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Perché l’economia di ChatGPT ha
un’impronta ecologica (al momento) modesta

di Stefano da Empoli / presidente Istituto per la Competitività I-Com

IL NUOVO PROGRAMMA DI OPENAI HA IMPIEGATO SOLO DUE MESI PER SUPERARE LA BARRIERA DEI CENTO MILIONI DI UTENTI. FACILE DA UTILIZZARE, CHATGPT È CAPACE DI RISPONDERE SU QUALSIASI TEMA CREANDO UN TESTO DI QUALITÀ SINTATTICA ACCETTABILE A UNA VELOCITÀ SUPERIORE A QUELLA DI QUALSIASI ESSERE UMANO. È GIUSTIFICATO L’ALLARME SUL SUO (PRESUNTO) IMPATTO ENERGETICO E AMBIENTALE?

Ammetto che il gentile invito ricevuto da Nuova Energia a scrivere un articolo che partisse dal mio nuovo libro L’economia di ChatGPT. Tra false paure e veri rischi mi abbia provocato qualche imbarazzo.

I pochi riferimenti all’energia sono spesi soprattutto per confutare ogni parallelismo, ormai noto come Oppenheimer moment, tra la situazione attuale e quella dell’immediato secondo Dopoguerra davanti agli scenari atomici, che vedevano un potere distruttivo già tragicamente espresso dalla tecnologia a fronte di benefici come l’energia nucleare ancora distanti e comunque non paragonabili a quelli molto più trasformativi e pervasivi dell’intelligenza artificiale (IA).

In realtà, l’energia e più in generale la sostenibilità sono spesso evocate nella letteratura sull’IA, e anche rispetto all’IA generativa sulla quale si concentra il mio libro, per finalità opposte. Da un lato, i tecno-catastrofisti inseriscono nel loro fitto cahier de doléances gli elevati consumi energetici dell’intelligenza artificiale e delle infrastrutture e tecnologie connesse.

Dall’altro, i tecno-ottimisti evidenziano le grandi potenzialità di riduzione dei consumi di energia e delle emissioni di anidride carbonica derivanti proprio dall’impiego di modelli più evoluti di IA, congiuntamente all’Internet of Things e al 5G.

Pur non sottovalutando né le prime né le seconde argomentazioni (e allo stesso tempo ritenendo che il progresso tecnico abbia alla lunga un impatto netto positivo), credo che nessuna delle due abbia un ruolo così centrale nei temi che stiamo discutendo, almeno per il momento e in mancanza di dati più precisi. Anche perché finiscono quantomeno in parte per elidersi a vicenda.

Modelli sempre più sofisticati di IA consumano certamente più energia, a parità di condizioni in un dato momento, ma contemporaneamente sono anche in grado di impattare più positivamente proprio grazie alla propria superiorità tecnologica. A questo si deve necessariamente aggiungere come il quadro attuale sia destinato ad evolvere velocemente e con esso gli impatti energetici e climatici.[...]

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