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Rinnovabili, 300 miliardi di investimenti nel labirinto della burocrazia Stampa E-mail

Rinnovabili, 300 miliardi di investimenti
nel labirinto della burocrazia

di Agostino Re Rebaudengo - Presidente di Elettricità Futura


Da quasi 30 anni, sono (anche) un imprenditore che ha fondato e guida, tutt’oggi, un’impresa attiva nella produzione di energia da fonti rinnovabili e nella compensazione delle emissioni di CO
2. Allora come adesso, sono convinto che l’Italia abbia tutte le carte in regola per essere leader in questi settori: abbiamo abbondanti risorse rinnovabili e il fervore nazionale - in termini di tessuto industriale, capacità e intraprendenza, innovazione tecnologica - è unico al mondo.

Allora come adesso (anzi ora è peggio), permane una strozzatura a questo enorme potenziale, il mal funzionamento della burocrazia che si manifesta in sprechi e inefficienze della Pubblica Amministrazione ed eccessiva complessità dell’architettura normativa e regolatoria, e che genera extra costi per il sistema Paese. Secondo l’Ufficio Studi CGIa (Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre), gli sprechi della PA e la mala burocrazia costano a famiglie e imprese ogni anno almeno 225 miliardi, circa 11 punti di PIL all’anno (e la stessa CGIa spiega che il costo è sottostimato).

È una cifra esorbitante, resa ancor più inaccettabile se consideriamo che il debito pubblico italiano ha raggiunto livelli record, sfiora i 3 mila miliardi. Il costo annuo sostenuto dalle imprese italiane per la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione è di oltre 57 miliardi, i debiti della PA verso i fornitori (quindi imprese!) sono circa 56 miliardi, molti dei quali scaduti da tempo.

A fronte degli ingenti oneri pagati per il funzionamento della Pubblica Amministrazione, cosa ricevono le imprese? In cambio, la nostra burocrazia è tra le peggiori d’Europa, e del mondo! In termini di qualità dei servizi pubblici, l’Italia si colloca al ventitreesimo posto su 27 Paesi in Europa.

La nostra PA è una delle peggiori anche tra i Paesi OCSE, oggi siamo 33esimi su 36.
Nel 2000, l’Italia si collocava nella 20esima posizione. Significa che la burocrazia italiana continua a peggiorare, abbiamo perso 13 posizioni in pochi anni. [...]


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