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La filiera degli esausti (per ora) Stampa E-mail

La filiera degli esausti (per ora)

di Guido Bortoni / Presidente CESI
Guido Bortoni - la rubrica su Nuova Energia

DOVE FINISCE L’UTILITÀ DEI VETTORI ENERGETICI SUL LATO DEI CONSUMI, INIZIA IL MONDO DEGLI ESAUSTI. MONDO CHE È POSSIBILE RICOSTITUIRE SECONDO VERE E PROPRIE FILIERE TRASFORMATIVE, CONTRIBUENDO ULTERIORMENTE ALLA TRANSIZIONE ENERGETICA, ALLA SICUREZZA E ALLA COMPETITIVITÀ DELL’ENERGIA

In special modo per l’Italia, lo sforzo di decarbonizzazione dell’economia e della società difficilmente riuscirà a centrare gli obiettivi di medio-termine che ci siamo dati per il 2030, se non saranno utilizzate tutte le tecnologie realisticamente disponibili, a costi accettabili. Ancor meno, raggiungeremo,
con le presenti tecnologie, quelli al 2050.

Tuttavia, mentre per una prospettiva di lungo periodo possiamo ancora far affidamento sulla corsa competitiva tra tecnologie decarbonizzate innovative, oggi non ancora all’orizzonte, per il 2030 è fuor di dubbio che tutte le tecnologie devono, tra loro, ragionevolmente cooperare - e non competere - già nell’odierna fase storica. In più, occorre tramutare in virtù le necessità dell’Italia, un Paese trasformatore di materie prime e di energie primarie, di cui siamo particolarmente poveri.

Ma rimaniamo all’energia. Siamo un Paese trasformatore di fonti energetiche, prevalentemente importate (80 per cento a oggi), e campione dei cosiddetti vettori energetici - elettrici e molecolari - ovvero il risultato della trasformazione di forme di energia secondaria, utili e universali per i consumi. Le fonti primarie non trasformate raramente lo sono, a eccezione del gas naturale, che può essere sia fonte che vettore.

Eppure, non ci possiamo permettere, in quell’ottica cooperativa tra tutte le tecnologie plausibili, di fermare le catene del valore dei nostri vettori energetici, una volta che abbiano raggiunto gli usi finali. Oltre questi ultimi, al di là del finis terrae dove finiscono utilità e universalità dei vettori energetici sul lato dei consumi, inizia il mondo degli esausti o “svuotati” della loro utilità, secondo l’etimo della parola.

Mondo che possiamo recuperare e ricostituire secondo vere e proprie filiere trasformative che possono ritrovare una propria utilità rigenerata, ad esempio contribuire ulteriormente alla transizione energetica, alla sicurezza e alla competitività dell’energia. Come? Gli esausti, attraverso l’uso di adeguate tecnologie di trattamento, possono essere valorizzati.

Esausti tipo cascami energetici (usciti dal circuito di utilità), esausti di risulta da combustione energetica o da processo industriale (tipo la CO
2 climalterante) e i rifiuti come esausti di cicli di consumo possono trovare un secondo impiego utile. Vale a dire per loro, rientrare in un circuito di utilità per l’energia o di altra natura. Sugli esausti da cascami energetici si concentrano molte policy, anche europee, secondo il principio di Energy Efficiency First.

Dei rifiuti da riavviare a riuso, riciclo e recupero energetico si sta occupando l’economia circolare. Qui interessa puntare l’attenzione sugli esausti da combustione e da processo industriale, ossia sulla CO
2 e le sue emissioni in atmosfera. Anche in Italia, l’organizzazione di una filiera del trattamento della CO2 - articolata in cattura, utilizzo, trasporto e stoccaggio dell’anidride carbonica o CCUS (Carbon Capture Utilization and Storage) - realizza quella prosecuzione necessaria dei vettori energetici, o dei processi industriali, che aggiunge una tecnologia complementare pro-decarbonizzazione, pro-sicurezza e, in futuro, pro-competitività, senza escluderne altre quali le fonti rinnovabili (tra cui le bioenergie), quelle nucleari e i vettori elettricità, gas naturale e idrogeno.[...]

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