CER: in Val di Fassa l’energia condivisa va a scuola |
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CER: in Val di Fassa l’energia
condivisa va a scuola
di Debora Cilio, Dipartimento Sviluppo Sistema Energetico RSE Spa
Le scuole rappresentano un asset strategico per la promozione delle iniziative di Comunità Energetiche Rinnovabili. Una lettura del fenomeno attraverso il caso di CESLA, Comunità Energetica Scuola Ladina e Asilo, nella cornice trentina della Val di Fassa
Sebbene sia più di un ventennio che, in maniera più o meno strutturata, le energie in comunità siano entrate nella pratica di movimenti e appassionati e nel dibattito scientifico come un potenziale cambio di paradigma energetico, è solo con la pubblicazione del Clean Energy for All European Package, e in particolare con le Direttive 2018/2001 (RED II) e 2019/944 (IEM Directive), che il concetto di comunità energetica entra di diritto nell’arena politica europea chiudendo, nei fatti, la flessibilità interpretativa retorica sulle possibili definizioni a cui la costruzione di una comunità energetica rinnovabile (CER) si accompagna.
A fronte di molteplici definizioni riscontrabili in passato nella letteratura di settore, la RED II, definendo la Comunità di Energia Rinnovabile come un “soggetto giuridico autonomo, effettivamente controllato dai membri, situato in prossimità degli impianti di generazione alimentati a fonte rinnovabile, con partecipazione libera e volontaria e che si pone l’obiettivo di fornire benefici ambientali, economici e sociali - prima ancora che profitti finanziari - ai partecipanti e ai territori che la ospitano”, delinea un quadro interpretativo in cui l’energia diventa un bene della comunità che propone il progetto e che gode direttamente (a livello individuale) e indirettamente (a livello collettivo) dei benefici derivati, all’interno di un quadro tecnologico specifico - gli impianti di generazione alimentati da fonti rinnovabili - e con un confine spaziale, per l’azione dei potenziali proponenti e partecipanti, definito.
Impianti di produzione a fonti rinnovabili, prossimità, co-responsabilizzazione, principio della porta aperta, dunque, sono le parole chiave che, nel dettato della Direttiva, devono guidare il processo di creazione di configurazioni di autoconsumo e condivisione di energia rinnovabile. Il tutto, anche, nell’ottica di definire strumenti utili a favorire il processo di decarbonizzazione, attraverso approcci di tipo bottom-up e con il coinvolgimento diretto dei territori.
Le CER sono quindi un promettente strumento per accompagnare la transizione verso una più capillare diffusione della generazione distribuita, l’efficientamento dei consumi e un uso più razionale dell’energia, un mercato elettrico più aperto alla partecipazione dei cittadini e verso forme di inclusione sociale che assicurino l’accesso all’energia anche alle fasce più deboli della popolazione - stimolando, dunque, una transizione energetica non solo in chiave ecologica ma anche in chiave di giustizia sociale. [...]
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