A forever decision |
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A forever decision
di Carolina Gambino
CON IL REVIVAL DEL NUCLEARE PROMOSSO DAL PRESIDENTE BIDEN, TORNA ALLA RIBALTA LA QUESTIONE DEI RIFIUTI PRODOTTI DALLE CENTRALI, IRRISOLTA DA QUASI 40 ANNI. NEL BRACCIO DI FERRO TRA STATI E GOVERNO FEDERALE AFFIORANO QUESTIONI TECNICHE, PROCEDURALI, LEGALI E PRATICHE. PER CAMBIARE ROTTA SI GUARDA AL NORD EUROPA, DOVE LA STRADA DEL CONSENSO SEMBRA SPIANATA
Il 12 ottobre 2023 il Vicesegretario all’Energia David Turk e l’Assistente Segretario per l’Energia Nucleare Kathryn Huff prestano il dito indice ai top manager dell’American Centrifuge Plant di Piketon, Ohio, e al clic di tre interruttori avviano la produzione di uranio arricchito su suolo statunitense per la prima volta dopo 70 anni.
Salutata come «il primo passo verso la riconquista dell’indipendenza nucleare perduta», l’apertura ufficiale dell’impianto di Piketon si iscrive nel solco del programma nucleare del governo Biden: la strada giusta per combattere il cambiamento climatico, rafforzare la sicurezza nazionale e creare migliaia di posti di lavoro sicuri e tutelati da accordi sindacali.
Con quella che per molti è una inversione a U, il Presidente dem si affranca dalle posizioni critiche del passato puntando forte sull’atomo come pilastro della propria visione energetica carbon free: zero fossili nel mix di generazione elettrica entro il 2035, 80 per cento di rinnovabili entro il 2030.
Visione impegnativa. Nel 2022, oltre il 60 per cento dell’elettricità USA risulta ancora prodotta da combustibile fossile. Ma sempre secondo i dati del DOE, il Dipartimento per l’Energia, nel 2022 il nucleare ha coperto il 47 per cento della quota pulita dell’energia americana, oltre a soddisfare dal lontano 1990 il 20 per cento del fabbisogno elettrico totale.
Un patrimonio da preservare e ravvivare, secondo il governo Biden, che nel 2022 ha lanciato un programma federale di investimenti in soccorso dei gestori di centrali nucleari in difficoltà - un gigantesco bail-out da 6 miliardi di dollari, record storico nel settore. Oltre ad aprire la strada al nuovo nucleare, che potrebbe secondo il DOE rimpiazzare l’80 per cento degli attuali impianti a combustibili fossili con reattori di un’ampia gamma di taglie: la parte del leone la farebbero le piccole unità modulari da circa 200 megawatt.[...]
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