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Merli: "Siamo pionieri della rivoluzione green" Stampa E-mail

Merli: “Siamo pionieri della rivoluzione green

di Marta Sacchi

UN GRUPPO INTERNAZIONALE CHE OPERA IN NOVE PAESI
IN EUROPA, CON 3 GW DI CAPACITÀ RINNOVABILE E UNA PIPELINE DI PROGETTI PER ULTERIORI 3,8 GW.
UNA STRUTTURA FINANZIARIA SOLIDA, CON UN RATING INVESTMENT GRADE. E IL TEMA DISTINTIVO DELLA JUST TRANSITION INTEGRATO NELLA VISIONE DI BUSINESS. ESPERIENZA DEL SETTORE SALDAMENTE RADICATA IN 85 ANNI DI STORIA E FORTE PROPENSIONE AL CAMBIAMENTO:
QUESTA È ERG


ERG ha 85 anni di storia e un’esperienza fortemente radicata del settore, avendo dimostrato con i fatti che non solo la transizione energetica è possibile ma anche profittevole. “La forte propensione al cambiamento e la vision che contraddistinguono da sempre il Gruppo ci hanno permesso di intraprendere per primi un percorso di trasformazione del nostro modello di business che, in circa un decennio, ci ha resi pionieri della rivoluzione green in atto a livello globale”. Inizia così la chiacchierata con Paolo Merli, Chief Executive Officer del Gruppo ERG, dove ha fatto il suo ingresso nel 2006, ricoprendo diversi ruoli.

Come si posiziona ERG nello scenario energetico italiano ed europeo?
ERG oggi è un gruppo internazionale che opera in nove Paesi in Europa e questo, diversamente da quasi tutti gli altri operatori, ci consente di godere di una visione di insieme del settore dell’energia che, unitamente al nostro approccio flessibile, ci permette di cogliere eventuali nuove opportunità di crescita. A differenza di molti dei nostri peers europei inoltre abbiamo una struttura finanziaria molto solida, con un rating Investment Grade.
Vi è poi il tema distintivo della just transition, centrale nella nostra visione di business. Un concetto che va ben oltre la decarbonizzazione attraverso le rinnovabili ma che punta alla realizzazione di una transizione equa e inclusiva che porti valore e benefici a tutti.

Greenfield, repowering degli impianti eolici e operazioni di M&A: su quali direttrici si articola la crescita del portafoglio FER del Gruppo?
Nel 2022 ERG ha investito 946 milioni di euro, nel solare e nell’eolico, a dimostrazione del forte impegno del Gruppo nella crescita del portafoglio rinnovabile sia in Italia sia all’estero. A marzo del 2023 abbiamo aggiornato il nostro Piano industriale 2022-2026 prevedendo di aumentare la nostra capacità eolica e solare di 2,2 GW entro il 2026 (per un target di complessivi 5 GW al 2027) di cui circa 650 MW nel solare, attraverso sviluppo organico e greenfield in Italia e all’estero, con progetti di repowering in Italia e attraverso progetti in costruzione in UK, Polonia, Francia, Germania, Spagna, Svezia. In aggiunta a questi stream di sviluppo organico, vi è poi il forte track record nell’M&A.

Scendendo più nel dettaglio dei progetti di repowering...
Grazie agli iter autorizzativi avviati a partire dal 2018, prevediamo nel complesso 850 MW di nuova capacità equipaggiata con turbine di ultimissima generazione con oltre 2 TWh di energia prodotta all’anno, per 1 miliardo di euro di investimenti. È recente l’avvio del nostro primo progetto di repowering, il parco di Partinico- Monreale in Sicilia, grazie a un importante lavoro di network e sinergie di competenze diverse all’interno del Gruppo.
Lo scorso 29 settembre ERG ha inoltre annunciato il completamento della costruzione e l’energizzazione del parco eolico adiacente di Camporeale. Stiamo quindi dando prova di grande solidità e di una forte execution in tutti gli ambiti di crescita: siamo passati da circa 2.100 MW di capacità installata rinnovabile a fine 2020 a circa 3.000 MW a fine 2022 e puntiamo ad arrivare a oltre 3.300 entro la fine del 2023.

ERG - con oltre 3 GW di capacità eolica e fotovoltaica, insieme a una pipeline di progetti per ulteriori 3,8 GW - è l’esempio tangibile che il processo di transizione energetica può essere fattibile e profittevole allo stesso tempo. Con orizzonte 2030, cosa serve per mettere a terra tutto il potenziale delle rinnovabili?
Crediamo che il settore privato - e in particolare chi opera nel settore dell’energia - possa e debba essere protagonista della transizione ecologica, collaborando con la pubblica amministrazione al raggiungimento degli obiettivi climatici. In tal senso, ERG è a disposizione per condividere best practice e il proprio know-how, e contribuire alla costruzione di un sistema economico alimentato da energia pulita. Allo stato attuale l’Italia però non sta mettendo a terra né eolico né solare industriale in linea con gli obiettivi che si è data.
E anche negli altri Paesi la crescita è inferiore a quanto previsto nei rispettivi Piani. Dovremmo installare 10 GW all’anno: nel 2022 ne sono stati installati 3,2 GW, di cui solo 1 GW da progetti industriali, essendo tutti gli altri derivanti da solare per autoconsumo che ha beneficiato del super bonus, di cui dovremo peraltro gestire i gravi impatti sui conti dello Stato. Nel definire le strategie energetiche i governi dovrebbero avere in mente che la lotta al cambiamento climatico è e rimane una priorità, creando le condizioni di policy per cui la decarbonizzazione possa realizzarsi concretamente attraverso le rinnovabili, uno strumento già ad oggi disponibile capace, inoltre, di contribuire alla sicurezza energetica.

Quali sono i principali ostacoli alla mancata messa a terra di capacità rinnovabile?
Ce ne sono diversi e su diversi fronti. Il permitting, specialmente nel caso dell’eolico, è caratterizzato da tempi medi di autorizzazione troppo lunghi,
5-6 anni: occorre il parere positivo di circa 30 differenti enti per ottenere la green light. In linea generale, le procedure autorizzative - che oggi limitano fortemente la partecipazione alle aste delle rinnovabili in quasi tutta Europa - devono essere snellite e accelerate, applicando il principio dell’interesse pubblico prevalente delle rinnovabili. Molte Regioni italiane spesso non sembrano sufficientemente impegnate nella transizione ecologica e l’apparato amministrativo è inadeguato sia in termini di staff sia in termini di dotazioni digitali per l’esame delle istanze FER. Il tutto in un contesto di incertezza regolatoria, che a partire dalla fine del 2021 è stata caratterizzata dall’introduzione di diverse imposizioni fiscali (clawback measures, tra cui in particolare i cap inframarginali) che hanno frenato e ancora frenano ancora lo sviluppo delle rinnovabili.

Vi è poi il tema delle aste FER.
Che sono indispensabili ma fino ad oggi poco efficaci, perché le tariffe sono inadeguate ai costi effettivi delle tecnologie che nell’ultimo biennio hanno subito incrementi enormi, con il noto fenomeno della greenflation. Recentemente, in Italia la tariffa a base d’asta è stata adeguata all’inflazione, ma il suo valore complessivo rimane comunque inferiore a 80 euro per MWh per l’asta del 2023. Occorre quindi che il Governo si attivi emettendo prontamente il nuovo Decreto FER X, che dovrebbe stabilire il programma di aste per il periodo 2024-2028 con tariffe allineate ai costi effettivi delle tecnologie. I PPA tra privati sono in crescita a livello globale e hanno raggiunto livelli di prezzi che già riflettono gli incrementi dei costi delle materie prime, ma stentano a decollare nel nostro Paese e ad oggi non sono uno strumento accessibile a tutti gli operatori.

In sintesi, come Gruppo rilevate comunque uno sforzo sulla semplificazione delle procedure per lo sviluppo di fonti rinnovabili, ma i risultati tardano ad arrivare.
È così. A tale riguardo, è un bene che sia in dirittura d’arrivo il Decreto sulle Aree Idonee, che ci auguriamo però possa essere ulteriormente migliorato e poi messo velocemente in pratica dalle Regioni. Il testo infatti presenta ancora alcuni punti di criticità. I criteri di ventosità per l’individuazione delle aree idonee per gli impianti eolici sono troppo stringenti (2.150 h/annue equivalenti a 100 metri di altezza) mentre per gli impianti fotovoltaici e agrivoltaici ci sono dei limiti eccessivi nell’utilizzo del suolo agricolo che rischiano di minare lo sviluppo di questa tecnologia su scala industriale. [...]


Per installare il livello di FER richiesto dagli obiettivi europei è necessario gestire anche lo sviluppo delle reti e delle connessioni in modo coordinato e coerente. Quali sono, secondo lei, le priorità in questo ambito?
Stiamo assistendo ad uno sviluppo non sufficientemente organico sia delle infrastrutture di rete sia delle procedure di connessione, non allineate alla quantità di impianti FER da installare. I Piani di sviluppo della rete già approvati sono stati spesso basati su obiettivi superati e non sempre corrispondono alle effettive richieste di connessione degli operatori del settore. Il Piano decennale di sviluppo di Terna 2023, attualmente in consultazione, segna un indubbio cambio di passo, ma il processo burocratico per la sua approvazione e declinazione pratica è ancora lungo e difficile.
Come produttori di elettricità da rinnovabili e investitori nei settori eolico e fotovoltaico crediamo che uno sviluppo della rete adeguato alle sfide di decarbonizzazione, gestito in modo proattivo e commisurato al progresso delle rinnovabili non programmabili sia la priorità per il successo della transizione ecologica, insieme allo sviluppo dei sistemi di accumulo di energia.[...]


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