COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
Fotovoltaico e attività agricola possono davvero stare insieme? Stampa E-mail

Fotovoltaico e attività agricola
possono davvero stare insieme?

di Alessandra Astolfi / global exhibition director della divisione Green&Technology di Italian Exhibition Group

L’AGRIVOLTAICO RAPPRESENTA UNA NUOVA FRONTIERA PER LE RINNOVABILI: COSTITUISCE UNA GRANDE OCCASIONE DI SVILUPPO PER IL NOSTRO PAESE, NONCHÉ UNA DELLE STRADE IN GRADO DI CONDURRE IL COMPARTO AGRICOLO VERSO LA DECARBONIZZAZIONE

I sistemi agrivoltaici sono impianti fotovoltaici che consentono di preservare la continuità delle attività agricole e pastorali sul sito di installazione, garantendo al contempo una produzione energetica da fonti rinnovabili. Dopo le Linee Guida in materia di impianti agrivoltaici pubblicate lo scorso anno, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha da poco pubblicato il decreto che promuove la realizzazione di sistemi agrivoltaici innovativi di natura sperimentale.

Obiettivo del provvedimento è la realizzazione di almeno 1,04 GW di nuovi impianti di agrivoltaico avanzato entro il 30 giugno del 2026. Per promuovere la realizzazione di questi sistemi ibridi agricoltura-energia, il decreto prevede l’erogazione di un contributo a fondo perduto, finanziato dal PNRR, nella misura massima del 40 per cento dei costi ammissibili, abbinato a una tariffa incentivante sulla quota di energia elettrica netta immessa in rete.

Iniziative, queste, che si collocano all’interno della più ampia azione politica europea in materia di cambiamenti climatici (il Green Deal), con i relativi obiettivi di neutralità carbonica dell’Unione da raggiungere entro il 2050 attraverso la riduzione delle emissioni di CO
2 e lo sviluppo di un’economia circolare fondata sull’utilizzo di fonti rinnovabili e sulla transizione verde ed equa.

Ma perché l’agricoltura deve anche produrre energia? In primo luogo perché i costi di approvvigionamento energetico a carico delle aziende agricole – includendo anche quelli per carburanti e combustibili – rappresentano oltre il 20 per cento dei costi variabili, con percentuali più elevate per alcuni settori come gli erbivori e i granivori (per i quali pesano per circa il 30 per cento). Eventuali investimenti dedicati all’efficientamento energetico e alla produzione di energia per l’autoconsumo si traducono, quindi, in un abbattimento di costi, in grado di innalzare anche sensibilmente la redditività agricola.

Lo stesso PNRR – con l’intento di rendere più competitivo il settore agricolo riducendo i costi di approvvigionamento energetico e migliorando al contempo le prestazioni climatiche e ambientali – prevede che la misura di investimento dedicata allo sviluppo degli impianti agrivoltaici contribuisca alla sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica delle aziende coinvolte.[...]

PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO ABBONATI ALLA RIVISTA

© nuova-energia | RIPRODUZIONE RISERVATA

 
© 2005 – 2024 www.nuova-energia.com