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Divìdite et auctionamini: conviene alla transizione e alla sicurezza? Stampa E-mail

Divìdite et auctionamini: conviene
alla transizione e alla sicurezza?

di Guido Pier Paolo Bortoni - Presidente CESI

Guido Bortoni - la rubrica su Nuova Energia


Fortunatamente gli argomenti pro-futuro alla nostra rubrica non difettano. Intrattengo brevemente i miei pazienti lettori sul tema del futuro assetto delle reti per la distribuzione elettrica in Italia.

Com’è noto, la legislazione nazionale di liberalizzazione del settore elettrico, introdotta nel 1999, scelse - in quel momento - di favorire da subito un’espansione delle distribuzioni cittadine (cosa poi avvenuta nel 2001) a favore dell’estensione di taglia delle reti delle utility medio-grandi exmunicipalizzate per guadagnare in economie di scala rispetto ai precedenti ambiti cittadini, nonché per conseguire l’unicità gestoria e una maggiore specializzazione in alcune zone del servizio elettrico “metropolitano”, a beneficio dell’utente consumatore.

Sulla parte rimanente del territorio elettrificato italiano, la presenza di un unico soggetto distributore (Enel, dal 2016 denominato e-distribuzione) - ad eccezione di un centinaio abbondante di “singolarità” sparse a macchia di leopardo sul territorio, vuoi per la presenza di autonomie speciali, di peculiarità isolane o di cooperative storiche che avevano elettrificato la loro enclave montana - garantiva all’Italia un’eccellenza quanto ad economie di scala, di scopo (trasporto, consegna e misura dei kWh) e a innovazione nelle reti elettriche.

La stessa legge, mentre da un lato disponeva che le reti di distribuzione fossero pienamente regolate pro-efficienza, da parte dell’Autorità per l’Energia, a totale beneficio del consumatore elettrico, dall’altro introdusse anche una tariffa di distribuzione unica a livello nazionale, tramite la perequazione dei costi nell’ambito dei cento e più distributori attivi.

Questa perequazione avrebbe forse smorzato l’incentivo sui distributori piccoli-piccolissimi, con minori economie di scala, a ridurre i propri costi ma, per converso, avrebbe portato la solidarietà delle maggiori efficienze conseguite dal complesso e-distribuzione/ex-municipalizzate a tutti i consumatori nazionali, indistintamente. Tutto ciò fu cosa buona, a mio avviso, della fase uno, iniziata appunto nel 2001 e che venne prevista durare sino al 2030 compreso.

Rimane da segnalare che il trend di aggregazione tra gli iniziali 160 distributori elettrici dal 2001 è proseguito, anche se lentamente, sino a portare il loro numero a 120 circa nel 2023 a favore di un complesso di grandi/medi distributori che, contando solo i primi 10 per taglia, distribuiscono il 98 per cento dei kWh consumati annualmente e coprono la stessa percentuale di tutti i clienti finali italiani. [...]

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