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Il gas azero e i valori dell'Unione Europea Stampa E-mail

Il gas azero e i valori dell’Unione Europea

di Giuseppe Gatti

NEL CONFLITTO TRA NOMOS CONTRO ETHOS - LA LEGGE POSITIVA STABILITA DAGLI UOMINI E LE LEGGI POSTE DAGLI DÈI - RISCHIAMO DI SACRIFICARE LE RAGIONI FONDANTI DELL’EUROPA. L’IDEALISMO DEMOCRATICO DEVE FARE I CONTI CON IL PRINCIPIO DI REALTÀ, COSA DIVERSA DALLA REALPOLITIK CHE, NELLA SUA MIOPIA, ACCETTA SUPINAMENTE L’ESISTENTE

Era il 442 a.C. quando alle Grandi Dionisie di Atene Sofocle portò in scena Antigone, la tragedia imperniata sul conflitto tra il nomos, la legge positiva stabilita dagli uomini e gli agrapta nòmima, le leggi poste dagli dèi, che in termini moderni, da Kant in poi, possiamo definire la legge morale.
Quindi nomos contro ethos.

Dopo quasi 2500 anni il contrasto continua a presentarsi e non solo a livello individuale, interrogando nelle varie circostanze storiche le coscienze dei singoli, ma sovente nella dimensione collettiva investendo l’agire politico e il posizionamento degli Stati nei rapporti internazionali.

Formalmente il problema non si configura, per lo più almeno, come nomos contro ethos, ma come dilemma tra obbligata accettazione in nome della realpolitik, di realtà autocratiche o esplicitamente dittatoriali, comunque illiberali, e per contro difesa ad oltranza dei principi dello Stato di diritto e della democrazia liberale. In sostanza, realpolitik contrapposta a legge morale.

Può sembrare un discorso astratto, ma è terribilmente concreto e in questi mesi sta diventando di stringente attualità, ancorché si cerchi di nasconderlo e di evitarlo nel dibattito pubblico.

Partiamo dalla questione più immediata. Nelle sorse settimane l’Azerbaigian ha aggredito e travolto l’enclave armena del Nagorno Karabakh, con una operazione non solo militare, ma di vera e propria «pulizia etnica», arrestando la dirigenza civile e militare, uccidendo civili, distruggendo i simboli della cristianità armena, spezzando croci, devastando chiese, profanando cimiteri. L’ombra di un nuovo genocidio, come quello del 1915, macchia indelebile sulla nascita della Turchia moderna, si allunga sul Caucaso e porta intanto all’esodo di massa di oltre 100.000 profughi verso l’Armenia.

Ferma condanna della brutale aggressione da parte degli USA, di Parigi e di Berlino, mentre diversi europarlamentari hanno chiesto l’adozione di severe sanzioni nei confronti dell’Azerbaigian. Più tiepida e tardiva la condanna da parte delle istituzioni europee, la cui iniziativa si colloca da un lato sul piano umanitario, con l’assistenza offerta all’Armenia per gestire l’emergenza profughi, e da un altro su quello diplomatico tentando di riannodare il filo di una mediazione avviata da tempo e sinora senza risultati.

Quanto all’Italia, siamo al trionfo dell’ipocrisia: “L’Italia è al lavoro - dice
una nota di Palazzo Chigi - per favorire la stabilizzazione della regione.”
Non una parola di deplorazione sull’azione militare azera. Poi, certo, si
assicura la partecipazione italiana alle iniziative umanitarie promosse dalla Commissione Europea. Il minimo sindacale insomma. L’imbarazzo di Bruxelles e la reticenza del Governo italiano si comprendono bene quando si consideri l’intreccio delle tematiche geopolitiche con la questione energetica posta dal taglio degli approvvigionamenti dalla Russia. Emerge allora con chiarezza la fascinazione della realpolitik.[...]


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