Aem pare aver investito molte risorse in queste tecnologie. Come valuta la risposta dei cittadini?
Aem ha avviato un piano di sviluppo del teleriscaldamento che può portare alla città di Milano un forte contributo strutturale al miglioramento dell’ambiente, alla sicurezza e al risparmio energetico. Sull’esperienza già maturata nel campo della cogenerazione e delle pompe di calore, Aem ha pianificato infatti rilevanti investimenti per la realizzazione, nei prossimi anni, di una nuova filiera di impianti in città, i quali ottimizzano risorse esistenti portando vantaggi economici alle spese di riscaldamento di ogni famiglia e benefici all’aria che respiriamo, con un radicale abbattimento delle emissioni. I cittadini, sensibili sia al risparmio economico che alla tutela ambientale, si sono dimostrati interessati all’argomento e propositivi, e molte aree di nuova urbanizzazione (da Milano Santa Giulia a Garibaldi-Repubblica, a Bovisa) hanno già optato per questo sistema.

L’aggregazione con Asm Brescia sembra avervi tolto dallo scomodo ruolo di possibili “prede”. Ora siete già abbastanza grandi da giocare il ruolo di “predatori”? E, nel caso, dove potrebbe crescere ulteriormente Aem Milano? Solo in Italia o anche all’estero?

"GRAZIE AL MATRIMONIO CON ASM ABBIAMO RAGGIUNTO
LA DIMENSIONE OTTIMA, QUASI RADDOPPIATA,
IN MODO DA FAR FRONTE AGLI OPERATORI EUROPEI
"

Grazie al matrimonio con Asm abbiamo raggiunto la dimensione ottima, quasi raddoppiata, in modo da far fronte agli operatori europei. Svilupperemo le alleanze già esistenti con Monza, Como, l’emiliana Enìa e Trento e Bolzano oltre che con il colosso svizzero Atel. Quindi,effettivamente, da prede siamo diventati predatori.

Avrà ancora senso l’esistenza di piccole realtà – ex municipalizzate – in ambito locale, o anche in Italia ci sarà posto solo per i “colossi”? E nel caso, quanti saranno secondo lei gli operatori che rimarranno sul mercato nei prossimi anni?
Tra i soggetti di dimensioni analoghe si possono fare fusioni, mentre con realtà di dimensioni differenti o si effettuano acquisizioni, ma io sono contrario, o si studiano strutture federate, dove i soggetti di minore dimensione mantengono la loro identità e la loro presenza sul territorio. I vantaggi e le sinergie derivano dalla messa in comune delle capacità commerciali, del potere contrattuale sui mercati internazionali, degli investimenti e dell’assetto produttivo. Le partecipazioni importanti che noi deteniamo in Agam e Acsm posso costituire un modello, soprattutto nel Nord Est, dove esistono diverse realtà che avrebbero bisogno di aggregarsi ma che difficilmente riusciranno a farlo, a parte Ascopiave e AcegasAps perché di dimensioni simili. Per tutte le altre la soluzione potrebbe essere quella di rientrare in un “patto federativo”.

Cosa si possono aspettare in concreto i cittadini dal completamento del processo di liberalizzazione?
La liberalizzazione avviata il 1° luglio permetterà di avere una competizione tra gli operatori anche sull’andamento dei prezzi e sulla qualità dei servizi. Sarà però, è bene dirlo ai consumatori, un processo graduale, fino a quando tutto il sistema normativo non sarà dispiegato. Cosa cambia allora dal 1°luglio? In pratica si esce dal vecchio sistema delle tariffe e si passa a bollette calcolate sommando prezzi e tariffe. Quindi, per molti mesi ancora, saremo in un sistema misto, cioè, il prezzo dell’energia sarà determinato liberamente dal mercato tramite le offerte delle diverse società di vendita, mentre tutte le altre voci per i servizi legati alle infrastrutture (cioè i servizi di trasmissione, distribuzione e misura dell’energia), oltre ad una serie di oneri generali di sistema, restano invece soggetti alla tariffa indicata dall’autorità.
Aem è già pronta a muoversi sulla nuova situazione, perché in questi 2 anni ha potuto fare un lungo rodaggio sul mercato libero, acquisendo contratti e nuovi clienti. Nel mercato libero le imprese di vendita al dettaglio acquistano energia elettrica all’ingrosso per venderla al proprio cliente; inviano le bollette per il pagamento del servizio; garantiscono ai clienti le prestazioni commerciali indicate nel contratto.La società di distribuzione assicura il trasporto dell’energia nella rete, garantisce la continuità e l’efficienza fino al contatore e interviene in caso di guasti sugli impianti che portano l’energia alle case (pronto intervento).
Su tutti questi aspetti Aem ha una posizione di eccellenza, sia per gli investimenti fatti sia per le soluzioni organizzative. E proprio sulla base di questi punti forti che Aem pensa di continuare a soddisfare i suoi clienti e a conquistarne di nuovi.

Un ultimo accenno al problema delle emissioni di anidride carbonica e in particolare al meccanismo dell’Emission Trading.
Pochi sanno che Aem è una delle poche imprese virtuose del settore; infatti, per quanto riguarda l’anidride carbonica, Aem non solo ha pienamente raggiunto il proprio obbligo-obiettivo rispettando il trattato di Kyoto, ma con un atto volontario ha annullato una parte sostanziale dei diritti di emissione in surplus.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 
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