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Geotermia, enorme ricchezza del territorio Stampa E-mail

Geotermia, enorme ricchezza del territorio

di Giuseppe De Natale e Claudia Troise / INGV Napoli

NONOSTANTE LA GEOTERMIA SIA RICONOSCIUTA IN TUTTO
IL MONDO COME SOSTENIBILE E SCEVRA DA RISCHI PARTICOLARI, IN ITALIA È ACCUSATA DI PROVOCARE CATACLISMI. QUESTO NONOSTANTE IL NOSTRO PAESE ABBIA LA PIÙ LUNGA ESPERIENZA AL MONDO DI IMPIANTI GEOTERMICI, CHE PRODUCONO ENERGIA DA 110 ANNI SENZA AVER MAI PROVOCATO ALCUN PROBLEMA DI SISMICITÀ RILEVANTE


Subito dopo la realizzazione del primo impianto geotermico di produzione elettrica al mondo, quello di Larderello, in Toscana, divenne chiaro che in Italia il sito con maggiori risorse geotermiche, forse anche superiori a quello di Larderello, era l’area vulcanica napoletana. Alla fine degli anni ‘30 del Novecento si cominciò ad esplorare le aree vulcaniche dei Campi Flegrei e di Ischia e si comprese l’enormità delle loro risorse geotermiche, stimate (in uno studio INGV del 2012) in almeno 17 GW termici.

Nonostante le intense campagne di esplorazione geotermica ai Campi Flegrei, iniziate in quegli anni e poi replicate con mezzi molto più moderni dal 1975 al 1985, fino a pochi anni fa restava sostanzialmente incognito il potenziale geotermico della parte orientale della caldera, ossia quella che contiene anche gran parte della città di Napoli. Infatti, tutte le campagne esplorative precedenti si erano concentrate nella parte occidentale (zona di Mofete) e a nord di Pozzuoli (zona di San Vito).

Un solo pozzo era stato perforato molto vicino all’area fumarolica della Solfatara, negli anni ‘50. Qui, alla massima profondità di 1.850 metri, era stata rilevata una temperatura record di oltre 300 °C. Soltanto in tempi molto recenti, a partire dal 2012, sono state realizzate dal nostro gruppo di ricerca due nuove perforazioni che hanno chiarito come anche la parte orientale sia ricchissima di risorse geotermiche.

La prima, del 2012, è stata effettuata nell’ambito del progetto vulcanologico internazionale Campi Flegrei Deep Drilling Project (CFDDP) mirato allo studio vulcanologico della caldera flegrea. Il primo pozzo, perforato essenzialmente per studi stratigrafici e di ricostruzione delle eruzioni passate, ha anche chiarito il potenziale geotermico dell’area di Bagnoli (quartiere di Napoli all’estremità orientale della caldera flegrea, che ha ospitato varie industrie oggi dismesse, tra cui l’acciaieria Ilva).[...]

Nel segmento più profondo (da 438 a 501 metri) il rivestimento è sfinestrato,
in modo che possano passare i fluidi; questo accorgimento, comunemente usato per emungere fluidi caldi nei pozzi geotermici, serviva per un esperimento utilizzato per misurare contemporaneamente il livello di sforzo tettonico nell’area e la permeabilità delle rocce.[...]

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