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Da rifiuto a risorsa: l’Italia si prepara
all’era circolare


di Angela Zanoni / research fellow I-Com e dottoranda La Sapienza Università di Roma


IL PARADIGMA CIRCOLARE È DESTINATO AD INFORMARE I SISTEMI PRODUTTIVI, DAL DESIGN DI PRODOTTO ALLA GESTIONE DEL RIFIUTO. L’ITALIA HA MIGLIORE PERFORMANCE DI CIRCOLARITÀ RISPETTO AI MAGGIORI STATI MEMBRI DELL’UE; CIÒ NONOSTANTE, SI REGISTRANO DISPARITÀ DI RILIEVO TRA IL NORD E IL SUD DELLA PENISOLA, DA IMPUTARE A DIFFERENTI DOTAZIONI INFRASTRUTTURALI. STATO DEGLI INVESTIMENTI E OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO SOSTENIBILE NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI

A livello comunitario, l’economia circolare è un ambito di interesse almeno dal 2008, anno in cui la direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE ha definito le linee guida di preparazione per il riutilizzo e riciclo per ciascuno dei principali flussi. La consacrazione è avvenuta con la comunicazione del Green Deal europeo.

La strategia della Commissione Von Der Leyen inserisce tra i pilastri dello sviluppo sostenibile dell’Unione il Piano d’Azione per l’Economia Circolare, che costituisce la cornice di riferimento per l’azione normativa in ambito di economia circolare e si articola attorno ad alcuni principi fondamentali: la progettazione ecocompatibile, il paradigma product- as-service, la creazione di un mercato unico di materie prime secondarie per alcuni settori chiave (plastica, imballaggi, elettronica, batterie, veicoli ed edilizia), green public procurement
e collaborazioni pubblico-privato per il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse.

La legislazione italiana non ha tardato a dare una sua risposta agli indirizzi dettati da Bruxelles. Già il Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) del 2020 indicava propositi ambiziosi in ambito di riciclo: l’obiettivo era raggiungere un tasso del 70 per cento entro il 2030, con un’ulteriore crescita verso il 2035, così da contenere la percentuale di rifiuti destinati alla discarica al di sotto del 10 per cento.

Nella nuova proposta di PNIEC, trasmessa alla Commissione Europea lo scorso luglio, la circolarità informa tutte le grandi direttrici di sviluppo sostenibile; dall’efficienza delle risorse alla produzione di energia da fonti rinnovabili, all’approvvigionamento di minerali critici. Secondo il testo, particolare attenzione andrà riposta nei settori manifatturiero, alimentare, tessile, delle costruzioni e della mobilità.

La messa a terra della visione PNIEC incrocia, inevitabilmente, il compimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La missione M2C1.1 – Migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare – mira al cuore della questione, stanziando 2,1 miliardi di euro per migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti, in ottica di economia circolare.

Benché l’Italia si trovi tradizionalmente in posizione avvantaggiata quanto a efficienza delle risorse rispetto ai maggiori Paesi UE, resta da colmare un importante divario regionale imputabile alla dotazione infrastrutturale disomogenea sul territorio nazionale. I finanziamenti PNRR possono contribuire in maniera sostanziale allo svolgimento del paradigma circolare, in spirito di coesione regionale.[...]

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