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Tra passato, presente e futuro, per il nucleare non è il momento della pavidità Stampa E-mail

Tra passato, presente e futuro, per il nucleare
non è il momento della pavidità


di Roberto Napoli / professore emerito Politecnico di Torino e Consigliere Ordine Ingegneri Provincia di Torino
e Bruno Panella / professore emerito di Sistemi Nucleari, Politecnico di Torino


È FORSE INIZIATA L’ONDA LUNGA DEL RITORNO AL NUCLEARE, FRUTTO DELLA SEMPRE MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA CHE L’ATOMO HA UN RUOLO IMPRESCINDIBILE NEL PROCESSO DI DECARBONIZZAZIONE. E ANCHE LE OPINIONI PUBBLICHE VISCERALMENTE OSTILI AL NUCLEARE SI STANNO VIA VIA AMMORBIDENDO…

Dopo anni di silenzio, si è riaperta il Italia la discussione dell’opzione nucleare, considerata adesso importante per la sicurezza energetica del Paese, anche a seguito della situazione geopolitica. Nei primi mesi del 2024 il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) dovrebbe presentare al Parlamento una relazione per valutare la consistenza e le implicazioni di un eventuale ritorno al nucleare.

Per limitare le emissioni di CO
2 senza compromettere la sicurezza energetica non bastano le sole fonti rinnovabili. È sempre norma di buon senso mantenere un minimo di neutralità tecnologica, riducendo le preclusioni ideologiche e mantenendosi pronti di fronte a imprevedibili evoluzioni. Ci sono attualmente tecnologie innovative per ridurre gli effetti dell’utilizzo delle fonti fossili, ma sono ancora relativamente costose e poco mature.

Le batterie sono utili per compensare l’aleatorietà delle fonti rinnovabili, ma anche qui ci sono ancora problemi di costo e di uso di materiali poco disponibili. Tutto ciò porta a guardare con rinnovato interesse al nucleare, che non emette gas serra e può dare un valido contributo al carico elettrico di base. Naturalmente si fa riferimento al nucleare di nuova generazione, con centrali molto sicure e che sfruttano meglio il combustibile.

Nucleare e applicazioni militari
L’energia da fonte nucleare ha un peccato originale (gli ordigni atomici) e tre incidenti (in USA, Unione Sovietica e Giappone), di cui gli ultimi due con importanti conseguenze, per cui gran parte dell’opinione pubblica è fortemente condizionata. La fissione di atomi pesanti (uranio, plutonio) è nata per scopi militari durante la Seconda guerra mondiale (Progetto Manhattan, diretto da Robert Oppenheimer, con importanti contributi di fisica nucleare del premio Nobel Enrico Fermi).

Dopo le bombe nucleari statunitensi sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki (agosto 1945), le applicazioni militari sono proseguite con oltre 2.000 test. I Trattati internazionali di Non Proliferazione (START) hanno cercato di limitare il numero degli ordigni nucleari, che comunque ammontano ad alcune migliaia. USA e Russia sono di gran lunga i maggiori possessori di bombe atomiche, ma diversi Paesi possiedono ordigni nucleari: Cina, Francia, UK, India, Pakistan, Israele, Corea del Nord.[...]

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