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Fra crisi idrica e climatica, l’idroelettrico è al crocevia Stampa E-mail

Fra crisi idrica e climatica,
l’idroelettrico è al crocevia

di Antonella Frigerio / RSE

NONOSTANTE SIA IN GRADO DI FORNIRE I SERVIZI DI RETE NECESSARI PER SFRUTTARE AL MEGLIO LE RINNOVABILI NON PROGRAMMABILI E SVOLGA AZIONI DI MITIGAZIONE PER CONTRASTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO, LE POLITICHE EUROPEE PRESTANO ANCORA POCA ATTENZIONE ALLE ESIGENZE DELL’IDROELETTRICO. LA SITUAZIONE ATTUALE E I TEMI DA AFFRONTARE DALLA RICERCA DELINEATI DA RSE

L’Unione Europea si è posta l’obiettivo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, impegnandosi a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Per contrastare il cambiamento climatico e per rispettare gli impegni assunti nell’Accordo di Parigi (COP21), a fine 2019 la Commissione Europea ha avviato il Green Deal per introdurre una serie di iniziative strategiche atte a guidare il processo di transizione ecologica dei Paesi dell’Unione.

Nel 2021 si è compiuto un passo significativo con la pubblicazione del pacchetto Fit for 55, che consiste nella revisione e nel successivo aggiornamento di alcune normative europee in materia di clima, energia e trasporti, nonché nella proposta di nuove misure legislative per rendere giuridicamente vincolante l’obiettivo di riduzione al 2030.

Tenendo conto che il 75 per cento delle emissioni di gas climalteranti nei Paesi dell’Unione Europea è riconducibile alla produzione e all’utilizzo di energia, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici è fondamentale puntare sulla decarbonizzazione del settore energetico. In tale direzione si muovono alcune delle nuove revisioni e proposte del pacchetto Fit for 55 che puntano a mettere in atto misure che comprendono un maggiore sfruttamento delle fonti rinnovabili, in particolare quelle non programmabili (solare ed eolico), facilitando la loro integrazione nella rete elettrica.

Ne è un esempio la revisione della Direttiva sulle Energie Rinnovabili (RED II) che ha innalzato la quota di consumi finali coperta dalle FER dal 32 ad almeno il 40 per cento entro il 2030. Successivamente, la crisi del mercato globale dell’energia, causata prima dalla pandemia di Covid-19 e poi dal conflitto russo-ucraino, ha spinto l’Unione Europea a presentare a maggio 2022 il Piano REPowerEU che ha ulteriormente innalzato tale quota, portandola al 45 per cento, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia, specialmente quella del gas naturale fornito dalla Russia.

Se da un lato l’incremento della generazione da fonti rinnovabili non programmabili risponde all’esigenza di produrre energia pulita e di diversificare il mix energetico europeo, dall’altro lato sta creando preoccupazioni crescenti riguardo alla stabilità della rete elettrica a fronte dell’intermittenza di questo tipo di generazione legata ai cicli circadiani e dipendenti da condizioni meteo-climatiche difficili da prevedere con accuratezza, nonostante siano disponibili modelli meteorologici sempre più sofisticati.

Alla luce delle misure della RED II e del Piano REPowerEU, si comprende la crescente necessità di disporre di servizi di bilanciamento sempre più sofisticati e adatti a mantenere la frequenza di rete entro i limiti consentiti dai criteri di sicurezza, garantendo nel contempo la qualità della fornitura agli utenti finali.[...]

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